Perché Yahoo ha fatto causa a Facebook
Le cose da sapere sull'azione legale più importante nella storia del social network, accusato di aver usato dieci brevetti senza permesso
di Emanuele Menietti - @emenietti
Nel pomeriggio di ieri (in Italia era sera), Yahoo ha confermato di aver fatto causa a Facebook per la violazione di alcuni brevetti [pdf]. La società contesta al social network di aver copiato molte delle funzionalità che da tempo erano presenti sui suoi portali, arrecando un danno economico non indifferente. Le voci su una possibile causa contro Facebook da parte di Yahoo erano circolate la scorsa settimana, ma mancavano ancora conferme e dettagli. La causa è stata depositata presso il Tribunale federale di San Jose (California) ed è una mossa molto impegnativa per Yahoo, che si gioca la propria reputazione contro il social network più usato al mondo con una azione legale che potrebbe durare a lungo e rivelarsi molto costosa se non venisse trovato un accordo extragiudiziale.
“L’intero modello di social network, che permette agli utenti di creare profili per rimanere in contatto, tra le altre cose, con persone e aziende, è basato sulla tecnologia brevettata da Yahoo per il social networking” si legge nelle 19 pagine della causa legale. A Facebook non viene quindi contestato di aver utilizzato una singola funzionalità ideata e sviluppata da Yahoo, ma l’intero sistema sul quale si basa il social network. Yahoo contesta l’utilizzo senza autorizzazione di dieci suoi brevetti (ve ne proponiamo una sintesi, ricordandovi che le versioni originali sono ricche di dettagli e complesse specifiche).
1. Brevetto 7454509 (presentato nel 2001, riconosciuto nel 2008)
Un sistema per l’intrattenimento basato sui gusti di un dato insieme di persone, che possono condividere le loro preferenze con gli altri utenti. Il brevetto ipotizza l’uso del sistema per la musica, per ascoltarla insieme con i propri contatti online.
Nel corso degli anni Facebook ha sviluppato diversi sistemi simili, come il recente servizio per condividere l’ascolto delle canzoni direttamente online.
2. Brevetto 7599935 (presentato nel 2005, riconosciuto nel 2009)
Illustra una soluzione per consentire a un utente di condividere un dato contenuto, ma solo con un numero selezionato di propri contatti online. Sono previsti filtri e altri sistemi per indicare il grado di relazione con i propri contatti, decidendo con chi condividere o meno un contenuto.
Facebook utilizza filtri e altre impostazioni per condividere le cose online con singole persone, gruppi di amici o tutti gli iscritti al social network.
3. Brevetto 5983227 (presentato nel 1997, riconosciuto nel 1999)
Il sistema serve per creare in maniera automatica homepage personalizzate, con contenuti che possono essere selezionati dall’utente. Le pagine possono così contenere notizie, informazioni sul meteo e altri tipi di contenuti che si aggiornano autonomamente.
La homepage di Facebook in effetti è un flusso automatico di contenuti condivisi dagli utenti e dalle pagine cui si è iscritti.
4. Brevetto 7747648 (presentato nel 2005, riconosciuto nel 2010)
È l’idea per un sistema che consenta agli utenti di rimanere in contatto tra di loro, inviandosi messaggi.
Facebook ha un proprio sistema per inviare messaggi, in questo caso il brevetto è comunque generico, considerato che simili soluzioni sono adottate da buona parte dei social network.
5. Brevetto 7406501 (presentato nel 2003, riconosciuto nel 2008)
Spiega come integrare in un’unica soluzione un sistema per la messaggistica istantanea e uno per le email. In pratica, un utente può inviare un messaggio istantaneo, che viene letto dal ricevente come una email. I due sistemi sono integrati e quindi non si nota alcuna differenza, semplificando lo scambio dei messaggi.
Da qualche tempo Facebook adotta proprio questo sistema: chat, mail e sistema dei messaggi sono integrati tra loro.
