I tuareg, il Mali e Gheddafi
La caduta del regime libico ha cambiato gli equilibri in Mali e nei paesi confinanti, ha scritto Giulio Sapelli sul Corriere della Sera
Oggi Al Jazeera ha scritto che i ribelli tuareg nel nord del Mali hanno conquistato l’importante città di Timbuctu. L’esercito maliano, che una decina di giorni fa ha preso il potere nel paese, è stato respinto e non sembra in grado di avere la meglio sull’avanzata dei tuareg negli ultimi giorni. Il 29 marzo Giulio Sapelli aveva spiegato sul Corriere della Sera le rivendicazioni dei tuareg e il delicato futuro dell’intera regione dopo la caduta di Gheddafi in Libia.
Il Mali è una antica colonia francese, indipendente dal 1960, che vanta un’ antichissima tradizione imperiale e uno sviluppo culturale tra i più notevoli dell’ Africa Subsahariana. Ovvero di quel complesso di Stati che vanno dalle rive del Pacifico, con il Senegal, sino a quelle dell’ Oceano Indiano, con il Corno d’ Africa. In Europa siamo ogni giorno con il fiato così tanto sospeso per le decisioni che si vanno via via assumendo in merito alla crisi da non ricordarci mai che in quell’ area del mondo risiede il più grande sedimento di minerali non ferrosi al mondo e immense riserve di petrolio e di gas. Dimentichiamo che ogni sommovimento che si crea in uno di questi «Stati nascenti» si ripercuote su tutti gli altri.
Il Mali, con 15 milioni di abitanti – l’ 80% dei quali musulmani sunniti e il resto di fatto animisti – confina a Nord con l’ Algeria, a Est con il Niger, a sud con il Burkina Faso e la Costa d’ Avorio, a sudovest con la Guinea e a ovest con il Senegal e la Mauritania. Se ne intuisce subito la centralità strategica: è la porta d’ accesso all’ Africa Nera. E l’ anti porta è il «libico» Fezzan, sul cui dominio i francesi hanno da sempre puntato. Sulla loro strada hanno trovato «gli uomini azzurri del deserto»: i Tuareg, che rivendicano l’ indipendenza dal Mali.
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