Il presidente ungherese ha copiato la tesi di dottorato
Lo ha accertato un'inchiesta, lui si rifiuta di dimettersi perché "la colpa è dei professori" che non l'hanno beccato
Nel 1992 il presidente ungherese Pál Schmitt ha copiato buona parte della sua tesi di dottorato. Lo ha stabilito una commissione dell’università Semmelweis di Budapest che era stata nominata per appurare il caso. Come si legge nelle conclusioni del rapporto di oltre 1000 pagine, per la sua tesi dal titolo “Analisi del programma dei Giochi Olimpici moderni” Schmitt ha copiato integralmente 17 pagine da un saggio di Klaus Heineman, un sociologo sportivo tedesco. Non solo: in altre 180 pagine della sua tesi, Schmitt ha copiato parzialmente il lavoro di un altro studioso, lo storico dello sport bulgaro Nikolai Georgiev. Secondo la commissione, Schmitt ha omesso molte fonti e la bibliografia della sua tesi è incompleta.
Il caso è venuto fuori dopo la denuncia dello scorso gennaio da parte del sito di informazione Hgv.hu e ha ricordato molto quello di un ex ministro della Difesa tedesco, Karl-Theodor zu Guttenberg, che recentemente si era dovuto dimettere proprio per aver copiato la sua tesi di dottorato. Schmitt, 69 anni, ex schermidore ungherese e vincitore di due medaglie d’oro ai Giochi Olimpici del 1968 e del 1972, ha sempre detto di essere innocente scaricando la colpa a professori e supervisori accademici che avrebbero dovuto controllare attentamente la sua tesi.
Paradossamente anche il rapporto della commissione, pur riconoscendo il plagio, dice la stessa cosa: la colpa è dei professori e dell’università che non hanno controllato, non di Schmitt che ha plagiato il lavoro di altri. Le conclusioni della commissione hanno provocato molte critiche, soprattutto tra i partiti oggi all’opposizione, che chiedono da settimane le dimissioni di Schmitt. Fidesz, il partito al governo del premier Viktor Orbán, ha sempre offerto pieno sostegno al presidente ungherese. Con la tesi contestata, Schmitt nel 1992 ottenne anche la lode dall’Università di Scienze Motorie di Budapest.
foto: AP/MTI, Tibor Illyes, Pool