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  • Domenica 18 marzo 2012

La morte di Shenuda III

Ieri è morto il papa della Chiesa ortodossa copta e patriarca di Alessandria: breve storia del suo papato e guida alla successione

(KHALED DESOUKI/AFP/Getty Images)
(KHALED DESOUKI/AFP/Getty Images)

Ieri è morto Shenuda III, papa della Chiesa ortodossa copta e patriarca di Alessandria, a causa di un tumore alla prostata. Aveva 88 anni ed era nato con il nome di Nazeera Gayed il 3 agosto 1923, ad Assiut, nell’Egitto meridionale. Shenuda III, oltre a essere la più importante figura religiosa per i cristiani copti in Egitto e nel mondo, è stata anche una importante figura politica, in quanto principale rappresentante della comunità copta di fronte alle autorità egiziane. Il suo compito negli ultimi tempi è stato sempre più difficile in un paese a grande maggioranza musulmana (gli egiziani musulmani sono 70 milioni circa, i copti 10).

Un conservatore
Shenuda III, attivista sin da giovane nelle scuole domenicali copte e successore nel 1971 di Cirillo VI al papato, è stato soprattutto un conservatore, che negli ultimi tempi è stato osteggiato soprattutto dai fedeli più giovani e vicini alla rivoluzione che ha portato alla caduta di Mubarak. Tra le altre cose, la Chiesa copta vieta il divorzio se non nei casi di adulterio, e questo è stato motivo di tensioni interne in passato. Ma più delle rigidità dottrinali, gli attivisti copti non hanno accettato il suo comportamento durante la rivoluzione di piazza Tahrir: da alcuni fedeli, Shenuda III è stato giudicato troppo timido.

Il rapporto con Mubarak
Proprio Mubarak era stato un grande riferimento politico per Shenuda III. Del resto, il predecessore di Mubarak, Anwar al-Sadat, aveva avuto un duro scontro con Shenuda III che lo accusava di fare poco contro i musulmani estremisti. Sadat, che invece accusava il papa copto di fomentare le tensioni interreligiose, nel 1981 lo fece rinchiudere nel monastero di Wadi Natrun, nel deserto a nord della capitale Il Cairo. Mubarak, una volta diventato presidente, lo fece liberare e tra i due i rapporti furono generalmente buoni, anche se durante la sua dittatura non sono mancati gli attentati nei confronti dei copti in Egitto (anche perché Mubarak manteneva un atteggiamento molto ambiguo nei confronti dei copti e dei musulmani estremisti).

Gli attacchi subiti dai copti
Negli ultimi anni i rapporti tra i copti e la comunità musulmana sono stati piuttosto turbolenti e sono culminati in vari attacchi contro la comunità cristiana, soprattutto nel 2000 e tra 2005 e 2006. Recentemente, dopo la caduta di Mubarak e con il maggior peso sulla scena politica di gruppi e confessioni islamiche più radicali (come i salafiti), le cose sono peggiorate, come dimostrano l’attentato alla chiesa di Alessandria del primo gennaio 2011 (che causò almeno 21 morti) e la repressione durissima dell’esercito durante le cosiddette manifestazioni di Maspero dello scorso ottobre, in cui vennero uccisi almeno 30 cristiani copti. Anche per questo, sempre più copti emigrano dall’Egitto verso altri paesi: secondo il sito ufficiale della Chiesa ortodossa copta, attualmente sarebbero 1,5 milioni i copti in Stati Uniti, Canada e Australia e 100 le chiese copte sparse per il mondo.

Moderazione
Shenuda III si è sempre distinto per la sua moderazione, anche durante gli eventi più cruenti e potenzialmente pericolosi. Questa moderazione, secondo i più liberali e per i giovani rivoluzionari, era “eccessiva”. Grazie al suo atteggiamento, tuttavia, sono state probabilmente evitate tragedie ancora più gravi, come quella di una guerra interreligiosa più ampia tra cristiani e musulmani in Egitto. Non è stato un caso che durante l’ultimo Natale ortodosso di quest’anno, alti esponenti del governo di transizione del Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF) hanno presenziato alla cerimonia religiosa copta alla cattedrale del Cairo, in segno di rispetto religioso.

Proprio per invocare il reciproco rispetto da parte delle varie comunità religiose nel paese, una delle frasi preferite di Shenuda III era “l’Egitto non è il paese in cui viviamo, ma il paese che vive in noi”. Ma teneva anche a precisare che la patria dei copti era l’Egitto, dato che i copti arrivarono nell’area prima dei musulmani, grazie all’opera di evangelizzazione che la tradizione assegna a San Marco nel primo secolo dopo Cristo, durante l’impero romano di Nerone. Shenuda III sarà seppellito martedì prossimo al monastero di San Bishoy, al Cairo.

La successione
Secondo il diritto canonico copto, al posto di Shenuda III verrà scelto un papa “provvisorio” nel giro di una settimana, mentre il successore vero e proprio verrà eletto entro tre mesi. La procedura prevede un sinodo di arcivescovi, vescovi e altri leader religiosi copti che sceglierà tre candidati. Tra questi, il nuovo papa verrà scelto per “volontà divina”, ossia per sorteggio. I due favoriti alla successione di Shenuda III sono l’arcivescovo Bishoy, capo della Santa Congregazione, considerato più conservatore, e l’arcivescovo Johannes, il segretario del papa, più giovane e più popolare tra i giovani.

foto: KHALED DESOUKI/AFP/Getty Images