Dalla parte dei giornali
Quelli di carta, che secondo Christian Rocca sono stati dati per spacciati troppo presto
Oggi è uscito il nuovo numero di IL, il magazine mensile del Sole 24 Ore: il primo del nuovo direttore Christian Rocca che ha anche firmato il pezzo di copertina dedicato ai giornali di carta e, in controtendenza, alla loro forza e a chi ci crede.
Nel 2006 il titolo di una famosa copertina dell’Economist, composta genialmente con i ritagli dei quotidiani al modo di una lettera anonima, chiedeva Who Killed the Newspaper?, chi ha ucciso i giornali? Facebook, YouTube e Twitter erano appena nati e non era ancora immaginabile che in così poco tempo sarebbero diventati i principali veicoli di informazione per centinaia di milioni di persone.
Eppure, anche senza i social network, nel 2006 il «complesso mediatico-industriale occidentale» sembrava giunto alla fine dei suoi giorni: la diffusione gratuita delle notizie su Internet aveva fatto saltare il modello di business tradizionale, le redazioni avevano cominciato a dimezzarsi, la diffusione a calare. La fine del mondo dell’informazione sembrava vicina e, soprattutto, certa. Un libro di Vittorio Sabadin del 2007 annunciava che l’ultima copia del New York Times sarebbe stata stampata nel 2043.
C’era però qualcosa che non tornava in quell’analisi apocalittica: a fronte dei licenziamenti, della riduzione degli investimenti pubblicitari e del crollo delle vendite, il risultato netto era comunque di una maggiore circolazione di informazione rispetto a prima. Maggiore, non inferiore. Il segnale era chiaro: non stavano morendo i giornali, stava finendo un certo modo di fare i giornali. A voler rubare le parole di Mark Twain, utilizzate per smentire la falsa notizia della sua morte, si può dire che la notizia della morte dei giornali di carta è fortemente esagerata.
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