La lettera di Carla Vites al Corriere
La moglie di Antonio Simone, l'ex assessore lombardo arrestato venerdì, racconta sfogandosi la stretta amicizia di Formigoni con il "faccendiere" Daccò
Carla Vites, moglie di Antonio Simone, ha scritto una lettera pubblicata oggi dal Corriere della Sera. Simone è stato assessore alla Sanità in Lombardia negli anni Novanta, è un noto esponente di Comunione e Liberazione ed è stato arrestato venerdì scorso nell’ambito dell’indagine sulla Fondazione Maugeri, un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico con sede a Pavia ma con istituti in tutta Italia. Gli inquirenti indagano Simone e altri per associazione a delinquere, accusandoli di avere trasferito in fondi neri all’estero fino a 56 milioni di euro della fondazione. Al centro dell’inchiesta c’è Piero Daccò, l’intermediario in rapporti d’affari e di consulenze con il San Raffaele che si trova in carcere dal 15 novembre, che è accusato anche di appropriazione indebita e intestazione fittizia di beni. Roberto Formigoni non è indagato ma in questi giorni ha dovuto rispondere a molte domande relativamente alla gestione della sanità da parte della regione e dei suoi rapporti con lo stesso Daccò, col quale il presidente della regione è andato in vacanza (e gli inquirenti vogliono capire chi pagò quelle vacanze). Ieri Antonio Simone ha compiuto 58 anni, in carcere.
Caro direttore,
ho letto l’intervista pubblicata dal suo giornale a Roberto Formigoni (pagina 9 del «Corriere della Sera»). Da privata cittadina e soprattutto da militante ciellina della prima ora non ho potuto trattenermi dal pormi una serie di domande, anche perché, pur essendo una persona qualunque, la sorte mi ha riservato una conoscenza ravvicinata con l’attuale Governatore della Regione Lombardia. Vede, conosco lui, Antonio Simone ed altri da circa trent’anni.In questa cerchia di relazioni ho avuto modo di condividere molte occasioni di vita di queste persone. Bene, Formigoni non può affermare che «conoscevo Daccò da molti anni, ma non ha mai avuto rapporti direttamente con me, ma con l’assessorato». E sorvoliamo sull’inaccettabile spiegazione riguardo la presenza della Minetti nella sua lista: «Me l’ha detto don Verzé». Scarica il barile sul prossimo, quando a lui sarebbe bastato domandarsi: «Ma questa qui, l’ha mai fatta in vita sua, non dico una riunione di partito, ma almeno di condominio?». E passiamo al fatto che possa serenamente dire che non ha mai avuto rapporti direttamente con Daccò.
Ebbene lo spettacolo dei suoi «rapporti» con Daccò è sotto gli occhi dei molti chef d’alto bordo dove regolarmente veniva nutrito a spese di Daccò stesso, vuoi Sadler, vuoi Cracco, vuoi Santin, vuoi Aimo e Nadia, per non parlare dei locali «à la page» della Costa Smeralda dove a chi, come me, accadeva di passare per motivi vari, era possibilissimo ammirare il nostro Governatore seguire come un cagnolino al guinzaglio Daccò, lo stesso con cui non aveva rapporti diretti. Vederli insieme era una gioia degli occhi: soprattutto per una come me che assieme a tanti altri meravigliosi amici di Cl ha militato per lui volantinando, incontrando gente, garantendo sulla sua persona. Era una gioia degli occhi perché – e qui secondo me è la vera tragedia, cioè non tanto se e come egli abbia intascato soldi – Robertino con Daccò e tutta la sua famigliola, si divertiva e tanto!