Ll’innovativo rovescio tagliato dell’elegantissima fräulein Aussem. Nel 1931 divenne la prima giocatrice tedesca a vincere Wimbledon, e nello stesso anno trionfò anche nei campionati francesi e tedeschi, raggiungendo la seconda posizione nel ranking mondiale. Nel 1932 prese parte a una tournée in Argentina e Brasile, dove contrasse un’infiammazione al fegato da cui, nonostante alcune operazioni, non si riprese mai, e che la costrinse a ritirarsi a soli venticinque anni. Morì a Portofino nel 1963, a cinquantaquattro anni. Nel 1986 la sua immagine fu rappresentata su alcuni francobolli commemorativi delle donne più rappresentative della storia tedesca. (General Photographic Agency/Getty Images)
La vana speranza sul volto di «Kay» Stammers, durante la finale di singolo femminile giocata contro alice marble. La Stammers sarà sconfitta in due set 6-2, 6-0. Per molti anni ritenuta tra le dieci migliori giocatrici del circuito, raggiunse nel 1939 la seconda posizione del ranking. I trofei più prestigiosi li vinse nel doppio, affiancata da Alice Marble. Ma ancor, più che per le sue capacità, Stammers ottenne l’attenzione del pubblico per il suo fascino e per l’abbigliamento. Disegnò lei stessa i propri vestiti rivoluzionando lo stile delle tenniste con gonne sopra il ginocchio e magliette aperte sul collo. Durante un soggiorno in America frequentò John F. Kennedy e fece dei provini per Hollywood. All’esplosione della Seconda guerra mondiale partecipò a diverse partite dimostrative e prestò servizio sulle ambulanze inglesi. (Topical Press Agency/Getty Images)
Gussie Moran, tennista-starlette, e Jinx Falkenburg, starlette-tennista, ai Pacific Southwest Championships. Negli anni gloriosi del tennis femminile non era raro imbattersi in una seducente confusione di ruoli. (John Florea/Time & Life Picturess/Getty Images)
Althea Gibson si offre al pubblico in visibilio a Broadway, dopo la conquista del torneo di Wimbledon. La tennista di Harlem fu la prima donna di colore a vincere il prestigioso trofeo. (Gordon Parks/Time & Life Pictures/Getty Images)
La supercampionessa americana, grande modernizzatrice del tennis.
Definita dall’International Tennis Hall of Fame come l’atleta più importante di tutti i tempi, Billie Jean King in carriera vinse trentanove titoli del Grande slam, di cui venti a Wimbledon, e sette Fed Cup, ma viene ricordata soprattutto per le sue battaglie per la parità di compensi tra uomini e donne. Nel 1973 minacciò di non partecipare agli US Open se l’organizzazione non avesse messo in palio lo stesso premio per entrambi. L’organizzazione fu costretta a cedere. Nello stesso anno fondò la Women’s Tennis Association con Rosie Casals. Il momento centrale della sua crociata fu nel 1975, quando giocò contro Bobby Riggs una partita passata alla storia come la «battaglia dei sessi». La King vinse davanti a oltre cinquanta milioni di telespettatori, dimostrando che il gioco femminile non era poi così inferiore a quello degli uomini. Nel maggio 1981 la King fu costretta a confessare una relazione intima con la sua segretaria diventando la prima atleta americana a riconoscere in pubblico le proprie inclinazioni sessuali. (Popperfoto/Getty Images)
La star del tennis italiano Lea Pericoli a Wimbledon sfoggia un vestito disegnato dallo stilista britannico Ted Tinling. Combattiva e caparbia, fu la prima tennista italiana ad affermarsi sulla scena internazionale. Grazie alla sua forza fisica vinse ventisette titoli italiani e non sfigurò a Wimbledon e al Roland Garros. Dopo il ritiro nel 1975 lavorò come telecronista e come giornalista per la televisione e per la carta stampata (Keystone/Getty Images)
