Mi sono candidato col Labour
Lazzaro Pietragnoli, italiano, racconta su Europa come avviene il processo di selezione dei candidati del partito laburista britannico, lui che lo ha superato
In tempi di discussioni – che non finiscono mai – su primarie, congressi, partiti leggeri e partiti pesanti, è interessante il racconto di Lazzaro Pietragnoli su Europa, un paio di giorni fa. Pietragnoli, che è italiano, spiega e racconta la selezione che ha dovuto superare per essere scelto come candidato del partito laburista britannico nelle prossime elezioni suppletive del consiglio di quartiere di Camden, a Londra.
«Selezionato? Avrai mica dovuto spedire il curriculum?», mi chiedeva scherzando un amico quando gli ho detto che sono stato scelto come candidato del Labour nel collegio di Camden Town e Primrose Hill per il consiglio comunale di Camden alle suppletive del 3 maggio prossimo. In realtà, l’invio del cv è stato solo la prima (e la più semplice) di una serie di procedure cui ho dovuto sottopormi.
Al Labour party, infatti, non basta la buona volontà e la disponibilità individuale, anche perché il sistema elettorale (collegi uninominali col maggioritario secco: vince chi prende un voto più degli altri, per capirsi) crea una simbiosi fortissima tra il candidato e il partito che lo propone (senza sottovalutare l’enorme impegno finanziario che il secondo sosterrà a favore del primo). Per questo motivo una speciale commissione del partito viene chiamata a vagliare preventivamente tutte le candidature e a considerare aspetti formali (iscrizione al Labour da almeno un anno, sussistenza del diritto di elettorato passivo, assenza di elementi di incompatibilità ed ineleggibilità, irreprensibilità dei comportamenti) e politici (coinvolgimento attivo nella vita del partito, capacità di fare campagna elettorale, disponibilità di tempo e reali abilità nello svolgere le funzioni elettive cui ci si candida).
Per fare questo, oltre ad analizzare il curriculum (e uno speciale modulo aggiuntivo compilato dal segretario della sezione di appartenenza, una sorta di suo endorsement), il comitato sottopone i candidati a una lunga intervista. Nel colloquio si mette il singolo di fronte ad una serie di situazioni ipotetiche in cui si potrebbe trovare una volta eletto, per vedere come reagirebbe. «Che azioni promuoveresti – è stata una delle cose che mi sono state chieste – per prevenire incidenti stradali in una strada della zona particolarmente pericolosa e come proveresti a coinvolgere la popolazione nella vita di un consigliere?».
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Phil Noble – WPA Pool/Getty Images