Chi era Miriam Mafai
La scrittrice e giornalista morta oggi a 86 anni
È morta oggi a Roma la scrittrice e giornalista italiana Miriam Mafai. Repubblica, giornale che Mafai ha contribuito a fondare e per cui ha scritto a lungo, ha pubblicato in sua memoria un lungo necrologio che ripercorre tutte le tappe fondamentali della vita di Mafai. In fondo c’è anche un’intervista realizzata al Festival della Mente di Sarzana nel 2009 in cui Mafai parla del ruolo della donna in Italia.
Si è spenta a Roma la giornalista e scrittrice Miriam Mafai. Aveva 86 anni. Era una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano. Attenta osservatrice dei cambiamenti della politica e della società del nostro Paese, fotografati e analizzati con un’ampia produzione saggistica, Mafai aveva contribuito alla nascita di Repubblica e per il quotidiano, per decenni, ha svolto un’intensa attività di editorialista, inviato, cronista politico, diventandone una delle colonne portanti, grande testimone di quasi un secolo di vita italiana.
Miriam Mafai era nata a Roma il 2 febbraio del 1926, figlia – insieme alle sorelle Simona e Giulia – di due fra i più noti artisti del XX secolo, il pittore Mario Mafai e la scultrice Maria Antonietta Raphael, tra i fondatori della corrente artistica della Scuola Romana. Militante comunista di lungo corso, aveva partecipato alla Resistenza antifascista a Roma. La sua carriera giornalistica era cominciata con l’Unità, all’epoca “Organo del Partito Comunista Italiano”, all’inizio degli anni Sessanta ma prima ancora, alla fine degli anni Cinquanta, era stata corrispondente da Parigi per il settimanale Vie Nuove. Poi, dalla metà degli anni Sessanta al 1970 era stata direttore di Noi Donne e poi inviato per Paese Sera. E poi Repubblica, per più di trent’anni. Dal 1983 al 1986 sarà anche presidente della Federazione nazionale della stampa italiana.
L’incontro con la politica avviene presto. Sui banchi di scuola, nel 1936, quando la classe festeggia la conquista dell’Impero mentre a lei suo padre aveva già spiegato che cosa significasse essere antifascista. Nel 1938, con le leggi razziali, viene esclusa dal ginnasio (la sua famiglia era per metà cattolica – il padre – e per metà ebrea – la madre -). Nel 1943 è in strada, a Roma, a distribuire volantini contro l’occupazione tedesca. Nel 1944 entra a lavorare nell’ufficio stampa dell’appena istituito ministero dell’Italia occupata, diretto da Mauro Scoccimarro. E’ lì che un giorno conosce Giancarlo Pajetta, che faceva parte di una delegazione del Comitato di liberazione nazionale. “Diventai amica sua e anche della moglie e dei figli”, ha raccontato Mafai in un’intervista parlando di quello che, molti anni dopo, sarebbe diventato il lungo amore della sua vita.
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Miriam Mafai sulle donne in Italia, nel 2009
foto: PIERGIORGIO PIRRONE/TEAM/Lapresse