I soldi all’estero del padre di Cameron
Il Guardian pianta una grana al primo ministro britannico sulle origini delle ricchezze di famiglia: tutto legale, ma insomma...
Oggi il quotidiano Guardian ha rivelato come Ian Cameron, padre dell’attuale primo ministro britannico David Cameron, abbia gestito in passato una rete di fondi di investimento all’estero senza pagare in questo modo alcuna tassa in Regno Unito. I proventi di questi fondi costituirebbero una parte consistente del patrimonio della famiglia Cameron e, indirettamente, potrebbero esser finiti anche nelle tasche di David Cameron. Infatti, quando morì alla fine del 2010, Ian Cameron lasciò alla famiglia circa 2,7 milioni di sterline: 300mila di queste vennero destinate proprio a David Cameron.
Tuttavia, le attività sui fondi di investimento off-shore del padre di Cameron, sottolinea il Guardian, erano comunque legali: le permetteva una legge dell’allora primo ministro conservatore Margaret Thatcher che, nel primo mese in carica del suo governo dopo le elezioni del 1979, abolì tutti i controlli sul capitale da parte dello Stato britannico, legalizzando l’uscita di somme di denaro dal Regno Unito verso paesi stranieri senza che queste venissero tassate o controllate dallo Stato. Così, negli anni Ottanta, Ian Cameron pensò bene di investire in diversi fondi e varie operazioni finanziarie all’estero.
Per evitare il fisco britannico, dunque, Ian Cameron aprì fondi di investimento off-shore in “paradisi fiscali” come Panama e Ginevra (Svizzera) che in quei luoghi non venivano tassati e che anzi avevano l’obiettivo esplicito di sfuggire alla tassazione britannica. Non è chiara l’entità dei guadagni ottenuti da Ian Cameron dai fondi off-shore perché questi non erano stati registrati dalle autorità britanniche, ma secondo il Times Ian Cameron nel 2009 aveva un patrimonio complessivo di circa 10 milioni di sterline.
Attualmente il fondo Blairmore Holdings Inc. (il nome deriva dalla residenza di famiglia dei Cameron “Blairmore House” nell’Aberdeenshire, dove nacque l’attuale primo ministro), di cui Ian Cameron è stato in passato direttore generale, ha un valore di circa 25 milioni di sterline. Niente lascia pensare, tuttavia, che Ian Cameron non abbia pagato le tasse una volta che, negli anni scorsi, parte di questi fondi sono rientrati in Regno Unito.
Nonostante le operazioni finanziarie del padre fossero comunque legali e David Cameron fosse ancora un ragazzo quando furono aperti i fondi off-shore, la notizia arriva poche settimane dopo l’incontro di Cameron con i piccoli imprenditori britannici a Maidenhead, in Inghilterra. Nella circostanza, Cameron aveva proprio parlato della necessità di “un approccio più duro” nei confronti dei britannici più ricchi e delle più grandi aziende affinché “ognuno paghi la propria parte” all’agenzia delle Entrate britannica HRMC (Her Majesty’s Revenue and Customs).
Cameron si riferiva evidentemente ai super-ricchi britannici che oggi sfuggono al fisco investendo nei “paradisi fiscali” all’estero, cosa che ha fatto, a quanto pare, anche suo padre. Inoltre, sempre per quanto riguarda la tassazione nei confronti dei più ricchi, il governo Cameron aveva annunciato il mese scorso la riduzione dell’aliquota più alta del fisco britannico, dal 50 per cento al 45 per cento. Cameron aveva giustificato la decisione del suo governo dicendo che in questo modo i più ricchi pagheranno “le tasse cinque volte tanto rispetto a oggi”.
foto: CARL COURT/AFP/Getty Images