La storia di Ezio Paini
Il sindaco no TAV di Giaglione è stato espulso da Rifondazione Comunista perché non abbastanza no TAV, racconta Marco Imarisio sul Corriere
Marco Imarisio racconta sul Corriere la storia di Ezio Paini, sindaco comunista e no TAV di Giaglione (Torino), espulso da Rifondazione Comunista per avere disposto un’ordinanza contro un presidio abusivo. La storia è più grande di così: Paini si lamenta della “brutta gente” che frequenta il presidio, che Imarisio spiega essere “gente che viene da fuori, anarco-insurrezionalisti di chiara fama che si sono ormai trasferiti a tempo pieno in Val di Susa”.
TORINO – «Egregio compagno, apprendo con stupore della mia radiazione dal partito della Rifondazione comunista… Prendo atto con rammarico delle motivazioni che ti hanno indotto a una tale sconsiderata scelta. Sono stato e sarò sempre coerente con i miei principi comunisti, peraltro non negoziabili». La Storia, quella con la esse maiuscola, non ha nascondigli, la Storia non passa la mano neppure quando attraversa piccoli paesini di montagna. «Me lo ha detto anche il segretario provinciale, che qui in Val di Susa si sta scrivendo la Storia. A me lo viene a raccontare, che sono comunista e No Tav da quando lui portava i pantaloni corti…».
Nel suo piccolo, il sindaco Ezio Paini, tessera Pci dal 1963, di Rifondazione dal fatale 1991, si è accontentato di scrivere una ordinanza chiedendo una verifica su un possibile abuso edilizio. Giaglione è terra di confine fin dal Medioevo, ultima propaggine della Savoia dove si parla ancora un dialetto franco provenzale. Poco meno di 700 abitanti, fiera tradizione di sinistra, giunta di pensionati che si dedicano anima e corpo al paese, nell’ultimo anno colpito da improvvisa notorietà. Perché l’unica strada per raggiungere il cantiere dell’Alta velocità di Chiomonte è uno sentiero di montagna, un pezzo della via Francigena, ma soprattutto passa anche dalle frazioni più popolose del paese.
Accanto alle scuole, nel piazzale che fa da punto di partenza e ritrovo di ogni marcia No Tav, è sorta una casetta abusiva fatta con assi di legno e lamiera. Paini, sostenitore dell’attuale maggioranza in Comunità montana, nei fatti l’espressione politica del movimento No Tav, presenza fissa ai cortei del movimento, ha portato pazienza per qualche mese. Poi ha spedito una lettera al compaesano che ha il comodato d’uso del terreno chiedendogli lumi. Da una scintilla, l’immane incendio, come scrivevano i sussidiari di una volta.