Le discriminazioni nell’esercito turco
L'omosessualità è indicata tra i "disordini psicologici gravi" che rendono inadatti al servizio militare, ma per essere esentati bisogna andare incontro a procedure umilianti
L’esercito turco è uno dei più numerosi d’Europa, con oltre 650 mila soldati, di cui circa 450 mila di leva. Il servizio militare è obbligatorio per tutti i maschi con più di vent’anni (le donne non sono ammesse), ha una durata di 15 mesi, con una riduzione consistente per chi è iscritto all’università. Non esiste la possibilità dell’obiezione di coscienza. La costituzione turca definisce il servizio militare “diritto e dovere di ogni turco”, mentre l’esercito ha un fondamentale ruolo politico in quanto si considera il custode dei principi di laicità dello stato della Turchia moderna. Un articolo della BBC si occupa delle discriminazioni che colpiscono gli omosessuali all’interno dell’esercito turco e i procedimenti umilianti a cui sono costretti per “dimostrare” la propria omosessualità.
L’unico modo di non fare il servizio militare è dimostrare alla commissione dell’esercito incaricata della valutazione di idoneità di essere gravemente malati, disabili oppure omosessuali. Gli omosessuali non sono graditi nell’esercito, anche se nel paese non ci sono leggi che sanzionino l’omosessualità, e durante il servizio militare i gay rischiano pesanti discriminazioni, violenze e stupri da parte dei propri commilitoni e dei superiori. Per essere riformati, però, è necessario “provare” la propria omosessualità alla commissione esaminatrice dell’esercito, in modo da ottenere il cosiddetto “certificato rosa” che attesta l’esenzione per il proprio orientamento sessuale.
Nel regolamento delle “malattie e disabilità” che rendono non idonei al servizio militare sono infatti incluse le persone che soffrono di quelli che sono definiti “disordini psicologici gravi (omosessualità, transessualità, travestitismo)”, che devono essere dimostrati con “prove documentarie”. Un’esclusione per questi motivi rende anche impossibile trovare lavoro nel pubblico impiego. La Turchia è l’unico membro della NATO che mantiene questa esplicita discriminazione (in Italia, il Testo unico sui regolamenti militari del 2010 elenca tra i “disturbi e infermità” che rendono non idonei al servizio militare solo un generico “parafilie e i disturbi dell’identità di genere”, senza ulteriore specificazione).
Un ragazzo di nome Ahmet ha raccontato alla BBC che, quando dichiarò di essere omosessuale durante la visita medica davanti alla commissione militare, ha dovuto rispondere a una serie di domande sulla propria vita sessuale, tra cui anche i giochi con cui giocava da bambino e se indossasse abiti da donna. La commissione gli chiese di fornire alla commissione una foto in abiti femminili, ma Ahmet, che non ne possedeva una, tornò dopo alcuni giorni con una foto in cui si baciava con un altro uomo. La commissione gli dette il “certificato rosa”.
Un altro ragazzo intervistato, Gokhan, decise di dichiarare la propria omosessualità ai superiori solo dopo l’inizio del servizio militare. Aveva portato con sè alcune foto molto esplicite che lo ritraevano durante un rapporto sessuale, dato che gli era stato detto che per essere riformati erano necessarie immagini nitide e che mostrassero il suo volto, in modo da rendere inequivocabile il riconoscimento. Le fotografie sono rimaste in possesso della commissione militare. Secondo quanto riporta la BBC, le “prove” da presentare dipendono dall’arbitrio dei medici e degli ufficiali, e possono andare dalle fotografie alla compilazione di un “test della personalità”.
Nelle grandi città turche, come scrive un articolo di BBC, iniziative dedicate specificamente ai diritti degli omosessuali sono diventate più numerose nel corso degli anni, andando contro le resistenze di una società per molti aspetti ancora poco tollerante. A Istanbul si tiene da una decina d’anni il gay pride turco, l’unica manifestazione di questo tipo tra i paesi a maggioranza musulmana, che ogni anno attira molte migliaia di persone. Nonostante questo nel paese ci sono molti casi di discriminazione, aggressioni e minacce causate dall’omofobia e dall’intolleranza: un rapporto del 2008 dell’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch denunciava come le violenze non siano spesso affrontate con decisione dalle stesse autorità, e che le stesse forze dell’ordine si siano rese colpevoli di comportamenti omofobici.
foto: ADEM ALTAN/AFP/Getty Images