Questa cosa si chiama “pink slime”

Negli Stati Uniti si discute e si litiga su un diffuso additivo per la carne macinata, fatto con scarti di bovini disinfettati con l'ammoniaca

Gli Stati Uniti sono tra i principali consumatori di carne bovina al mondo e da alcune settimane il mercato delle carni è in agitazione, con i produttori che cercano di rassicurare i clienti, alla ricerca di garanzie e maggiore trasparenza, sulla genuinità dei loro prodotti. Nei primi giorni dello scorso marzo l’emittente televisiva ABC News ha mandato in onda una serie di servizi sull’utilizzo da parte dell’industria della carne bovina del cosiddetto pink slime (letteralmente “melma rosa”), una poltiglia a basso costo ottenuta con gli scarti di lavorazione delle carni bovine che viene poi aggiunta in percentuali variabili alla carne macinata – per aumentarne peso e volume – e venduta nei supermercati e nei ristoranti. Il sistema viene impiegato già da diversi anni ma l’esistenza del pink slime non era particolarmente nota, anche perché i produttori non sono obbligati a segnalare sulle confezioni la presenza dell’additivo.

Pink slime
In seguito alle preoccupazioni per la possibile presenza di Escherichia coli (E. coli) – un batterio che in alcuni sottotipi può essere particolarmente pericoloso per la salute, nella carne bovina – a metà anni Novanta la Beef Products Inc. (BPI) iniziò a sperimentare un sistema per disinfettare le carni utilizzando ammoniaca. La soluzione fu approvata dal ministero dell’Agricoltura statunitense nel 2001, stabilendo che il prodotto disinfettato in quel modo fosse commestibile anche per gli esseri umani.

Per produrre il pink slime vengono utilizzate le carni di scarto degli altri processi produttivi. Gli scarti, che possono anche comprendere cartilagini, tendini e altri tessuti connettivi, vengono triturati molto finemente e separati dal grasso grazie al calore e a particolari centrifughe. Successivamente il prodotto viene irrorato con ammoniaca e congelato. Il pink slime viene poi venduto all’ingrosso ai produttori di carne, che lo utilizzano come additivo a basso costo per le loro carni macinate così da aumentarne il peso e il volume, e di conseguenza alzare i livelli di produzione e i guadagni.

Critiche
Secondo ABC News, al momento in cui furono realizzate le inchieste per l’emittente, il 70 per cento della carne macinata venduta negli Stati Uniti conteneva pink slime. E sostanzialmente all’insaputa dei consumatori, perché le leggi statunitensi consentono di scrivere “100 per cento carne bovina” sulle confezioni anche se la carne macinata è costituita da pink slime per percentuali che possono arrivare al 15 per cento. Il divieto di usare il prodotto, come molti altri additivi, è solamente esplicito per la carne da allevamenti biologici.

Nelle inchieste di ABC News veniva anche segnalato che per produrre il pink slime vengono utilizzate parti dei bovini solitamente scartate per precauzioni sanitarie, come quelle più vicine alla pelle che possono essere contaminate dalle feci. Secondo i produttori e il ministero dell’Agricoltura, il sistema di disinfezione con l’ammoniaca (in altri casi viene usato l’acido citrico) esclude la possibilità che vi possano essere contaminazioni da animale a uomo con l’alimentazione, ma questa versione è comunque molto dibattuta e criticata dalle associazioni a tutela dei diritti dei consumatori. Le stesse organizzazioni lamentano che non è possibile sapere se la carne acquistata contenga o meno il pink slime, salvo non si acquisti carne da allevamenti biologici che però costa di più. Non è inoltre chiaro perché il pink slime possa essere venduto solo all’ingrosso ai produttori di carne e non ai singoli consumatori, ne dicono i detrattori.

Il sapore del pink slime
J. M. Hirsch, che per Associated Press si occupa di cucina e cibo, ha messo a confronto un hamburger tradizionale con un hamburgher contenente pink slime. L’odore dei due era sostanzialmente simile ma il secondo aveva un sapore di carne più forte, era meno succoso e conteneva diversi pezzetti più duri dovuti probabilmente alla presenza di cartilagini e altri scarti nel preparato.

Grande distribuzione
In seguito alla grande preoccupazione dei consumatori, diverse catene di supermercati e di ristoranti degli Stati Uniti si sono date da fare per assicurare l’assenza del pink slime nei loro prodotti. McDonald’s, Burger King e Taco Bell hanno annunciato di aver smesso di utilizzare i prodotti della BPI, mentre la catena Wendy’s ha comprato pagine pubblicitarie su diversi quotidiani per rassicurare i propri clienti, garantendo di non avere mai utilizzato pink slime nei propri piatti. Wal-Mart e altri supermercati metteranno a disposizione carni confezionate senza pink slime, da scegliere in alternativa ai prodotti che invece lo contengono.

Scuole
Le preoccupazioni principali nelle ultime settimane per la qualità del cibo hanno anche interessato gli istituti scolastici. La carne macinata contenente pink slime viene regolarmente utilizzata nelle mense scolastiche, cosa che sta preoccupando molto i genitori. Il ministero dell’Agricoltura ha annunciato che a partire dal prossimo anno scolastico ogni istituto potrà scegliere se utilizzare o meno la carne bovina con pink slime. La decisione non è però piaciuta a diversi parlamentari democratici, che hanno chiesto di servire solo carne bovina senza l’additivo: il loro timore è che le carni meno costose con pink slime vengano utilizzate dalle scuole nelle comunità in difficoltà. Molte scuole hanno già annunciato che interromperanno nei prossimi mesi l’uso di carni bovine con pink slime.

Le reazioni
A fine marzo, il ministero dell’Agricoltura ha diffuso un comunicato dove viene ribadito che i sistemi per produrre l’additivo sono sicuri, e che lo stesso prodotto finale non costituisce alcun particolare pericolo per la salute. La sua aggiunta alla carne bovina macinata non rende le carni meno sicure da mangiare. BPI in queste settimane ha cercato di difendere la propria posizione e un suo portavoce ha spiegato che sarebbe del tutto inutile adottare delle etichette aggiuntive per specificare la presenza del pink slime: «A che scopo dovremmo etichettarlo? Si tratta di carne bovina al cento per cento, perché volete che lo etichettiamo? Non sono disposta a dire che sia qualcosa di diverso dalla carne, perché è carne bovina al cento per cento».

Le conseguenze
In seguito alla grande attenzione dei mezzi di comunicazione e alle preoccupazioni dei consumatori – secondo alcuni esagerate, considerata la sicurezza del prodotto – molti produttori di carne bovina hanno annunciato un notevole calo della domanda. BPI, il principale produttore di pink slime, ha sospeso la produzione in tre dei suoi stabilimenti negli Stati Uniti. Alcuni esponenti politici repubblicani, come il governatore del Texas Rick Perry, il vicegovernatore del Nebraska Rick Sheehu, il governatore del Kansas Sam Brownback e il governatore dell’Iowa Terry Branstad (che aveva ricevuto nel 2010 denaro dalla BPI per la sua campagna elettorale), hanno visitato uno degli stabilimenti di BPI e durante una conferenza stampa hanno mangiato hamburger fatti con carni contenenti l’additivo e hanno sostenuto l’azienda, colpita a loro modo di vedere da una campagna di stampa non accurata iniziata da ABC News.