Quale religione fa fare più feste?
Guida a una scelta utilitaristica del culto da abbracciare
La celebre rubrica di Slate che spiega le cose, The Explainer, ha cercato di ricostruire quale tra le grandi religioni del mondo sia quella che garantisce più feste e vacanze ai propri fedeli.
Le religioni più ricche di feste, scrive Slate, sono l’Induismo e il Cristianesimo, soprattutto per quanto riguarda la sua parte cattolica. Se l’Induismo infatti può contare su qualche centinaio di divinità, il Cristianesimo addirittura può contare migliaia di santi, per ogni giorno dell’anno. Se si prende la questione dal punto di vista più “pratico”, contando soltanto le feste poi riconosciute ufficialmente come vacanze, i numeri scendono molto ma Induismo e Cattolicesimo rimangono, nelle rispettive posizioni, ai primi posti.
L’Induismo riconosce moltissime festività, tanto che è difficile orientarsi. Slate scrive che in India, lo stato in cui vivono la maggior parte di fedeli induisti, sarebbero sei le festività indù considerate “ufficiali”, quelle in cui gli uffici governativi restano chiusi. Tra queste sei ci sono le feste di Holi (festa dei colori, alla fine dell’inverno), Diwali (festa delle luci, in autunno) e Dussehra (la festa che celebra la vittoria di Rāma sul demone Rāvana, si festeggia a fine ottobre). In India però, oltre a queste sei festività, il governo ne riconosce molte altre che fanno parte del calendario induista (insieme ad altre cristiane, musulmane e laiche). Il numero delle feste induiste è difficile da stabilire esattamente anche perché spesso questo numero varia a seconda dalle tradizioni e dei riti di ogni regione.
La religione cattolica prevede, oltre a tutte le domeniche dell’anno, dieci festività principali, che si chiamano “feste di precetto” e sono stabilite dal codice di diritto canonico. Seguendo il calendario solare gregoriano, queste festività sono il 1° gennaio, giorno consacrato alla Madonna, l’Epifania (6 gennaio), san Giuseppe (19 marzo), l’Ascensione (il giovedì dopo la sesta domenica di Pasqua), il Corpus Domini (giovedì dopo la Santissima Trinità), i santi Pietro e Paolo (29 giugno), l’Assunzione della Vergine Maria (15 agosto), la festa dei Santi (1° novembre), l’Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre) e la Natività di Cristo (25 dicembre). Le feste “di precetto” in mezzo alla settimana erano 36 fino al 1911, anno in cui Pio X promulgò un documento sul tema che le ridusse a 8, poi diventate 10 nel 1917, che però vengono rispettate ufficialmente soltanto nella Città del Vaticano. Oltre a queste dieci “di precetto”, la religione cattolica prevede altre festività secondarie, che variano spesso a seconda degli stati (sopra tutti vale l’esempio di San Patrizio) o a seconda dei diversi riti. Naturalmente non tutte vengono accolte dagli stati: in Italia le feste cattoliche che si traducono in vacanze sono oggi il primo gennaio, il 6 gennaio, il 15 agosto, il primo novembre, l’8 dicembre e il 25 dicembre.
Subito dietro Induismo e Cattolicesimo si piazza il Protestantesimo, il cui calendario si basa più o meno su quello cattolico con l’esclusione di alcune festività. In coda alla classifica di Slate invece ci sono l’Ebraismo e l’Islam, che possono contare su un numero molto più limitato di festività. Per gli ebrei le feste fondamentali citate da Slate, oltre al Sabbah (il sabato, che vale come la domenica cattolica) sono cinque: Rosh Hashanah, Yom Kippur, Sukkot, Pessah e Shavuot. Per l’Islam invece ne può contare solo due principali, la festa di Eid al-Fitr, che sancisce la fine del periodo di Ramadam, e la festa di Eid-al-Adha, che celebra il giorno in cui Ibrahim (Abramo) si mostrò disposto a sacrificare il proprio figlio, sancendo l’assoluta sottomissione ad Allah; fu fermato e sacrificò un montone al suo posto.
foto: AP Photo/The Press of Atlantic City, Vernon Ogrodnek