Il dibattito sulle rassegne stampa online

Mario TedeschinI Lalli riconduce a buon senso e realtà una discussione che nei giorni scorsi ha preso pieghe un po' ubriache: "sono solo fotocopie"

Dopo che il sito del Governo ha eliminato la sua rassegna stampa dalla consultazione pubblica sulla base di una richiesta dell’associazione degli editori italiani, si è sviluppata in rete un’intensa discussione sulla legittimità di questa richiesta, spesso poco ragionevole e attenta. Mario Tedeschini Lalli, giornalista del gruppo Espresso, ha provato a rimettere le cose in ordine sul suo blog.

La richiesta degli editori italiani a vari soggetti istituzionali di non pubblicare più online le rassegne stampa cui sono abbonati ha suscitato nei giorni scorsi un ampio e appassionato dibattito nel quale, tuttavia, mi sembra che a volte siano stati usati argomenti non pertinenti sulla base di informazioni non complete. Credo utile un punto della situazione, con un doppio avvertimento in nome della trasparenza:

  1. il titolare di questo blog ha marginalmente partecipato nei mesi scorsi alla discussione di questi argomenti in ambito editoriale;
  2. ciò che qui si scrive è tuttavia frutto della sua personale convinzione e non intende rappresentare in alcun modo posizioni di alcuna testata, azienda o organizzazione.

Ecco le riflessioni.

Censura. C’è una cattiva e inveterata abitudine in Italia, non da oggi o certamente non limitata all’ambito dell’informazione digitale, a definire “censura” qualunque decisione di non pubblicare qualcosa. Per la correttezza del dibattito politico e professionale occorre far opera di pulizia del linguaggio: “censura” è quando qualcuno in posizione di poterlo fare impedisce a qualcun altro di esprimersi o di raccontare qualcosa. Che cosa esprimere o raccontare, con quali mezzi e rivolgendosi a chi è decisione che in una democrazia spetta solo al soggetto che lo fa: nessuno deve impedirgli di farlo, ma nessuno può neppure obbligarlo a farlo, o dirgli come farlo. Il caso in questione non è un caso di censura, è il caso di alcune imprese che – a torto o ragione – pensano di essere danneggiate dall’attività di altri soggetti e agiscono di conseguenza. Si può essere in disaccordo, ma non è “censura”.

(continua a leggere sul blog di Mario Tedeschini Lalli)

– Francesco Costa: 5 cose sulle rassegne stampa online