La Russia critica gli Stati Uniti per la condanna di un trafficante d’armi
Si chiama Viktor Bout e dagli anni Novanta ha armato le principali guerre africane, dalla Liberia alla Libia di Gheddafi
Una corte federale di New York ha confermato la condanna a 25 anni di carcere per Viktor Bout, un trafficante di armi russo. La decisione è stata criticata dalla Russia, che l’ha definita «senza fondamento e prevenuta». Bout è considerato tra i maggiori trafficanti di armi al mondo dagli anni Novanta a oggi ed è accusato di aver messo insieme una flotta di aerei che smerciava armi con la scusa di trasportare cibo e farmaci nelle zone di conflitto. Tra le guerre che avrebbe armato ci sono quelle in Angola, Liberia, Sierra Leone e Repubblica democratica del Congo. Avrebbe fornito armi a Hezbollah in Libano e ai talebani in Afghanistan e si hanno sue tracce anche nella Libia di Muammar Gheddafi. Nel 2008 il politico laburista britannico Peter Hain definì Bout «il principale mercante di morte dell’Africa».
Bout venne arrestato in Thailandia nel 2008 dopo che aveva accettato di vendere armi a agenti americani che si erano finti guerriglieri delle FARC, durante un’operazione per arrestarlo. Gli agenti avevano specificato che le armi sarebbero state usate contro cittadini americani. Nel 2010 Bout venne estradato negli Stati Uniti, nonostante le numerose proteste della Russia, fu processato in tre settimane a New York e condannato a 25 anni di carcere nel novembre scorso, con l’accusa di cospirazione per uccidere cittadini americani, acquisto ed esportazione di missili anti-aerei e per aver fornito armi a un’organizzazione terroristica. Bout è stato quindi condannato soltanto per il reato compiuto in Thailandia e non per il traffico di armi internazionale di cui è accusato.
Bout ha ribadito più volte la sua innocenza: «Non sono colpevole, non ho mai voluto uccidere nessuno. Non ho mai voluto vendere armi a nessuno. Dio sa che è la verità». La scorsa settimana il suo avvocato aveva scritto una lettera al giudice che presiede il suo processo chiedendole di mettere da parte la condanna: Bout era stato attirato in una trappola dagli agenti americani a cui non voleva vendere armi ma soltanto due aerei da trasporto. Ha parlato di un «processo sbagliato» nei confronti del suo cliente e di una condanna «per motivi esclusivamente politici». Il ministro degli Esteri russo ha accusato gli Stati Uniti di aver condannato Bout per motivi politici e di aver montato una campagna mediatica contro di lui per influenzare la giuria. Ha aggiunto che farà il possibile per riportarlo in Russia. Il pubblico ministero di Manhattan ha spiegato invece che «Viktor Bout è stato il trafficante di armi internazionale numero uno per molti anni e ha armato alcuni dei più violenti conflitti in tutto il mondo. Alla fine è stato portato davanti a una corte americana per aver accettato di fornire un numero impressionante di armi a un’organizzazione terroristica intenzionata a uccidere cittadini americani».
Bout è nato a Dušanbe – che ora si trova in Tagikistan – probabilmente nel 1967. La sua data di nascita non è chiara perché passaporto e altri documenti riportano date diverse e Bout non ha voluto precisare la sua età. Anche la data di nascita non è certa e svariati documenti riportano città diverse. Si è laureato all’Istituto militare in lingue straniere – sembra che ne parli fluentemente sei tra cui il farsi e l’esperanto – e ha prestato servizio nell’esercito sovietico. Le informazioni sulla sua vita sono molto confusionarie e contrastanti e dagli anni Novanta si ha traccia della sua presenza e dei suoi traffici nelle principali zone di conflitto dell’Africa. Nel 2004 gli Stati Uniti congelarono i suoi beni nel Paese dopo le accuse di trafficare armi in Liberia.
Foto: AP Photo/Drug Enforcement Administration, File