Uomini e borse
Le quotazioni di borsa nei luoghi pubblici in Asia diventano fondali per quotidiani ritratti notevoli
Negli anni del boom economico e nei decenni successivi è stato uno scenario consueto anche da noi, soprattutto milanese ma non solo. La versione “moderna” degli umarèl – passanti che si affacciano intorno ai cantieri stradali per seguire i lavori, dire la loro, osservare – erano signori quasi sempre altrettanto maschi e quasi sempre altrettanto non giovanissimi che si fermavano davanti ai monitor delle quotazioni di borsa esposti nelle vetrine delle banche. Espertissimi di azioni e fluttuazioni, seguivano i numeri in movimento, discutevano, quasi mai possedevano. Poi il mondo è diventato ancora più moderno, le attrazioni alternative più numerose e a portata di mano, e ora è uno spettacolo che non capita quasi più.
Dall’altra parte del mondo, invece, uno spettacolo della stessa famiglia si mostra ogni giorno e ci arriva attraverso le agenzie fotografiche, per il sollievo di redazioni internazionali sempre disperatamente in cerca di illustrazioni per notizie così poco illustrabili come quelle finanziarie. In Cina, Giappone, Corea, grandi tabelloni luminosi mostrano le quotazioni ai passanti in strade e piazze: ma a giudicare dalle immagini, loro restano passanti e non si fermano più in crocchi a guardare quei numeroni, segno dei tempi. Persone che si muovono sullo sfondi di numeri che si muovono, probabilmente non nella stessa direzione.