Di nuovo in piazza Tahrir
Ieri decine di migliaia di persone hanno contestato (ancora una volta) le scelte della giunta militare, a un mese dalle elezioni
Decine di migliaia di egiziani si sono radunati venerdì in piazza Tahrir, che fu il luogo, nel febbraio 2011, delle proteste che portarono alle dimissioni dell’ex presidente Hosni Mubarak, e poi di molte altre manifestazioni organizzate nel corso degli ultimi mesi per protestare contro la giunta militare.
L’assembramento è stato uno dei più affollati dal febbraio 2011, è nato spontaneamente e ha visto riunirsi sostenitori di forze politiche eterogenee – islamisti, socialisti e liberali insieme – che hanno protestato tutti insieme per chiedere che la giunta militare lasci il potere al più presto a un governo civile e permetta lo svolgimento libero delle elezioni.
L’elemento catalizzatore della protesta è stato soprattutto il modo in cui i militari hanno gestito il periodo pre-elettorale, il cui primo turno si svolgerà tra il 23 e il 24 maggio, mentre il secondo, in caso di ballottaggio, è previsto per il 16 e il 17 di giugno. In particolare, a provocare molte polemiche e altrettante preoccupazioni nella popolazione e nei partiti politici, è stata la decisione di escludere 10 candidati dalle elezioni presidenziali, presa dalla Commissione Elettorale egiziana il 14 aprile scorso.
Nei giorni scorsi il governo militare aveva ipotizzato la necessità di scrivere una nuova costituzione prima del passaggio del potere a un governo civile formalmente eletto. Una possibilità che tutti i partiti reputano molto pericolosa per il futuro del paese e che contribuisce a fare salire la tensione nella popolazione che ha partecipato alla “rivoluzione” del febbraio 2011, ma che vede le proprie speranze di cambiamento frustrate.