Come si legge il bilancio del PD
Il bilancio del 2010 è disponibile online, con voci di spesa, entrate, perdite e grandi donazioni (poche)
Gabriele Guidi ha dato un’occhiata al bilancio 2010 del Partito Democratico, disponibile online qui, e racconta sul sito di Prossima Italia che cosa ci ha trovato dentro.
Sono un imprenditore a cui capita spesso di dover analizzare bilanci di altre entità (clienti-fornitori-concorrenti) e di doverli spiegare ai miei collaboratori che quasi sempre non conoscono la contabilità e il bilancio. Non sono un revisore contabile (anche se ho la stessa laurea), non sono un esperto, ma ne so sicuramente di più della fantomatica casalinga di Voghera.
Sono anche un elettore, dalla sua nascita, del Pd.
Questi due aspetti messi assieme mi hanno portato a prendere in mano il bilancio del Partito Democratico, ed i suoi allegati, per cercare di capire qualcosa di più su quello che negli ultimi tempi sembra essere diventato il problema dei problemi per il nostro Paese: quanti soldi vengono dati ai partiti, da chi e per fare cosa?
Innanzi tutto c’è da fare una doverosa premessa: reputo assolutamente positiva la scelta del mio partito di avere un bilancio revisionato e certificato da una società terza ed importante (la PWC Spa), e di dare a questo la massima diffusione pubblicandolo sul sito, a disposizione di tutti. Scelta che dovrebbe essere quasi obbligata anche per tutti gli altri partiti, ma va precisato che la certificazione del bilancio certifica – appunto – solamente la corretta tenuta della contabilità, e non rende conto dei comportamenti e delle scelte di un partito: per quello, invece, servono solo elettori informati.
Quello che vorrei fare oggi è cercare di rendere più facile e comprensibile la lettura del bilancio Pd a tutti, soprattutto a coloro che non hanno l’abitudine di leggersi una sfilza di numeri, e magari fare qualche proposta per rendere il bilancio più fruibile in futuro per tutti coloro che sono interessati a leggerlo.
Il documento è abbastanza dettagliato, ma non eccessivamente, e già questa è una prima stranezza: se infatti le aziende industriali/commerciali limitano la quantità di informazioni esposte sul bilancio per evitare di mettere a conoscenza i propri concorrenti di notizie riservate, non si capisce perché un partito politico invece non metta a completa disposizione (quantomeno degli iscritti) tutte le informazioni sulla composizione delle singole voci di bilancio, invece di un rendiconto che risulta estremamente parziale. L’ideale sarebbe quello di avere la possibilità di accedere alle cosiddette “pezze di appoggio”, alle fatture, e con la tecnologia attuale non sarebbe davvero un grosso problema pubblicarle online.
(continua a leggere sul sito di Prossima Italia)
– Come funziona il finanziamento pubblico ai partiti
– I fondi pubblici ai partiti, nel mondo