L’inchiesta sui fornitori di Apple
La Fair Labor Association ha concluso la sua indagine nelle contestate fabbriche cinesi della Foxconn, documentando abusi e irregolarità
La Fair Labor Association, associazione non profit promossa da Bill Clinton nel 1999 per migliorare i controlli nelle fabbriche e assicurare un corretto rispetto delle norme e della sicurezza dei lavoratori, ha annunciato ieri i risultati dei controlli effettuati su iniziativa di Apple – e dopo varie inchieste giornalistiche – sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche delle aziende fornitrici, comprese la Foxconn a Shenzhen e Chengdu, in Cina. L’inchiesta si è basata in parte sui questionari compilati da 35.000 lavoratori tra quelli che costruiscono i componenti di iPod, iPhone e iPad, e in parte su visite dirette da parte degli ispettori dell’associazione.
La Fair Labor Association (FLA) ha detto di aver trovato almeno 50 violazioni di norme e policy, molte di queste già segnalate dalle verifiche interne condotte personalmente da Apple. Durante alcuni periodi nell’ultimo anno, i lavoratori delle fabbriche Foxconn hanno lavorato in media per più di 60 ore alla settimana e a volte anche per 11 giorni consecutivi, superando gli standard della FLA e quelli stessi dichiarati da Apple. Per diversi mesi l’anno scorso la maggioranza dei lavoratori ha superato la soglia massima mensile di ore di straordinario, 36. E spesso queste ore non sono state adeguatamente remunerate.
L’inchiesta ha evidenziato poi l’assenza di adeguati sistemi di sicurezza e protezione dei rischi dei lavoratori. Oltre il 43 per cento dei lavoratori ha detto di avere assistito o di essere stato protagonista di un incidente in fabbrica. Il 64 per cento dei lavoratori ha detto che col suo stipendio non riesce a soddisfare i suoi bisogni primari, il 33,8 ha detto di voler guadagnare di più (la paga minima dei lavoratori di Foxconn è 285 dollari al mese, la paga media sta intorno ai 426-455 dollari al mese). Il 48 per cento dei lavoratori ha definito “ragionevoli” i carichi di lavoro, il 17,7 per cento invece se n’è lamentato. I due terzi dei lavoratori di Foxconn nelle fabbriche ispezionate sono maschi, con un’età media di 23 anni. Molti si sono lamentati che i sindacati “non forniscono adeguata rappresentanza ai lavoratori”.
La FLA ha detto che si è trattato della più dettagliata inchiesta mai condotta dall’associazione in Cina e che quanto visto nelle fabbriche di Foxconn “non è peggiore rispetto a quanto accade in qualsiasi altra fabbrica cinese”. Apple ha diffuso un comunicato ieri ribadendo il suo pieno sostegno alla FLA e ha annunciato ulteriori sforzi per sanare la situazione. Questa settimana, durante un viaggio in Cina, il CEO Tim Cook ha visitato una fabbrica di iPhone della Foxconn in Zhengzhou.
La Foxconn si è impegnata a ridurre le ore di lavoro settimanale a 40 e le ore di lavoro straordinario mensile a un massimo di 36 entro il luglio del 2013. Raggiungere questi obiettivi comporta il dimezzamento delle ore di straordinario mensili per lavoratore, che oggi sono in media 80, e per questo – secondo la FLA – la Foxconn dovrà assumere decine di migliaia di nuovi lavoratori. L’azienda si è impegnata anche ad aumentare gli stipendi, anche se non ha spiegato di quanto ed entro quando. Foxconn produce oltre il 40 per cento dei prodotti elettronici mondiali, non solo per Apple ma anche per Amazon, Dell, Hewlett-Packard, IBM, Motorola, Nokia, Sony e Toshiba.
– La vita nelle fabbriche degli iPhone, L’inchiesta del New York Times sulle condizioni di lavoro nelle aziende fornitrici di prodotti elettronici, e sulle responsabilità e la mancata trasparenza di Apple
– «Noi non siamo fatti così», La lettera di Tim Cook inviata ai dipendenti Apple per rispondere alle accuse sulle cattive condizioni di lavoro nella catena di produzione della società
foto: STR/AFP/Getty Images