11 nuove cose sul caso Belsito

Le intercettazioni dell'ex tesoriere della Lega Nord, i trasferimenti di denaro "illogici" e il presunto uso dei fondi pubblici per diplomi, lauree, macchine e case

Da tre giorni la Lega Nord è al centro di una serie di indagini giudiziarie che riguardano, tra le altre cose, la gestione dei rimborsi elettorali del partito da parte del suo ex tesoriere Francesco Belsito. Tra le ipotesi di reato ci sono l’appropriazione indebita per milioni di euro, la truffa ai danni dello Stato e il riciclaggio di denaro. Il caso è seguito dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, che stanno indagando sui movimenti di denaro effettuati negli anni da Belsito e su possibili legami dello stesso con ambienti della criminalità organizzata. In questi giorni le agenzie di stampa e i giornali stanno diffondendo stralci degli atti e delle intercettazioni telefoniche, che sembrano confermare i sospetti degli inquirenti sull’utilizzo dei fondi dati al partito per finanziare alcune spese della famiglia di Umberto Bossi. Il leader della Lega Nord e gli altri esponenti del partito non risultano essere indagati.

Tanzania
Il Corriere della Sera di oggi pubblica diversi estratti delle intercettazioni eseguite dai carabinieri per la Procura di Napoli nel mese di febbraio. L’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, è al telefono con Nadia Dagrada, un’impiegata amministrativa del partito, e si sfoga per come stanno andando le cose. All’epoca Belsito aveva da poco ricevuto una convocazione da Umberto Bossi a Roma per discutere degli investimenti della Lega Nord in Tanzania molto discussi sui giornali di quei giorni. Belsito temeva di perdere il proprio incarico. In quell’occasione, scrivono sul Corriere Luigi Ferrarella e Giuseppe Castella, Dagrada consigliò all’allora tesoriere come comportarsi:

Gli dici (a Bossi, ndr): capo, guarda che è meglio sia ben chiaro: se queste persone mettono mano ai conti del Federale, vedono quelle che sono le spese di tua moglie, dei tuoi figli, e a questo punto salta la Lega […]. Papale papale glielo devi dire: ragazzi, forse non avete capito che, se io parlo, voi finite in manette e con i forconi appesi alla Lega.

Il denaro
Belsito è accusato di aver usato i fondi dei rimborsi elettorali, il denaro pubblico che viene elargito ai partiti sulla base dei risultati delle elezioni, per scopi diversi da quelli di finanziamento della Lega Nord. In una telefonata del 26 febbraio, l’allora tesoriere ne parla con Dagrada e i carabinieri ne fanno un riassunto, ripreso sempre dal Corriere di oggi.

L’elenco comprende:

– “i costi di tre lauree pagate con i soldi della Lega”;
– “i soldi per il diploma (Renzo Bossi)”
– “i 670.000 euro per il 2011 e Nadia dice che non ha giustificativi, oltre ad altre somme ingenti per gli altri anni”;
– “le autovetture affittate per Riccardo Bossi, tra cui una Porsche”;
– “i costi per pagare i decreti ingiuntivi di Riccardo Bossi”;
– “le fatture pagate per l’avvocato di Riccardo Bossi”;
– “altre spese pagate anche ai tempi del precedente tesoriere Balocchi”;
– “una casa in affitto pagata a Brescia”;
– “i 300.000 euro destinati alla scuola Bosina di Varese per Manuela Marrone (moglie di Bossi, ndr), che Belsito non sa come giustificare, presi nel 2011 per fare loro un mutuo che lui ha da parte in una cassetta di sicurezza”.

Vengono anche menzionate ulteriori spese da chiarire in altre telefonate, sempre intercettate dai carabinieri di Napoli. Si parla di “costi liquidi dei ragazzi di Renzo”, forse la sua scorta, che secondo Belsito ammontano a 151mila euro, ma che secondo Dagrada sono almeno 251mila senza contare gli alberghi “che non ti riesco a scindere quando girano con lui, mi entrano nel cumulo e riprendere tutte le fatture è impossibile”. Nelle telefonate si parla anche della ristrutturazione della casa di Gemonio di Umberto Bossi, che pare fosse stata eseguita con fondi del partito (versione respinta dal leader della Lega). Belsito al telefono minimizza, dicendo che si tratta di 5-6mila euro.

Rosy Mauro
Belsito con Dagrada parlava anche di Rosy Mauro, considerata uno dei più fedeli consiglieri di Umberto Bossi, vice presidente del Senato e fondatrice del SIN.PA, il Sindacato Padano. L’allora tesoriere temeva che Mauro fosse tra coloro che lo volevano fuori dalla gestione delle finanze del partito, e ricordava: “Sai quanto gli ho dato l’altro giorno alla nera? Quasi 29mila, 29.142 in franchi eh… vuoi che ti dica tutti gli altri prima?” Secondo gli inquirenti, Belsito stava facendo riferimento ad “altre somme che le dà mensilmente” che si aggiungevano agli almeno 200mila euro che l’ex tesoriere avrebbe dato per il SIN.PA.

Dagrada ricorda a Belsito che Mauro non può fare nulla contro di lui e gli consiglia di spiegarsi così con il vicepresidente del Senato:

Se apro bocca io, il capo salta e se salta il capo tu sei morta… Perché se lei non c’ha il capo a difenderla, lei domani è in mezzo a una strada, e non è detto con le gambe intere.