Leggiadro passo di danza dell’inglese in azione contro Evonne Goolagong durante la semifinale di Wimbledon. Wade ne uscì sconfitta per 6-1, 6-2. Appena nata si trasferì con la famiglia in Sudafrica, dove si avvicinò al tennis. Tornata in Inghilterra iniziò a giocare da professionista vincendo cinquantacinque titoli, di cui tre nel Grande Slam. Giocatrice aggressiva, era dotata del servizio più potente del circuito. Dopo il ritiro divenne commentatrice per la CNS in America e per la BBC in Inghilterra. (Frank Tewkesbury/Evening Standard/Getty Images)
La tennista britannica si prepara a incontrare la regina dopo aver vinto la finale di Wimbledon battendo l’olandese Betty Stöve. (Central Press/Getty Images)
La tennista tedesca in un elegante recupero da fondo campo, sull’erba di Wimbledon. Le gambe di Steffi Graf sono una consolazione esistenziale. Atleta dal fisico slanciato, rapida e con un diritto tanto potente da essere soprannominata «fräulein forehand», Steffi Graf esordì giovanissima diventando a 13 anni campionessa europea under 18. Nel 1986 superò Evert e Navratilova e l’anno successivo divenne la numero uno al mondo. Nel 1988 ottenne un Golden Slam, trionfando in tutti i tornei principali e vincendo l’oro olimpico, unica donna a riuscire in questa impresa. Nonostante il carattere apparentemente imperscrutabile, forgiato dalla vita monastica e dai duri allenamenti, a incrinare lo strapotere di Graf ci pensò suo padre. Allenatore presente e severo, venne coinvolto in una relazione con una coniglietta di Playboy, episodio che destabilizzò la figlia. Contemporaneamente fece il suo ingresso nel circuito Monica Seles che, approfittando delle incertezze della campionessa, le strappò il primato mondiale nel 1991. Solo dopo l’incidente alla tennista serba la Graf ritornò ai vertici mondiali. Perseguitata ancora una volta dall’inettitudine del padre, arrestato per evasione fiscale, e da diversi infortuni, la tedesca finì per arrendersi a un altro fenomeno in ascesa: Martina Hingis. Al momento del suo ritiro, nel 1999, la Graf aveva conquistato ventidue titoli del Grande Slam nel singolo. Nel 2001 ha sposato il campione americano Andre Agassi con cui ha avuto due figli.(Bob Thomas/Getty Images)
A Wimbledon, in un elegante rovescio a una mano. Fascinosa ed elegante come una diva del cinema, Gabriela Sabatini divenne immensamente popolare per la sua bellezza più che per il talento, che comunque non le mancava. Soprannominata «perla della pampa» fu la prima tennista argentina a raggiungere alti livelli nel circuito. Nonostante un servizio definito da clerici «atroce», Sabatini in carriera vinse gli US Open nel 1990, un argento olimpico e cinque tornei sul campo del Foro italico, diventando la beniamina del pubblico italiano. Stanca della vita da sportiva si è ritirata nel 1996 a soli 26 anni (Keystone/Getty Images)
Monica Seles partecipa a una «tennis clinic» durante i Giochi olimpici speciali di New Haven, Connecticut. Nata in Serbia da genitori ungheresi, Seles emigrò negli Stati Uniti, diventando cittadina americana nel 1994. Combattiva e inesauribile, colpiva la palla con dritti e rovesci bimani di rara potenza e precisione, accompagnati da gemiti bitonali. Nel suo primo torneo del Grande Slam, a Parigi nel 1989, raggiunse la finale e mise in difficoltà la numero uno al mondo di allora, Steffi Graf. La sua ascesa sembrava inarrestabile: dal 1991 al 1993 vinse sette slam su otto. Finché un fanatico tedesco riportò l’ago della bilancia verso la Graf. Innamorato dell’atleta tedesca, Günter Parche, durante il torneo di Amburgo, nell’aprile del 1993 accoltellò la Seles alla schiena. La giovane tennista rimase ovviamente traumatizzanta e lasciò il gioco fino al 1995. Fu la Navratilova che la convinse a ritornare al tennis professionistico, ma la campionessa serba, pur giocando fino al 2008, non avrebbe mai più ritrovato lo stato di grazia che aveva contraddistinto i suoi esordi. (Getty Images)
