Chi era Jack Tramiel
La storia del fondatore di Commodore, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti e morto domenica a 83 anni
Il fondatore di Commodore International, Jack Tramiel, è morto domenica 8 aprile a 83 anni. Tramiel era considerato uno dei pionieri nella storia dell’informatica e grazie alla sua azienda contribuì alla diffusione dei primi computer domestici, come il Commodore PET e il Commodore 64. Tramiel ebbe anche un ruolo importante nel rilancio e nello sviluppo del produttore di videogiochi e console Atari.
Tramiel era di origini polacche – il suo vero nome era Jackez Trzmiel – ed era nato il 13 dicembre del 1928 a Łódź, nel cuore della Polonia, da una famiglia ebrea. Con i suoi familiari, nel 1939 fu trasferito nel ghetto della città e successivamente al campo di concentramento di Auschwitz. Fu visitato da Josef Mengele, il medico nazista ufficiale delle SS tedesche noto per i suoi crudeli esperimenti sanitari sui deportati, e successivamente inviato con il padre al campo di lavoro di Ahlem vicino ad Hannover. Fu liberato nell’aprile del 1945 e due anni dopo decise di trasferirsi negli Stati Uniti, dove si arruolò nell’esercito, diventando un tecnico. Tra le varie cose, imparò ad aggiustare le macchine da scrivere ed altri equipaggiamenti.
Grazie a un prestito ottenuto nei primi anni Cinquanta, Tramiel aprì nel Bronx una piccola officina di riparazioni chiamata Commodore Portable Typewriter. Nel 1955 strinse un accordo con una azienda produttrice di macchine da scrivere della Cecoslovacchia. Che però era un paese comunista, e quindi Tramiel fu costretto a trasferire la propria attività a Toronto, in Canada: le macchine da scrivere provenienti dalla Cecoslovacchia venivano assemblate lì e in questo modo era possibile eludere il divieto di importazione negli Stati Uniti. Chiamò la nuova società Commodore Business Machines, utilizzando la parola “Commodoro” perché voleva che nel nome della sua azienda comparisse un riferimento all’esercito.
Nei primi anni Sessanta la società si quotò in borsa, ma gli affari iniziarono a diminuire a causa della concorrenza delle macchine da scrivere giapponesi. Tramiel vendette il 17 per cento delle quote della società, ottenendo nuove risorse per riconvertire l’azienda e tentare la fortuna nel mercato delle calcolatrici. Durante un viaggio in Giappone, Tramiel vide le prime macchine per fare i conti con sistemi digitali e si accorse che i sistemi di calcolo meccanici sarebbero diventati presto superati. Commodore si mise a produrre calcolatrici elettroniche, con risultati di vendite oscillanti.
L’evoluzione successiva per la società fu l’ingresso nel mercato dei computer. Il primo modello fu il Commodore PET 2001 del 1977: era il primo personal computer dell’azienda di Tramiel, era un “tutto in uno” e memorizzava i dati su nastro. Negli anni a seguire sarebbe diventato uno dei più grandi successi dell’azienda, specialmente nel settore educativo per uso scolastico ed accademico. La concorrenza di altri computer come Apple II e Atari 800, che avevano schermi a colori, indusse Tramiel a spingere per la progettazione di nuovi dispositivi meno costosi e con maggiori capacità. Nel 1982 mise in commercio il Commodore 64, uno dei più grandi successi nella storia dell’informatica su scala mondiale.
Due anni dopo Tramiel decise di lasciare Commodore per riconquistare maggiore autonomia e tentare lo sviluppo di nuovi computer. Fondò la Tramel Technology (tolse la “i” del suo cognome per semplificarne la pronuncia) e nell’estate del 1984 acquisì la divisione Consumer della Atari, che era di proprietà della Warner Communications e navigava da un anno in pessime acque a causa della crisi dei videogiochi del 1983, quando il mercato era crollato soprattutto nel Nord America a causa della enorme offerta, dei prezzi selvaggi e della bassa qualità di molti titoli.
Tramiel cambio il nome alla Tramel Technology trasformandola in Atari Corporation e utilizzò i fondi di magazzino per tenere in vita la società, mentre proseguiva lo sviluppo di nuovi dispositivi che avrebbero contribuito al suo rilancio negli anni seguenti. Grazie alla produzione di alcune nuove console, nel 1986 la società tornò in attivo con profitti intorno ai 25 milioni di dollari. Nel 1989, quando Tramiel aveva lasciato ormai buona parte dell’amministrazione della società al figlio Sam, Atari tentò la strada delle console portatili per videogiochi lanciando Lynx. Aveva uno schermo a colori, ma a causa di alcuni problemi nella commercializzazione iniziale del prodotto, Lynx perse la sfida nei confronti del Game Boy di Nintendo, che riuscì ad affermarsi su scala globale nonostante non fosse a colori.
La società negli anni seguenti ebbe diverse traversie con prodotti che non andarono bene sul mercato, come la console Atari Jaguar che non riuscì a sostenere la concorrenza della PlayStation di Sony, arrivata sul mercato a fine 1994. L’anno seguente Sam Tramiel ebbe un infarto, cosa che indusse Jack Tramiel a tornare a occuparsi con più costanza della società. Atari non aveva prodotti di successo da offrire e la famiglia Tramiel voleva ritirarsi dall’azienda. Ne risultò una fusione con il produttore di dischi rigidi per computer JTS e nel marzo del 1998 il nome Atari e i beni rimanenti della società furono venduti alla Hasbro Interactive per 5 milioni di dollari. Quattordici anni prima, a Tramiel l’acquisto della società venduta da Warner Communications era costato 240 milioni di dollari.