Il giorno dopo in Afghanistan
Le foto dell'attacco, terminato stamattina, dei guerriglieri talebani a Kabul e in altre città: i morti sono almeno 47, i feriti 65
È terminato stamattina, dopo circa 18 ore di battaglia, l’attacco di alcuni gruppi di guerriglieri talebani contro la sede della NATO, alcune ambasciate straniere e il Parlamento nazionale in Afghanistan. Stamane è stato ucciso l’ultimo terrorista a Kabul: il bilancio finale parla di almeno 36 guerriglieri uccisi, otto poliziotti afgani e tre civili morti, e almeno 65 feriti, tra cui molti civili, a Kabul e in altre città. Molti degli assalitori si erano appostati in un edificio in costruzione nel quartiere Wazir Akbar Khan, nel centro di Kabul. Da lì avrebbero lanciato l’assalto contro le ambasciate di Stati Uniti, Germania e Regno Unito e il Parlamento afghano, dove i guerriglieri hanno cercato di entrare, senza successo.
L’attacco era iniziato ieri nel pomeriggio, quando intorno al quartiere Wazir Akbar Khan ci sono state diverse esplosioni. Alcuni razzi erano stati lanciati contro le ambasciate tedesca e britannica e il Parlamento, senza provocare morti o feriti. Subito dopo le esplosioni erano stati sparati molti colpi di arma da fuoco contro le forze di sicurezza afghane che avevano risposto al fuoco dei guerriglieri asserragliati in alcuni edifici della capitale, tra cui il Kabul Star Hotel.
Contemporaneamente gli attacchi erano proseguiti in altre città afghane. A Jalalabad, nel nord-est dell’Afghanistan, quattro attentatori kamikaze hanno attaccato un aeroporto. Uno di loro è riuscito a farsi esplodere, mentre le forze di sicurezza intorno alla base sono riuscite a bloccare gli altri tre. Altri attacchi sono avvenuti nelle vicine province di Logar, Ghazni e Paktia, dove un commando di talebani ha attaccato diversi edifici governativi locali. I talebani avrebbero tentato anche di attaccare il presidente afghano Hamid Karzai e il vicepresidente Mohamed Karim Khalili.
Gli attacchi di ieri sono stati rivendicati più volte ieri dai talebani, che hanno detto tramite il portavoce Zabiullah Mujahid di aver lanciato così “l’offensiva di primavera” e di essersi vendicati delle copie del Corano bruciate lo scorso febbraio e della recente strage di civili apparentemente compiuta dal soldato americano Robert Bales, due episodi che avevano già generato violente proteste in Afghanistan. Tuttavia, le autorità afghane e internazionali dubitano che i talebani possano aver agito da soli ieri e pensano che sia coinvolta, come ha confermato anche l’ambasciatore americano in Afghanistan Ryan Crocker alla CNN, anche la “rete Haqqani”, un gruppo di miliziani tribali che vive al confine tra Afghanistan e Pakistan.
Quello di ieri è uno degli attacchi più gravi dei talebani negli ultimi tempi contro le istituzioni e il governo in Afghanistan. L’ultimo si era verificato il 13 settembre 2011, quando uomini armati avevano attaccato vari edifici, tra cui l’ambasciata USA e il quartier generale della NATO, uccidendo almeno 10 persone. Qualche settimana prima, in agosto, erano stati attaccati il quartier generale del British Council, dove morirono 12 persone, e l’Hotel International di Kabul.
L’attacco di ieri ha generato molta preoccupazione visto che il contigente della NATO e i militari stranieri dovrebbero ritirarsi dal paese a fine 2014, quando cederanno ogni responsabilità alle forze di sicurezza afgane. Negli ultimi tempi si è parlato molto di un dialogo tra governo afgano e talebani per giungere a una tregua e a una successiva condivisione di poteri e responsabilità nell’Afghanistan del futuro, trattative che sarebbero ancora in corso.
foto: AP/Rahmat Gul