Che cosa succede in Siria
Assad vuole "garanzie scritte" da parte dei ribelli (che hanno detto di no) e così il piano di pace di Kofi Annan ora è a serio rischio
Domani dovrebbe entrare definitivamente in vigore in Siria il piano di pace proposto dall’ambasciatore di ONU e Lega Araba, Kofi Annan. Il piano prevede, tra le altre cose, il ritiro delle truppe del presidente siriano Bashar al Assad dalle città sotto assedio e il cessate-il-fuoco completo di esercito ufficiale e opposizione entro le 48 ore successive. Il problema ora è che, nonostante Assad abbia dato il suo assenso lo scorso 25 marzo al piano di pace, il governo siriano ha posto nuove condizioni a poche ore dalla sua messa in pratica. Un portavoce del ministro degli Esteri siriano ha detto ieri che il regime rispetterà il piano solo di fronte a “garanzie scritte da parte dei gruppi terroristi affinché questi abbandonino le armi e la battaglia”.
Il leader dell’Esercito Libero della Siria, Riad al-Asaad, ovvero le truppe di militari ribelli contro il regime, ha rifiutato seccamente la proposta, dicendo che il suo Esercito darà garanzie scritte solo alla comunità internazionale e non al governo siriano. Asaad ha aggiunto ad Al Jazeera: “Non è un regime quello che governa in questo momento la Siria. È una banda criminale”. La Cina, che insieme alla Russia aveva posto il veto lo scorso febbraio a una risoluzione dell’ONU contro il regime siriano, ha detto che Assad deve mettere immediatamente in pratica il piano di pace e fermare le violenze.
Intanto, ieri secondo gli attivisti sarebbero state uccise almeno 70 persone in Siria, mentre altre 86 sarebbero morte sabato, per un totale di circa 180 persone uccise nel weekend, gran parte delle quali civili. Secondo l’ONU sarebbero oltre 9mila i siriani uccisi da quando è iniziata la rivolta popolare contro il regime di Assad nel marzo 2011. Aumentano, intanto, i profughi siriani verso la Turchia. Il premier Recep Tayyip Erdoğan, prima di partire per la Cina ieri, ha detto che i siriani che hanno varcato il confine sino a questo momento sono oltre 24mila e il loro numero cresce sempre di più.
foto: AP/Local Coordination Committees in Syria