Per cosa è indagato Nichi Vendola
Ancora questioni di sanità: la nomina di un primario pilotata, stando alle accuse di un ex dirigente che Vendola sostiene si voglia vendicare su di lui
Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola è indagato per concorso in abuso di ufficio per aver favorito la nomina di un primario, Paolo Sardelli, professore di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo di Bari.
La notizia è stata data da Nichi Vendola stesso durante una conferenza stampa convocata oggi. Il governatore della Puglia e Presidente di Sinistra Ecologia e Libertà ha detto di aver ricevuto dalla procura, tramite la Guardia di Finanza, un avviso di “conclusione delle indagini”:
«Sono anni di attività investigative, di ascolto di intercettazioni, credo di potermi dichiarare assolutamente sereno come in passato, sempre, perché credo se c’è un tratto che ha contraddistinto in tutti questi anni la mia azione è stato sempre quello di garantire la tutela dell’interesse pubblico, la tutela del diritto alla salute, la tutela della trasparenza, la tutela del buon andamento della Pubblica Amministrazione».
Nell’indagine che vede coinvolto Nichi Vendola compare anche l’ex direttore generale dell’Azienda sanitaria di Bari Lea Cosentino, già implicata nelle inchieste sulla sanità pugliese che riguardano l’imprenditore Giampaolo Tarantini e l’ex assessore Alberto Tedesco.
Durante la conferenza stampa Nichi Vendola si è difeso spiegando che l’accusa sarebbe stata causata soltanto dalle dichiarazioni fatte tre mesi fa da Lea Cosentino, che «non sono suffragate da nessun’altra prova» e che sono state fatte per un «forte risentimento» nei suoi confronti:
«Avendo io licenziato la dottoressa Cosentino al momento del suo coinvolgimento nelle inchieste sulla malasanità, lei è comprensibilmente animata da rancore nei miei confronti, tanto animata da rancore che ha fatto causa recentemente alla Regione chiedendo un risarcimento di tre milioni di euro».
Nelle sette pagine di dichiarazioni rilasciate ai magistrati tre mesi fa Lea Cosentino ha parlato delle pressioni che avrebbe ricevuto da Nichi Vendola per la nomina a primario del professor Sardelli:
«Bandimmo il concorso e Vendola mi chiese di procedere velocemente e sponsorizzò la nomina del dottor Sardelli del Policlinico di Foggia, suo amico e secondo lui molto bravo; espletai il concorso ma il dottor Sardelli non presentò la domanda confidando di poter essere collocato presso il Di Venere in una istituenda unità complessa.
Quando Sardelli appurò tramite Francesco Manna (capo gabinetto di Vendola) che l’istituzione non si sarebbe realizzata, Vendola mi chiese insistentemente di riaprire il concorso per consentire al dottor Sardelli di parteciparvi. Io, a fronte di tali richieste e nonostante fosse stata già composta la commissione che non si era ancora riunita, riaprii i termini del concorso, anche se non ero d’accordo, con la scusa di consentire il massimo accesso a tutte le professionalità.
Era chiaramente una forzatura ma Vendola mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata. Vinse il dottor Sardelli poiché in effetti era il più titolato. Sardelli poi mi impose attraverso Vendola di fare una ristrutturazione del reparto e di dotare il reparto delle attrezzature idonee per la funzionalità dello stesso».
Nichi Vendola ha spiegato che nell’atto di chiusura delle indagini sono riportate tra virgolette alcune frasi (“Non preoccuparti ti copro io” e “Questa cosa la devi fare a tutti i costi… deve vincere per forza Sardelli”) che andrebbero però attribuite non a lui, bensì a Lea Cosentino «che liberamente descrive i fatti secondo la sua memoria. Non sono intercettazioni, sono frasi» E senza queste frasi, secondo Vendola, non si sarebbe potuto prefigurare alcun capo di imputazione nei suoi confronti.
Il governatore della Puglia ha infine concluso con le parole di Giampaolo Tarantini, il principale imputato nelle indagini sulla sanità in Puglia. La frase di Tarantini diceva: “La dottoressa Cosentino era terrorizzata dal fatto che Vendola potesse sapere che commetteva illeciti”. E questo, per Nichi Vendola «è il quadro reale» della situazione.