La Chiesa cattolica ordinò castrazioni in Olanda?
Una vicenda avvenuta negli anni Cinquanta mette nei guai anche la commissione di inchiesta sugli abusi del clero cattolico, che avrebbe nascosto informazioni compromettenti
Il giornale olandese NRC Handelsblad ha pubblicato il 17 marzo un articolo in cui accusa la Chiesa cattolica di aver ordinato e organizzato la castrazione di alcuni uomini per “curarli” dall’omosessualità o come punizione, nel corso degli anni Cinquanta.
L’articolo è di Joep Dohmen, un giornalista dell’NRC che fu tra i primi ad occuparsi dei casi di pedofilia all’interno della Chiesa olandese nel 2010, prima che il governo decidesse di aprire un’inchiesta sugli abusi. Il suo giornale ha sede a Rotterdam ed è uno dei quotidiani più letti in Olanda. Dopo la pubblicazione degli ultimi articoli, alcuni parlamentari olandesi hanno chiesto l’apertura di una nuova indagine.
L’articolo di Dohmen, ripreso da molti giornali in tutto il mondo, da Newsweek al New York Times, ruota intorno alla storia di un ragazzo che nel 1956 aveva 20 anni (ed era legalmente ancora minorenne), Henk Heithuis. Heithuis venne prima rinchiuso in un ospedale psichiatrico gestito dalla Chiesa cattolica e poi castrato chirurgicamente, dopo aver parlato alla polizia degli abusi che aveva subito in una scuola religiosa della provincia olandese del Gederland, nell’Olanda orientale. Heithuis morì nel 1958 in un incidente stradale e alcuni monaci vennero condannati per gli abusi sessuali, ma la storia della sua castrazione non emerse mai fino a pochi mesi fa: secondo il giornale, ci sono le prove che almeno altri nove ragazzi siano stati castrati negli stessi anni, sia per aver provato a denunciare gli abusi di cui erano vittime o testimoni, sia per “curare” la loro omosessualità.
Come scrive Time, l’ultima inchiesta è particolarmente disturbante perché l’Olanda è da molti anni uno dei paesi più aperti al tema dei diritti civili, in particolare nei confronti dei diritti degli omosessuali: le relazioni tra due persone dello stesso sesso sono legali dal 1811, e l’Olanda è stato il primo paese del mondo a introdurre i matrimoni tra omosessuali (nel 2001).
L’inchiesta ufficiale promossa dalla stessa Chiesa cattolica sui casi di pedofilia nel secondo dopoguerra, i cui risultati sono stati pubblicati alla fine del 2011, non menzionano i casi di castrazione tra le decine di migliaia di abusi sui minori che sono stati effettuati dal clero cattolico o da volontari nelle diocesi olandesi fino al 2010. L’inchiesta era guidata da Wim Deetman, ex sindaco dell’Aja ed ex ministro dell’istruzione olandese, che appartiene all’Appello Cristiano Democratico (CDA), il partito democristiano che negli anni recenti è stato più volte il primo partito olandese. Diverse associazioni di attivisti hanno criticato l’operato della commissione di inchiesta e hanno accusato i politici cattolici di voler coprire i casi in cui la polizia e le istituzioni sono venuti al corrente degli abusi in passato.
La commissione Deetman ha risposto pochi giorni fa alle accuse dicendo di essere venuta a conoscenza del caso di Heithuis, ma di non essere stata in grado di arrivare a una conclusione certa in base alle prove a sua disposizione.
Tra le accuse che sono emerse in questi giorni, infatti, c’è anche quella che il primo ministro olandese tra il 1963 e il 1965, Victor Marijnen, fosse al corrente dei casi di castrazione. Le accuse non sono ancora state provate, ma negli anni Cinquanta Marijnen, che apparteneva al Partito Popolare Cattolico (KVP, uno dei precursori del CDA di Deetman), era già un politico molto potente, vicepresidente dell’associazione cattolica per la tutela dei bambini e presidente della stessa scuola del Gelderland dove avvennero gli abusi su Heithuis e altri ragazzi: con questa carica aveva anche scritto alcune lettere alla regina di Olanda chiedendo clemenza nei confronti dei religiosi condannati per le violenze. Anche di queste lettere la commissione Deetman non ha fatto menzione nelle circa 1.100 pagine del suo rapporto.
Un commento dello storico Tim Stanley sul Telegraph considera però la storia da un altro punto di vista. Stanley non nega che uno o più casi di castrazione come quello di Heithuis siano potuti avvenire (anche se mette in questione la mancanza di prove per l’altra decina di casi che ipotizza l’articolo) ma aggiunge: “la triste, terribile verità è che la castrazione non era sconosciuta come ‘trattamento psichiatrico’ negli anni Cinquanta”. Alcune centinaia di persone, per la maggior parte condannati per reati sessuali e detenuti in ospedali psichiatrici, vennero castrati “volontariamente” e “terapeuticamente” in Olanda: una pratica diffusa nel dopoguerra anche in Svezia e in alcuni stati degli Stati Uniti.
Il punto è che quello che è successo in Olanda negli anni Cinquanta era parte di un’agenda eugenetica più ampia, che cercava di tagliar fuori le persone “cattive” dal patrimonio genetico comune attraverso la sterilizzazione. La Chiesa cattolica romana potrebbe aver partecipato a questo programma in Olanda – violando la sua teologia – ma non lo ha inventato. Era una linea politica, non diritto canonico.
nella foto, Wim Deetman
DIRK WAEM/AFP/Getty Images