Il gesto sempre identico, ripetuto milioni di volte. Questa volta Kirilenko è al servizio contro l’americana Lindsay Davenport. Aggressiva, potente e dotata di una buona varietà di gioco, la Kirilenko è stata tra le più giovani vincitrici del Canadian Open e degli Us Open Juniores nel 2002. Dopo un grave infortunio è tornata sui campi nel 2005 vincendo il suo primo trofeo WTA in Cina ed entrando nella squadra russa per la Fed Cup. Nel 2008 ha raggiunto la diciottesima posizione nel ranking mondiale, ma non è riuscita ad avanzare nei tornei dello slam. Solo nel 2010, dopo aver battuto la sua amica Maria Sharapova, ha raggiunto per la prima volta i quarti di finale agli Australian Open. Come molte tenniste anche la Kirilenko si è spesso dedicata alla moda, diventando testimonial dell’Adidas e posando in costume per Sports Illustrated. (Sean Garnsworthy/Getty Images)
L’americana incenerisce con lo sguardo la sudafricana amanda Coetzer, durante i quarti di finale del torneo Lipton a Key Biscayne, Florida. La Williams non riuscì a raggiungere il colpo di Coetzer, ma la palla finì fuori e l’americana vinse con il punteggio di 6-4, 6-0. Più bassa della celebre sorella, ma dotata di una prestanza fisica ancora maggiore, i suoi colpi erano considerati i più potenti del circuito. Entrata tra i professionisti nel 1995, iniziò subito la rapida scalata alle vette della classifica. Nel 1999 conquistò il suo primo slam di singolo, trionfando agli US Open. Durante quell’anno le sorelle Williams cominciarono a imporsi nel circuito professionistico, vincendo in coppia in America e al Roland Garros. Nel 2002 fu costretta a saltare gli Australian Open per infortunio, ma si aggiudicò tutti gli altri tornei dello slam a cui partecipò, raggiungendo la vetta del ranking mondiale. Martoriata da molteplici infortuni e incapace di esprimere il suo gioco muscolare, la Williams cominciò a perdere diverse posizioni in classifica. Per rivederla al vertice della classifica bisognerà aspettare il 2009 quando serena conquistò gli Australian Open, Wimbledon e gli US Open. Ancora bloccata da diversi infortuni, nervosa e poco allenata negli ultimi anni Serena ha faticato a tornare alla ribalta. Coproprietaria dei Miami Dolphins, Serena ha più volte stupito pubblico e fotografi per il suo abbigliamento succinto e sgargiante. (SHAWNA MORROW/AFP/Getty Images)
Il rimpianto della sudafricana per un punto perso contro la spagnola Magüi Serna agli US Open. La Coetzer perse per 5-7, 6-7. Soprannominata «piccola assassina» per la sua statura notevolmente inferiore alle colleghe, Amanda Coetzer, 156 cm, divenne professionista nel 1988, nel 1992 entrò tra le prime venti al mondo guadagnandosi la reputazione di tennista capace di battere soprattutto le avversarie più quotate. Nel 1995 ai Canadian Open sconfisse Pierce, Novotná e Graf, quest’ultima imbattuta da 32 partite. In finale tuttavia venne fermata dalla Seles. Nel 1997 arrivò in semifinale al Roland Garros e agli Australian Open, raggiungendo la terza posizione del ranking. Si è ritirata nel 2004. (STAN HONDA/AFP/Getty Images)
La tennista belga festeggia il punto della vittoria. Ha appena sconfitto la connazionale Kim Clijsters per 6–3, 4–6, 6–3, vincendo gli Australian Open. Tra le tenniste più complete del circuito, definita dalla Navratilova la «Federer donna», Justine Henin è stata tra le poche tenniste che hanno continuato a giocare il rovescio a una mano. Diventata professionista nel 1999, ha vinto subito il suo primo torneo del circuito WTA e nel 2001 ha raggiunto la finale a Wimbledon, entrando a far parte della squadra belga per la Fed Cup. L’anno della consacrazione è stato nel 2003, quando ha vinto il Roland Garros e gli US Open, diventando la numero uno del ranking. Dopo aver vinto il Roland Garros per tre volte consecutive, un Australian Open, il suo secondo US Open e una medaglia olimpica, nel 2008 Henin ha annunciato il ritiro, pur essendo ancora la numero uno del circuito. Decisa a concentrarsi sulla sua vita privata, non è riuscita tuttavia a stare lontana dalla competizione e nel 2010 è tornata in campo. Incapace di ritornare ad alti livelli e perseguitata da problemi al gomito, Henin si è ritirata definitivamente nel 2011. (Nick Laham/Getty Images)
