I cani randagi uccisi in Ucraina
Che cosa c'è di vero (parecchio) dietro gli appelli allarmati che circolano da mesi sui social network e invitano a boicottare i prossimi Europei di calcio
Il prossimo 6 giugno in Ucraina e Polonia inizieranno gli Europei di calcio e i due paesi si stanno dando da fare per terminare i lavori in tempo per ospitare le partite, che si svolgeranno in otto delle principali città delle due nazioni. Per quanto riguarda l’Ucraina, la preparazione dell’evento ha anche previsto un’ampia operazione di bonifica di alcune aree cittadine in cui si terranno le partite e da tempo popolate da grandi colonie di animali randagi. L’iniziativa è stata criticata duramente da molte associazioni di animalisti, che negli ultimi mesi hanno organizzato manifestazioni, raccolte di firme e campagne principalmente a difesa dei cani randagi, che a detta loro vengono catturati e uccisi barbaramente nelle battute di caccia delle autorità ucraine. Da mesi sui social network e su YouTube circolano foto e video di carcasse di cani con messaggi che per questo invitano a boicottare gli Europei.
In diverse aree dell’Ucraina, quello dei cani randagi è in effetti un problema molto presente. Questi animali si organizzano spesso in branchi e, a volte, diventano particolarmente pericolosi per la popolazione. Per questo motivo l’anno scorso si era deciso di avviare un’operazione per catturare, o uccidere direttamente, questi animali anche in vista degli Europei. L’associazione PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) ha descritto le pratiche che di solito vengono adottate nel paese contro gli animali randagi:
Gli animali vengono avvelenati, uccisi con armi da fuoco e anche bruciati vivi. Nel caso di questo ultimo cruento metodo, le autorità nelle città di Lysychansk, Mariupol e in altre località usano un camioncino per le cremazioni, che è stato anche pubblicizzato sulle televisioni locali. Gli animali vengono catturati, anestetizzati e lanciati direttamente nel forno crematorio mobile!
In seguito alle forti pressioni ricevute da diverse organizzazioni a difesa degli animali, a novembre del 2011 il governo ucraino chiese alle amministrazioni locali di sospendere e di rivedere i sistemi di contrasto per tenere sotto controllo le colonie di animali randagi. All’epoca il ministro dell’Ambiente ucraino, Mykola Zlochevsky, disse a tutti i sindaci coinvolti nelle operazioni di provvedere alla creazione di canili, dove ospitare i cani randagi evitando di abbatterli. Stando a quanto raccontavano sul Guardian, si stima che nel periodo di massima attività siano state uccise diverse migliaia di cani randagi in molte città dell’Ucraina. In molti casi sono stati utilizzati particolari veleni, iniettati negli animali catturati o mischiati a porzioni di cibo collocate nelle aree in cui si muovono i branchi. Zlochevsky propose una sorta di moratoria di un anno e mezzo, invitando le amministrazioni locali a concentrare sforzi e risorse nella costruzione di nuovi canali per ospitare gli animali, come richiesto dalle associazioni animaliste.
Il ministro dell’Ambiente non diede però informazioni chiare su come il governo avrebbe vigilato sul nuovo corso, cosa che continua a insospettire gli attivisti. Effettuare i controlli nelle singole amministrazioni locali non è semplice e richiede il dispendio di notevoli risorse, così come la costruzione dei nuovi ambienti per ospitare i cani randagi. Il timore degli animalisti è che la cosiddetta moratoria non sia in effetti rispettata e che l’annuncio del governo sia solo servito per tranquillizzare gli animi, in vista degli Europei che inizieranno a fine primavera.