RIM è in guai grossi
Le vendite dei BlackBerry sono scese ancora del 25 per cento e il nuovo CEO ammette che stanno valutando l'ipotesi di farsi acquisire
Il 22 gennaio scorso Jim Balsillie e Mike Lazaridis, i due co-amministratori delegati (co-CEO) di Research In Motion (RIM), la società che produce i BlackBerry, annunciarono le loro dimissioni. Giustificarono la scelta dicendo di voler lasciare spazio a nuovi dirigenti per rilanciare le sorti dell’azienda canadese, in profonda crisi e incapace di resistere alla concorrenza degli altri produttori di smartphone, a partire da Apple e dai sistemi Android. Il consiglio di amministrazione nominò Thorsten Heins, un manager di 54 anni da meno di cinque anni dentro RIM, come nuovo amministratore delegato della società. Da allora, Heins si è consultato con gli altri responsabili in azienda e si è dato da fare per mettere a punto un piano di sopravvivenza per RIM, spiegano sul Wall Street Journal, ma le difficoltà da affrontare continuano a essere enormi.
Nell’ultimo trimestre, terminato a inizio marzo, le vendite della società sono diminuite del 25 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e ci sono seri timori su come andranno le cose nei mesi prossimi. Mentre gli attuali modelli invenduti si accumulano nei magazzini, i tecnici di RIM sono al lavoro per progettare e realizzare i prossimi dispositivi sui quali puntare il rilancio della società. Il problema è che la fase di sviluppo è in ritardo e per vedere qualcosa di nuovo saranno probabilmente necessari diversi mesi, che faranno perdere altro terreno nei confronti della concorrenza. Heins ne è consapevole e sta cercando di modulare l’offerta della società, tornando a puntare con più convinzione sui servizi e i sistemi per le aziende, lasciando in secondo piano i prodotti per i singoli clienti privati (consumer).
Alcuni analisti iniziano però a ipotizzare che la società potrebbe non farcela a sopravvivere da sola e che, quindi, sarebbe consigliabile un accordo per farsi acquisire. I potenziali acquirenti non sono molti e sarebbero probabilmente più interessati a entrare in possesso dei brevetti legati alla telefonia, più che ai sistemi produttivi dell’azienda. Lo scorso anno era circolata con insistenza la voce che Microsoft e Nokia, che già collaborano per la produzione dei cellulari con Windows Phone, stessero valutando la possibilità di avviare un’acquisizione condivisa di RIM, ma alla fine non se ne fece nulla.
Microsoft ha già diverse collaborazioni attive con l’azienda canadese e, per questo motivo, viene considerata uno dei potenziali acquirenti. La società informatica non compie grandi acquisizioni da tempo e avrebbe in cassa le risorse necessarie per comprarsi RIM. Secondo gli analisti, alla società conviene comunque attendere che il valore delle azioni in borsa continui a diminuire prima di lanciare l’acquisizione. Nell’ultimo anno il titolo di RIM ha perso il 75 per cento del suo valore.
Sull’acquisizione da parte di un’altra società potrebbe pesare il parere del governo canadese, ricordano sul WSJ. Anche se le cose ultimamente non vanno bene, l’azienda che produce i BlackBerry è considerata un orgoglio nazionale su cui mantenere il controllo. RIM è uno dei principali datori di lavoro a Waterloo, Ontario, ed è anche una delle poche società tecnologiche con sede in Canada a vendere ancora i propri prodotti in tutto il mondo. Fu tra le prime aziende a rendere popolari i dispositivi per mandare le email in mobilità e, fino a qualche anno fa, i suoi BlackBerry erano considerati la migliore soluzione soprattutto in ambito aziendale. Ma negli ultimi anni l’ascesa dell’iPhone e degli smartphone che usano Android, il sistema operativo di Google, ha reso sempre più marginali i prodotti RIM e la stessa società ha dimostrato di avere le idee poco chiare su come innovare i propri sistemi, producendo diverso insuccessi commerciali.
Negli ultimi giorni, Heins ha fatto capire che per la sua azienda si prospetta ancora un periodo molto difficile, con vendite e ricavi deludenti per almeno un anno. Le potenzialità per uscirne ci sono, ma non è comunque esclusa la possibilità di vendere in futuro la società: «Ormai è chiaro che sono necessari cambiamenti radicali per RIM. Se troveremo elementi durante la nostra revisione strategica che ci indicheranno la via della vendita, la considereremo. Ma non è la principale direzione verso cui puntiamo in questo momento».
I dati dell’ultimo trimestre non sono comunque incoraggianti. RIM ha avuto perdite per 125 milioni di dollari e ha distribuito 11,1 milioni di BlackBerry, il 21 per cento in meno rispetto ai tre mesi precedenti. Il PlayBook, il tablet che nelle idee dei manager della società avrebbe dovuto incentivare anche l’acquisto di nuovi BlackBerry, è stato un fallimento. Poco pratico da usare e con diversi problemi tecnici iniziali, si è accumulato nei magazzini della società, che ha dovuto provvedere a campagne onerose di forti sconti per liberarsene. I ribassi hanno, almeno in parte, funzionato e hanno portato alla vendita di 500mila PlayBook nell’ultimo trimestre. Messo in prospettiva, si tratta di un sesto delle vendite realizzate da Apple con il suo nuovo iPad nei suoi primi quattro giorni di vendita.
foto: Pool/Getty Images