6. Brevetto 6907566 – 7. Brevetto 7100111 – 8. Brevetto 7373599 (presentati nel 1999, riconosciuti nel 2005)
Illustrano il modo e il sistema necessario per collocare in una posizione ottimale gli annunci pubblicitari in una pagina web. Le pubblicità vengono mostrate sulla base di ciò che gli utenti hanno fatto poco prima e di quello che potrebbero fare subito dopo.
Facebook ha un simile sistema per fornire annunci pertinenti con le proprie attività online, almeno in parte. Sistemi analoghi sono usati da molti altri siti web.
9. Brevetto 7668861 (presentato nel 2007, riconosciuto nel 2010)
Serve per valutare la qualità delle azioni effettuate dagli utenti online e, sulla base delle loro interazioni, capire se vi siano iscritti fasulli o sistemi automatici per effettuare spam.
Facebook ha simili sistemi di analisi delle azioni effettuate sul proprio sito, cosa che consente di bloccare gli account fasulli.
10. Brevetto 7269590 (presentato nel 2004, riconosciuto nel 2007)
Illustra un sistema che serve per indicare quali contenuti possono essere visualizzati o meno dai propri contatti. Serve, per esempio, per stabilire quali foto rendere visibili ai propri amici quando si collegano e quali no.
Facebook ha da tempo una simile funzione, che risponde anche a inevitabili esigenze legate alla privacy.
Diverse indicazioni contenute nei brevetti riconosciuti a Yahoo sono generiche e, a ben vedere, potrebbero essere applicate a buona parte dei social network esistenti. La causa legale mira a ottenere due distinti obiettivi: da un lato ricevere un enorme risarcimento per i presunti danni subiti fino a ora e, dall’altro, l’obbligo per Facebook di astenersi dall’utilizzare le idee e le soluzioni elencate nei brevetti di Yahoo. I legali della società spiegano, infatti, che il semplice pagamento delle licenze per poter usare quei brevetti non sarebbe sufficiente, considerate le attuali dimensioni di Facebook con i suoi oltre 850 milioni di iscritti.
L’azione legale arriva a poche settimane di distanza dalla nomina di Scott Thompson alla guida di Yahoo. E secondo diverse fonti, sarebbe stato proprio il nuovo amministratore delegato a spingere per l’avvio della causa. Pare che negli ultimi giorni la questione sia stata dibattuta a lungo tra i manager della società, raccogliendo una forte opposizione soprattutto da parte dei responsabili dello sviluppo tecnico dei sistemi di Yahoo. Thompson si sarebbe occupato personalmente della preparazione dell’azione legale insieme con i legali della società.
Il CEO era determinato a fare in fretta, per sfruttare il particolare momento in cui si trova Facebook: il social network ha avviato le procedure per quotarsi in borsa e si stima che la sua valutazione potrebbe raggiungere i 100 miliardi di dollari. L’evento era atteso da tempo in ambito finanziario e la causa legale potrebbe complicare le cose per Mark Zuckerberg e i suoi soci. Yahoo seguì una strada analoga anche nel 2004 quando Google decise di quotarsi in borsa: gli fece causa per alcuni brevetti e le due società raggiunsero un accordo poco prima del debutto sul mercato di Google.
La vicenda potrebbe portare a due distinti scenari. Nel caso di un successo, Yahoo potrebbe danneggiare seriamente la quotazione in borsa di Facebook, ottenendo anche nuove risorse per finanziare la propria ristrutturazione e tornare a essere maggiormente competitivo online. Se l’operazione dovesse rivelarsi fallimentare, Yahoo subirebbe un ulteriore grave danno di immagine e dimostrerebbe – ancora una volta – di essere in difficoltà nell’immaginare un proprio futuro online. La causa legale non ha entusiasmato per ora i mercati, lasciando le azioni della società al di sotto dei 14,50 dollari.
In attesa dei prossimi sviluppi, i responsabili di Facebook hanno respinto le accuse dicendo di essere rimasti molto sorpresi dalla decisione di Yahoo, società con cui sono attivi diversi tipi di collaborazioni commerciali: “Siamo venuti a conoscenza della decisione di Yahoo insieme con la stampa. Ci difenderemo con determinazione contro queste azioni sconcertanti”.