La situazione in Mali
Il presidente Touré si è dimesso, i golpisti hanno lasciato il potere, ma il Nord è ancora in mano ai tuareg
Dopo quasi venti giorni da quando, il 22 marzo scorso, una giunta militare aveva preso il potere in Mali, ieri il presidente Amadou Toumani Touré si è ufficialmente dimesso dal proprio incarico. Le dimissioni di Touré rientrano in un patto con i golpisti di cui è stato mediatore il ministro degli esteri del Burkina Faso, Djibril Bassole.
L’accordo
L’accordo prevede che ora il potere passi allo speaker del parlamento, Dioncounda Traoré. Traoré ricoprirà il ruolo di presidente ad interim di un governo di transizione fino alle prossime elezioni presidenziali, che dovranno essere organizzate entro 40 giorni dall’inizio dell’incarico di Traoré. Bassole, il ministro degli esteri del Burkina Faso che ha condotto la trattativa, era inviato in Mali in rappresentanza dell’ECOWAS – la Comunità Economica dei paesi dell’Africa Occidentale – che dopo il golpe militare aveva deciso di imporre dure sanzioni economiche al Mali. Dopo le dimissioni del presidente Touré e il passaggio dei poteri dai golpisti al parlamento, le sanzioni sono state congelate.
La situazione nel nord
Il colpo di Stato militare era scaturito dalla protesta contro “l’inadeguatezza” del governo di Touré per fronteggiare i ribelli tuareg del sud del Sahara che però, subito dopo il golpe, hanno conquistato le città principali del nord del Mali sfruttando il vuoto di potere. Venerdì scorso i tuareg hanno dichiarato unilateralmente l’indipendenza dei territori da loro conquistati nel nord del paese, che loro chiamano “Azawad”.
La richiesta di indipendenza è stata respinta dalle Nazioni Unite, ma i tuareg non hanno intenzione di arrendersi e tuttora mantengono il possesso di città chiave, tra le quali anche Timbuctu, che è patrimonio dell’umanità per l’UNESCO. Secondo le fonti della BBC, in alcune di queste città il gruppo jihadista Ansar Dine alleato dei tuareg – tra i quali ci sono gruppi armati che avevano combattuto al fianco di Gheddafi – avrebbe già applicato la sharia, la legge islamica. Secondo la BBC, l’ECOWAS avrebbe già previsto la possibilità di inviare un contingente armato di circa 3mila uomini per contrastare i tuareg e riconquistare le città cadute.
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foto: ISSOUF SANOGO/AFP/Getty Images