Di nuovo guerra tra Sudan e Sud Sudan
Le foto dei nuovi attacchi e dei bombardamenti di ieri: la questione ora è quella del petrolio, ma non è l'unica ragione dei problemi
Da quando il Sud Sudan si è separato dal Sudan, grazie a un referendum nel luglio 2011, l’equilibrio tra le due regioni – protagoniste da quasi trent’anni di una guerra sanguinosa – resta molto instabile, malgrado le speranze iniziali: soprattutto a causa della gestione delle risorse petrolifere, l’unica grande fonte di sostentamento dell’economia per entrambi gli stati. Ieri c’è stata una serie di bombardamenti aerei e di attacchi da terra nella zona petrolifera di Heglig: i vertici militari del Sud Sudan hanno accusato il Sudan e il governo di Khartoum, che invece continua a negare ogni responsabilità.
Non è possibile verificare il numero dei morti, ma secondo il comandante delle forze armate di Khartoum Kamal Marouf sarebbero stati uccisi 1.200 soldati sud sudanesi. La regione di Heglig produce circa 115mila barili di petrolio al giorno e si trova da tempo al centro del conflitto: al momento della secessione il territorio è rimasto parte del Sudan, ma il Sud Sudan non si rassegna alla decisione e lo rivendica.
Dallo scorso 10 aprile l’esercito di liberazione del Sud Sudan, aveva occupato il distretto petrolifero di Heglig sottraendolo al controllo del Sudan. Dopo dieci giorni, anche a causa della pressione della comunità internazionale che aveva condannato l’azione, i soldati sud sudanesi avevano deciso di lasciare volontariamente il territorio. Nella ritirata però sarebbero stati attaccati dai militari delle forze armate sudanesi. Una settimana fa, il presidente sudanese Omar al Bashir aveva dichiarato che la sua nazione avrebbe scacciato «gli insetti del sud» e aveva insistito sul fatto che per risolvere la controversia era necessario l’uso dell’esercito.
(Le foto della nascita del Sud Sudan)
A febbraio le delegazioni dei due stati si erano incontrate ad Addis Abeba, in Etiopia, per discutere alcuni termini pratici della separazione, ma non erano riuscite a trovare un accordo. I problemi ancora da risolvere erano principalmente tre: la demarcazione ufficiale dei confini territoriali, lo status dei cittadini nei due paesi e la gestione delle risorse petrolifere. Dopo l’attacco di ieri, una possibile intesa tra i due Stati sembra essere ancora molto lontana.
Prima del referendum che aveva decretato la secessione del sud del Sudan dal resto del Paese, era in corso un conflitto che dal 1983 aveva causato più di due milioni di morti e quattro milioni di dispersi. Lo scontro tra nord e sud del Sudan ha radici etniche, religiose ed economiche. Il sud è a maggioranza animista e cristiana, mentre il nord è a maggioranza musulmana. Ma è soprattutto il petrolio il motivo che ha intensificato gli scontri degli ultimi tempi. I pozzi petroliferi sono quasi tutti nel nuovo stato del Sud Sudan – che dispone dell’80 percento delle risorse petrolifere di tutta la regione – ma gli oleodotti corrono verso nord perché il sud è privo di sbocchi sul mare. Una volta arrivato a Port Sudan, nel Mar Rosso, il petrolio viene raffinato e poi caricato sulle navi per l’esportazione.
Il Sud Sudan vorrebbe pagare a Khartoum una semplice commissione di transito pari a 3 dollari al barile, mentre per le autorità del Sudan la commissione dovrebbe includere tutte le spese di trattamento della materia prima nelle sue raffinerie e per questo dovrebbe essere pari ad almeno 36 dollari.