La democrazia sostanziale a Palermo
La sinistra si è cacciata in un guaio di cui ha tutte le colpe, per aver trascurato il valore delle regole da anni
Il disastro del centrosinistra a Palermo sembra non dare ragioni a nessuno. Quasi tutti i partiti che hanno aderito alle primarie adesso non vogliono accettare il vincitore e minacciano di sostenerne o presentarne altri alle elezioni per il sindaco. Dicono che le primarie sono state “inquinate” e che il voto non è stato regolare. I garanti hanno in effetti annullato ieri il voto in un seggio, per irregolarità; e ci sono moltissime testimonianze di votanti “portati” a votare con offerte poco limpide, fino alla distribuzione di monete da un euro intorno ai seggi per chi entrasse a votare un particolare candidato.
Però non si può sottoscrivere una serie di regole e accordi che prevedono il sostegno di tutti al vincitore, e poi rinnegarle sulla base di accuse che non vengono concretamente provate e a fronte del giudizio di un arbitro che sancisce quella vittoria. E fa bene il Partito Democratico ad attenersi per ora a questo giudizio e a questo risultato, per quanto sia sgradevole anche per quel partito (per una parte della sinistra palermitana, ha detto qualcuno, la vittoria di Fabrizio Ferrandelli è vissuta “come se avesse vinto Totò Riina: non lo voteranno mai”): dimostrando ancora di essere l’unico partito del centrosinistra con un po’ di senso di responsabilità e serietà, malgrado tutto.
Ma il Partito Democratico non è immune da errori gravissimi che hanno portato a questo stato di cose: la sua leadership ha scelto di appoggiare Rita Borsellino, che malgrado il sostegno dei dirigenti nazionali di tutti i partiti maggiori (Bersani, Vendola, Di Pietro) è stata capace di farsi battere da un ragazzo che quasi nessuno aveva mai sentito nominare fuori da Palermo e molti neanche a Palermo. Prendendo i voti che avrebbero dovuto essere della sinistra, e del PD, se avesse scelto un candidato in grado di raccoglierli (basti dire che l’unico iscritto al PD tra i candidati, Davide Faraone, ha preso il 27% senza che nessuno lo sostenesse). Rispondono i contestatori della vittoria di Ferrandelli che ha vinto grazie all’appoggio del Movimento per l’Autonomia, guidato dal governatore Raffaele Lombardo, che con la sinistra niente ha a che fare, e il cui rapporto con parte del PD ha diviso in due il partito in Sicilia da tempo. E, dicono i contestatori, questo appoggio viola i patti stabiliti tra i partecipanti prima delle primarie di “escludere in ogni fase del percorso elettorale alleanze con soggetti politici che si sono resi responsabili del disastro economico e sociale della città negli ultimi dieci anni e della mortificazione dei diritti di cittadinanza dei palermitani”, ovvero con chiunque abbia partecipato al governo di centrodestra della città. E hanno di certo ragione, i contestatori: l’altissima partecipazione alle primarie non ha altra spiegazione se non quella di una mobilitazione “esterna” e ci sono state molte occasioni di appoggio e complicità pubblica di leader dell’MpA alla campagna di Ferrandelli.
Ma non sono contestazioni che si possono fare a valle, quando le elezioni sono perse di poco, avendo prima trascurato ogni vigilanza e partecipato degli abusi più vari: di Rita Borsellino è stato dimostrato l’aver accettato rimborsi dal PD, intanto che si introducevano fuori tempo massimo ostacoli al voto dei cittadini stranieri per danneggiare un candidato che del lavoro con gli stranieri a Palermo (che non sono dei marziani a pagamento come vengono raccontati, sono stranieri che vivono e lavorano a Palermo e hanno intensi rapporti con le organizzazioni sociali e la città) ha fatto un grande impegno. E intanto si diceva ogni giorno “attenti a non fare come a Napoli” e si teneva alta la guardia, eccetera eccetera: e ora viene fuori che si è fatto come a Napoli?
In questo anche, il PD, è colpevole, da maggiore tutore della correttezza: se non si fa rispettare la democrazia formale e ogni sua regola, poi a un certo punto succede il guaio. La cultura della democrazia sostanziale genera nodi che a un certo punto vengono al benedetto pettine e diventano mostri. E in Italia è fortissima: è quella per cui nelle due camere a ogni legislatura il parlamento italiano accoglie per anni eletti illegittimi a termini di legge prima che si arrivi ad esautorarli (più spesso cade il governo, prima); è quella per cui quando si è dimostrato che il governatore della Lombardia era stato eletto dopo irregolarità nella raccolta delle firme per la candidatura, la “vittoria sul campo” è stata fatta valere come indiscutibile; è quella per cui lo stesso governatore della Lombardia e quello dell’Emilia Romagna hanno ampiamente superato il numero di mandati stabiliti dalla legge e nessuno si pone il problema, hanno vinto loro; è quella per cui molti professori universitari restano al loro posto quando i concorsi si sono rivelati irregolari; è quella per cui lo statuto del PD prevede deroghe straordinarie al limite dei due mandati parlamentari, e quelle deroghe però diventano la norma. Che vuoi fare, dirgli di no?
È un sistema per cui non si sanzionano mai “piccole” violazioni, dicendo che sono “piccole”, in cui i controlli non si fanno mai durante, e dopo diventa troppo tardi e le contestazioni poco credibili. E questo sistema genera continuamente casini inestricabili, come quello di Palermo. Dove il vincitore è il meno indicato a rappresentare la sinistra, il meno capace di raccoglierne i voti, ma ha vinto: però ha anche vinto violando le regole, e intanto che le violavano anche altri. E le denunce non venivano prese in considerazione.
E ora la soluzione quale sarebbe? Fare saltare di nuovo tutto, anche la regola per cui si accettava il vincitore? Era fondata, o andava letta come “accettiamo il vincitore, eccetto Ferrandelli”? E se era fondata ora andrebbe ignorata, la regola, in nome del fatto che il candidato è giudicato impresentabile e perdente?
La democrazia sostanziale. Meglio cominciare a pensare in un altro modo. Starete più attenti la prossima volta.
– Chi è Fabrizio Ferrandelli
– Zoro alle primarie di Palermo