«Una farragine di errori di fatto»
Adriano Sofri ha letto il libro su cui è costruito il film su Piazza Fontana, e ne ha opinioni drastiche
Nella sua rubrica quotidiana “Piccola Posta” sul Foglio, Adriano Sofri si rivolge a Fabio Fazio a proposito del libro su cui è basato il film “Romanzo di una strage” – dedicato all’attentato di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 – e che secondo Sofri è un testo del tutto inadeguato a capire quella storia.
Caro Fabio Fazio, ho guardato la tua puntata di sabato, coi tre protagonisti del film “Romanzo di una strage”, e desidero esporti la mia opinione, sulla quale tornerò presto e distesamente. Il film si dice “liberamente ispirato” al libro di Paolo Cucchiarelli, “Il segreto di Piazza Fontana”. Il quale a sua volta, nella tempestiva ristampa, si dice “il libro cui si è ispirato il film”. Tu infatti hai presentato il film, ne hai parlato con quei tre bravissimi attori, l’hai introdotto col famoso testo di Pasolini sul romanzo delle stragi, e hai anche mostrato e raccomandato il libro e la completezza della sua documentazione. Anch’io ho visto il film e avevo letto il libro. Del libro, penso di aver raramente avuto per le mani una tale farragine di errori di fatto, dovuti all’ignoranza di documenti fondamentali, e di illazioni oltraggiose, e mi propongo di dimostrarlo senza lasciare dubbi. Il film, che suscita in me pensieri e sentimenti diversi, è importante e certo destinato a dare la versione più influente su una vicenda così lacerante. Ma da subito ti pongo questo problema: se si possano accostare e raccomandare insieme un libro in cui Valpreda va in taxi a mettere la sua bomba nella Banca dell’Agricoltura (sia pure immaginando che scoppi a banca vuota), Pinelli è a parte del piano di esplosioni simultanee (sia pure andando rocambolescamente in extremis a farne disinnescare un paio), Calabresi è nel suo ufficio quando Pinelli ne precipita, e sono lui o Panessa a provocare la precipitazione; mentre nel film Valpreda (salvo che io capisca male) non va a mettere la bomba, Pinelli è affatto ignaro e innocente, Calabresi è senza dubbio fuori dalla sua stanza. Ho citato solo tre punti essenziali, sui quali la divergenza è clamorosa
(continua a leggere sul sito del Foglio)
– Giorgio Boatti sulla “Fictory”, la memoria di Scalfari e le tesi del libro di Cucchiarelli