L’asta delle frequenze televisive si farà
Lo annuncia il ministro Passera a Repubblica, a nove giorni dalla fine della "pausa di riflessione" che si era preso il governo sulla questione
Il 20 gennaio, durante la presentazione del decreto legge sulle liberalizzazioni, il presidente del Consiglio Mario Monti aveva annunciato una “pausa di riflessione” di 90 giorni per permettere al governo di studiare la questione delle frequenze televisive da assegnare, per le quali il precedente governo pensava a un beauty contest (con assegnazione gratuita) mentre l’opposizione – e un vasto movimento d’opinione – chiedeva un’asta pubblica. Oggi Goffredo De Marchis su Repubblica riporta le parole del ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, che di fatto annuncia la decisione del governo.
Nessuna frequenza in regalo per le televisioni. Mediaset e gli altri network non avranno gratis nuovi canali di trasmissione. “Il beauty contest verrà azzerato”, annuncia Corrado Passera confermando l’orientamento espresso da Monti e dallo stesso ministro dello Sviluppo economico al momento del loro insediamento.
Tra nove giorni scade la pausa di riflessione che il governo si era preso per esaminare la decisione del precedente esecutivo. Ma Passera ha già sciolto il nodo e individuato il percorso per assegnare i multiplex di frequenze d’intesa con l’Europa e l’Autorità delle Comunicazioni.
Si farà una vendita pubblica, ma il bene complessivo verrà spacchettato. “La prossima asta – spiega Passera – sarà fatta di pacchetti di frequenze con durate verosimilmente diverse”. È una riapertura dei giochi in piena regola, è un segnale che va nella direzione di un mercato veramente aperto.
Un’ipotesi è che la banda larga 700 (2 o 3 multiplex dei 6 totali in palio) venga aggiudicata per un periodo di 3 anni, da qui al 2015. Per quella data infatti una commissione dell’Onu ha previsto lo spostamento di reti dalle tv all’accesso a Internet.
Ed è proprio la banda 700, una rete superveloce, il bene più prezioso del lotto visto che fa gola agli operatori del web, cioè al futuro delle comunicazioni. Il resto dei canali più strettamente televisivi può invece essere assegnato per un periodo più lungo.