Come va il mercato dell’auto
Volkswagen, Chrysler e Ford stanno dichiarando grandi profitti, mentre in Europa la crisi continua a colpire tutti i produttori (con una eccezione)
I primi tre mesi del 2012 hanno dato segnali incoraggianti per il mercato dell’auto negli Stati Uniti, che indicano che quest’anno potrebbe essere quello della maggiore ripresa dopo il crollo nel 2009, l’anno in cui le vendite di auto in rapporto alla popolazione sono state ai minimi storici dalla fine della Seconda guerra mondiale, e il lento recupero del 2010-2011. Le vendite automobilistiche in Europa, al contrario, continuano ad attraversare un periodo di crisi profonda, con un’unica eccezione: la Germania.
Dopo i dati del primo trimestre, le maggiori case automobilistiche statunitensi hanno aumentato le proprie previsioni per l’anno in corso: due giorni fa Ford ha portato le sue stime per le vendite totali del mercato dell’auto dai precedenti 13,5-14,5 milioni di nuovi autoveicoli agli attuali 14,5-15 milioni. Ford è il secondo produttore di auto degli Stati Uniti dopo General Motors, con una quota di mercato del 17 per cento circa nel 2011. Le vendite di nuove auto della Ford negli Stati Uniti sono cresciute del 5 per cento in marzo rispetto allo stesso mese del 2011, la crescita più forte degli ultimi cinque anni. Nel 2012 i profitti della società negli Stati Uniti, ha annunciato Ford, dovrebbero essere più o meno gli stessi rispetto all’anno scorso.
L’alto prezzo delle materie prime e le difficoltà in Europa continuano a pesare sulle case produttrici di tutto il mondo, ma la crisi è particolarmente grave in Europa, dove il mercato dell’auto è diminuito complessivamente dell’1,4 per cento nel 2011 fino a 13,6 milioni di vendite. FIAT, Peugeot-Citroen, Renault e Opel/Vauxhall (di proprietà di General Motors) hanno tutte annunciato che un calo di vendite e di profitti nei prossimi mesi a causa della crisi. In Italia la diminuzione della produzione è stata particolarmente forte: meno 11 per cento, dopo una perdita di un altro 9 per cento nel 2010. A livello continentale, le previsioni non sono buone neppure per il prossimo futuro: Ford prevede che per il 2012 perderà in Europa circa 500-600 milioni di euro.
La domanda è invece cresciuta in Germania, uno dei pochi mercati che è ancora in attivo in Europa: Volkswagen ha annunciato a fine febbraio un numero record di vendite nel 2011, 8,2 milioni di veicoli, con un aumento del 15 per cento rispetto al 2010. La società è in piena espansione e progetta di diventare il più grande produttore di auto del mondo entro il 2018 (attualmente è il secondo per numero di auto vendute, dopo General Motors). Per far questo, ha annunciato una spesa di 62 miliardi di euro in nuove fabbriche e in ricerca e sviluppo di nuovi modelli, con un aumento delle assunzioni di 50 mila persone nei prossimi sei anni. Nonostante i progetti, per il 2012 Volkswagen ha detto che si accontenterà di mantenere le vendite raggiunte nell’anno precedente.
Anche FIAT sta beneficiando della ripresa negli Stati Uniti e sta soffrendo per le difficoltà del mercato europeo: a febbraio ha dichiarato un aumento dei profitti superiori alle aspettative, dovuto unicamente ai guadagni di Chrysler (di cui FIAT controlla il 58,5 per cento), che hanno permesso un aumento più che doppio dei profitti della società, passati da 520 milioni di euro a 1,3 miliardi tra il 2011 e il 2012. Il 25 marzo, Sergio Marchionne è stato il protagonista di una puntata dello storico programma serale di informazione della CBS, “60 Minutes”, centrato sulla ripresa della Chrysler, rivitalizzata dopo l’acquisto da parte di FIAT a metà del 2009.
Allo stesso tempo, FIAT ripete da mesi che i suoi ambiziosi piani di espansione in Europa sono a rischio, a causa del persistente effetto della crisi sul mercato dell’auto. La società sta avendo difficoltà anche ad entrare nel mercato cinese (a differenza della concorrenza tedesca) e soffre in particolare di un crollo della produzione in Italia, quasi dimezzata in cinque anni. Confermando il luogo comune secondo cui nei momenti di crisi i settori di lusso non ne risentono, Ferrari (di proprietà di FIAT) ha aumentato rispetto al 2011 le vendite del 10 per cento. Diversi produttori, tra cui FIAT e Ford, sostengono anche che misure protezionistiche nei confronti della produzione industriale stanno causando una sovrapproduzione dannosa degli impianti europei.