La canadese in campo contro la tedesca Barbara Rittner durante la prima partita del torneo australiano di Thalgo. La Jeyaseelan vinse per 7-5, 7-6. Professionista dal 1990, Sonya Jeyaseelan ha raggiunto alla fine del 2000 la quarantottesima posizione nel ranking WTA, classificandosi al quarto turno degli Australian Open e a Wimbledon. I risultati migliori tuttavia li ha ottenuti nei campionati giovanili. Numero due del circuito ITF Juniores, ha giocato una finale giovanile al Roland Garros, venendo sconfitta da Martina Hingis. Si è ritirata nel 2004. (Darren England/ALLSPORT)
L’italiana contro la greca Eleni Daniilidou a Wimbledon. Prima tennista italiana a entrare nella top ten mondiale, Flavia Pennetta ha esordito tra le professioniste nel 2000 ma riesce ad affermarsi solo nel 2009. Nel suo anno di grazia, soprattutto grazie al suo rovescio bimane, Flavia ha superato Maria Sharapova, Venus Williams e Daniela Hantuchová. In alcune interviste dichiarerà che il suo exploit è dovuto in parte alla fine della relazione con il tennista Carlos Moyá che, gettandola inizialmente nella disperazione, ha finito per renderla più forte. Vincitrice nel singolo di nove tornei WTA, negli slam ha raggiunto per tre volte i quarti di finale agli US Open, mentre nel doppio ha vinto gli Australian Open nel 2011 in coppia con Gisela Dulko. Con la squadra italiana ha conquistato tre Fed Cup nel 2006, nel 2009 e nel 2010. Nel 2004 si è trasferita a Barcellona. Attraente e spigliata, ha posato in intimo per numerose riviste e ha sfilato in bikini durante la settimana della moda di Milano (Daniel Berehulak/Getty Images)
Il refolo di vento disturba il servizio ma allieta lo spettatore del match della russa contro la francese Séverine Brémond Beltrame a Wimbledon. Nata da genitori bielorussi immigrati in Siberia dopo il disastro di Chernobyl, Maria Sharapova è considerata da molti la giocatrice più affascinante del circuito. Il suo bell’aspetto tuttavia si concilia con ottime capacità di gioco dal fondo e un potente servizio. Diventata professionista nel 2001, ha conquistato il suo primo titolo a Wimbledon nel 2004, superando in finale Serena Williams. Vincitrice agli US Open del 2006 e agli Australian Open del 2008, in questi anni raggiunge più volte la vetta della classifica mondiale. Dopo alcuni anni di declino, nel 2011 è ritornata ad alti livelli raggiungendo la semifinale al Roland Garros e l’anno successivo la finale agli Australian Open. Sharapova è nota anche per via dei «grantoli» assordanti che emette quando colpisce la palla, una potenza sonora in grado di superare i 100 decibel. Bellezza slava dalle splendide e lunghissime gambe, nel 2005 e nel 2006 è stata inserita da Forbes nella lista delle cinquanta donne più belle del mondo (Clive Brunskill/Getty Images)
La ceca mostra tutta la potenza del suo dritto durante la finale femminile del Roland Garros contro l’ucraina Alona Bondarenko. Vincitrice di oltre venti titoli del circuito ITF, è stata campionessa mondiale di doppio Juniores nel 2001. Diventata professionista nel 2000, ha raggiunto i migliori risultati nel 2011 raggiungendo il quarto turno a Wimbledon dopo aver battuto Ana Ivanovic. Nel 2012 detiene la trentesima posizione nel ranking mondiale. (Matthew Stockman/Getty Images)