I Bossi
Sempre stando alle intercettazioni riportate oggi dal Corriere, Dagrada a febbraio aveva anche consigliato a Belsito di fare massima chiarezza con Umberto Bossi su come stavano le cose. Le sue dichiarazioni sembrano confermare quanto ipotizzato in queste settimane dagli inquirenti:

Gli devi dire: noi manteniamo tuo figlio Riccardo, tuo figlio Renzo, tu gli devi dire guarda che non versi i soldi, i tuoi figli nemmeno, ed è da quando sei stato male. Gli devi dire: capo, io so queste cose e finché sono qui io non tradirò mai, ma ricordati cosa c’è in ballo, perché se viene fuori lo capisci che cosa può succedere, altro che barbari sognanti.

Cassetta di sicurezza
Ieri gli inquirenti avrebbero eseguito il sequestro di una cassetta di sicurezza a Roma, tenuta da Belsito. All’interno, spiega Emilio Randacio su Repubblica, dovrebbero esserci fatture e altri documenti che attesterebbero le spese personali di alcuni componenti della famiglia Bossi. Si parla delle parcelle per una causa civile di uno dei figli del leader della Lega Nord, Riccardo Bossi, e di altre note spese per la manutenzione delle automobili di famiglia.

Renzo Bossi
Il figlio di Umberto Bossi, e consigliere regionale della Lega Nord in Lombardia, ha smentito le accuse e le voci circolate negli ultimi giorni sui finanziamenti ricevuti dal partito: «Sono sereno, non ho mai preso soldi dalla Lega, né in campagna elettorale e neppure adesso da consigliere regionale. Come tutti i miei colleghi, do una percentuale al movimento, e come tutte le persone mi pago le spese della macchina e vivo in affitto».

Reggio Calabria
Paolo Berizzi racconta su Repubblica di oggi, attraverso le intercettazioni realizzate dalla procura di Reggio Calabria, le presunte attività d’affari di Francesco Belsito con Romolo Girardelli, affarista ritenuto vicino alla ‘ndrangheta e conosciuto da almeno dieci anni dal tesoriere, e con altri imprenditori come Stefano Bonet, detto “Shampato”. Almeno dalle telefonate, emergono rapporti molto tesi tra i vari personaggi che fanno affari con Belsito:

Il 24 dicembre, il giorno dopo una furiosa lite tra Belsito e Girardelli, quest’ultimo si sfoga con Stefano Bonet detto “Shampato”. È nero perché ha saputo che il “sottosegretario” ha comprato uno stabilimento balneare. “Stamattina quando mi ha visto è diventato verde… era di là, c’erano i suoi ragazzi che lo accompagnavano (gli uomini della scorta)… Che verme, ragazzi”. Belsito si è mosso da solo e ha rifiutato il business, e “ha chiuso”. “Vuol dire che ha circuito Shampato proprio bene…”, “è bastardo dentro”. Ancora Girardelli: “Si è abbuffato perché si vede che sente il fiato corto e allora ha detto raschio più che posso… ma forse non sa che anche da lì dentro glieli possono levare i beni…”

Operazioni sospette
I magistrati di Reggio Calabria stanno indagando su una serie di operazioni definite “improduttive”, che avrebbero portato ad attività di riciclaggio da parte di Belsito con l’appoggio di Romolo Girardelli, considerato vicino alla cosca De Stefano della ‘ndrangheta, e con Stefano Bonet. Attraverso un’intricata serie di acquisti e vendite, il sistema avrebbe consentito di mettere da parte diversi milioni di euro, di cui almeno sei portati all’estero. Secondo i magistrati: «il giro delle compravendite dei macchinari e i rispettivi trasferimenti di denaro tra le società in argomento è alquanto astruso e per certi aspetti incomprensibile e illogico».

Lega Nord
Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera di oggi spiega che negli ultimi tempi molti esponenti della Lega Nord avevano espresso perplessità, o dure critiche, nei confronti della gestione delle finanze del partito da parte dell’allora tesoriere Francesco Belsito. I magistrati di Napoli hanno raccolto decine di telefonate di parlamentari leghisti, anche di primo piano, che discutono degli eccessivi poteri concessi da Umberto Bossi a Belsito. Ci sarebbero anche alcune telefonate tra il leader della Lega e l’allora tesoriere, che potranno essere utilizzate dai magistrati. Per ora non ci sono comunque richieste di autorizzazione a procedere al Parlamento, cosa che esclude il coinvolgimento diretto di parlamentari nell’inchiesta.

Nuovo tesoriere
Dopo le riunioni degli ultimi due giorni, che hanno anche portato alle dimissioni di Francesco Belsito dal proprio ruolo di tesoriere, per oggi è previsto il Consiglio federale della Lega Nord. È l’organo decisionale più importante del partito e dovrà occuparsi della sostituzione di Belsito e della nomina di un nuovo comitato amministrativo, in sostituzione di quello vecchio che affiancava il tesoriere ed era formato da Roberto Castelli e Piergiorgio Stiffoni. Tra le ipotesi che circolano, si fanno i nomi di Bruno Caparini, già membro del Consiglio federale, e della parlamentare Silvana Comaroli, segretaria amministrativa del gruppo alla Camera.

Conseguenze politiche
Le indagini che riguardano Belsito e che, più o meno indirettamente, interessano anche Umberto Bossi hanno portato a una ulteriore divisione interna al partito tra i sostenitori del leader storico della Lega Nord e chi sostiene la corrente di Roberto Maroni. I maroniani chiedono da tempo un profondo cambiamento ai vertici del partito, operazione richiesta anche da un’ampia porzione della base leghista. Maroni ha definito “sconcertante” quanto accaduto negli ultimi giorni e ha ribadito che è necessario “fare subito pulizia” perché “chi ha tradito la fiducia dei militanti dev’essere cacciato”.