Il punto sugli ostaggi italiani in India
I ribelli maoisti hanno detto che rilasceranno uno dei due ostaggi se il governo accetterà subito due delle 13 condizioni del loro ultimatum (che scade stasera)
La guida turistica Paolo Bosusco, 54 anni, e il suo cliente Claudio Colangelo, 61 anni, sono ancora in ostaggio di un gruppo maoista indiano. Sono stati rapiti nell’area della foresta di Kandamal nello stato dell’Orissa, nell’India nordorientale, il 17 marzo scorso. I maoisti naxaliti avevano inizialmente presentato un ultimatum in 13 punti, ma nelle ultime ore hanno fatto un’ulteriore proposta: si sono offerti di liberare un ostaggio italiano prima ancora di iniziare le trattative vere e proprie con il governo dell’Orissa, se verranno soddisfatte subito due delle 13 richieste dell’ultimatum.
I naxaliti libererebbero un italiano in cambio del rilascio di cinque ribelli detenuti dalla polizia indiana, tra cui Subhashree Das, moglie del leader del gruppo maoista che avrebbe rapito gli italiani, Sabyasachi Panda, e Gananatha Patra, altro importante leader maoista arrestato nel 2010 nell’ambito dell’operazione del governo indiano “Green Hunt” contro i ribelli maoisti. I ribelli chiedono anche che alcuni poliziotti siano incriminati per reati commessi contro la popolazione locale, tra cui quello di stupro.
I ribelli hanno rinviato a questa sera la scadenza dell’ultimatum in 13 punti (la prima scadenza era stata fissata a domenica sera) e hanno annunciato un coprifuoco. I negoziati procedono a rilento anche perché si fatica a trovare negoziatori che rappresentino i ribelli naxaliti: i primi che sono stati proposti dai ribelli hanno rifiutato (dicendo di non fidarsi della buona fede del governo, che “non ha mantenuto la sua parola” in passato) o sono stati rifiutati dal governo dell’Orissa, dato che si trattava di un leader maoista condannato all’ergastolo e detenuto nelle carceri indiane.
Il movimento armato di ribellione di ispirazione maoista è nato in India nel secondo dopoguerra ed è formato da un grande numero di gruppi diversi, diffusi in una vastissima area dell’India orientale (il cosiddetto “Corridoio rosso”): si tratta spesso di contadini poverissimi e di appartenenti alle minoranze etniche escluse dalla rapida modernizzazione del paese, che si ribellano contro gli espropri terrieri e si ritirano nelle foreste per darsi alla clandestinità, adottando tecniche di guerriglia contro i soldati e le forze di polizia del governo indiano. Nella lunga storia di unioni e scissioni della loro rappresentanza politica, gran parte di loro si riconosce oggi nel Partito Comunista Indiano (Maoista), fondato nel 2004. La guerra tra i ribelli e il governo centrale ha portato a grandi violenze da entrambe le parti e alla morte di centinaia di persone ogni anno: nel novembre 2009, il governo indiano ha deciso di impiegare decine di migliaia di paramilitari nella repressione del movimento naxalita, con il lancio dell’operazione “Green Hunt”.
foto: una manifestazione per il rilascio di Bosusco e Colangelo a Bhubaneswar, India, 20 marzo 2012.
(AP Photo)