La lettera di Giulio Terzi al Corriere
Il ministro degli Esteri si difende dalle critiche sulla vicenda del blitz in Nigeria e l'arresto dei marinai in India, fornendo qualche informazione in più
Oggi il Corriere della Sera pubblica una lettera inviata dal ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, che spiega di aver scritto per rispondere alle critiche e alle polemiche degli ultimi giorni sulla gestione della diplomazia da parte dell’Italia. Sull’uccisione di Franco Lamolinara in Nigeria in seguito a un’azione delle forze speciali britanniche per liberarlo insieme con un altro ostaggio, il ministro conferma che riferirà presto in Parlamento non appena saranno state raccolte tutte le informazioni necessarie, con la collaborazione del Foreign Office britannico. Per quanto riguarda gli italiani ancora rapiti nel mondo, Terzi ricorda la necessità di usare tutte le cautele del caso nell’occuparsi e nel diffondere notizie, cosa che spiega le poche informazioni disponibili su Rossella Urru.
Il ministro dà anche qualche dettaglio in più sulla vicenda dei due marinai italiani arrestati nel Kerala (India) con l’accusa di aver ucciso due pescatori nel Mar Arabico a metà febbraio mentre erano a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie. Terzi ricorda di aver dato parere contrario all’ingresso della nave nelle acque territoriali indiane, scelta che in seguito consentì agli agenti indiani di arrestare i due marinai. Su come andarono le cose poco prima del fermo di polizia restano comunque molti dubbi e punti da chiarire.
Caro Direttore, desidero esprimere le mie considerazioni in merito a commenti svolti dalla stampa, ripresi dal suo giornale, sulla nostra azione di politica estera in circostanze che hanno suscitato spunti polemici. Se da un lato è giusto e comprensibile tenere alta l’attenzione per queste vicende, dall’altro la loro complessità sta portando fraintendimenti sui quali per il ruolo che rivesto di ministro degli Esteri desidero contribuire alla massima chiarezza. Sulla tragica uccisione dell’ingegner Franco Lamolinara riferirò urgentemente in Parlamento, sulla base di un quadro preciso che Palazzo Chigi sta acquisendo da tutti gli Enti coinvolti. Ho avuto contatti continui con il ministro degli Esteri inglese, William Hague, che mi ha assicurato la piena collaborazione di Londra per ogni chiarimento su tempi, modalità e attuazione della decisione di intervenire militarmente. In questo quadro il ministro Hague mi ha anticipato la sua intenzione di recarsi a Roma nei prossimi giorni.
Vorrei anche chiarire che la Farnesina segue costantemente, ogni giorno, tutti i casi di sequestro e pericolo per gli italiani che operano in regioni ad alta criticità sul piano della sicurezza. Abbiamo a che fare con situazioni estremamente complesse di organizzazioni terroristiche internazionali che operano in territori sconfinati, che vanno dal Maghreb all’Oceano Indiano, dal Pakistan all’America Latina. L’impegno è fortissimo e quotidiano e il clamore è controproducente e spesso aggrava il pericolo. Anche per questo ci hanno preoccupato le false notizie sulla liberazione di Rossella Urru, che la Farnesina ha fatto di tutto per verificare e chiarire, ricevendone per converso critiche come se questa negativa confusione non fosse stata generata da altri. Ma proprio il caso Urru dimostra l’esigenza assoluta di riservatezza nel gestirlo e di vera unità di intenti.
Lo stesso vorrei sottolineare per una situazione diversa, quella di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i nostri militari ingiustamente trattenuti in India. Dal primo momento e cioè appena avuto notizia di quanto avvenuto in acque internazionali a Sud dell’India, ho dato parere negativo all’avvicinamento della nave in territorio indiano nonostante tale decisione non fosse di competenza del ministro degli Esteri e ho continuato a oppormi formalmente al trasferimento dei nostri marò a terra, cosa che è avvenuta solo a seguito di un’azione coercitiva della polizia indiana. Sul piano dell’azione svolta verso il governo indiano, sin dal primo giorno, ho avviato un’azione a tutti i livelli ufficiali e informali, anche attraverso importanti Paesi amici e organizzazioni internazionali, per trovare una soluzione concreta che riporti a casa i nostri uomini. E stata mia la decisione di inviare immediatamente il sottosegretario De Mistura e la missione interministeriale ad alto livello, con i quali sono in costante contatto. Sono stato in India per far vedere a quel governo e ai nostri militari quanto il nostro Paese tiene a una sollecita soluzione. Lo rifarei e intendo tornarci. Personalmente ritengo le critiche utili quando sono costruttive, non credo che tutte lo siano state, ma ritengo estremamente importante dimostrare il senso dell’unità e della determinazione della nostra politica estera per sostenere ruolo, dignità e interessi del nostro Paese e dei nostri connazionali nel mondo.
In questi mesi l’attività della Farnesina e mia personale ha accompagnato e sostenuto l’azione condotta dal presidente del Consiglio per promuovere l’immagine dell’Italia credibile sulla scena internazionale, che ci viene con sempre maggiore convinzione e frequenza riconosciuta sia sul piano economico che su quello più strettamente diplomatico. Ciò non solo negli scenari che ci vedono tradizionalmente protagonisti (a cominciare da quello euroatlantico), ma anche su specifiche iniziative diplomatiche e di promozione economica focalizzate su temi e aree geografiche prioritari in questo momento storico.
Lo si è visto da ultimo in questo fine settimana a Copenaghen, dove i 27 ministri degli Esteri dell’Unione Europea, nella conclusione della riflessione comune sul futuro dell’Europa, hanno recepito molte delle nostre priorità che in questi mesi ho ribadito nelle decine di incontri e missioni effettuate in Europa, in Asia, in Africa, negli Stati Uniti. Anzitutto la tutela dei diritti umani, in particolare delle categorie più deboli, delle donne, delle minoranze religiose per garantire a tutti una piena libertà di credo. Abbiamo poi chiesto e ottenuto che l’Unione Europea riservi maggiore attenzione, e sostegno anche finanziario, al Mediterraneo. L’Europa deve saper parlare non solo ai governi ma anche alle popolazioni, vere protagoniste delle Primavere arabe, che altrimenti rischiano di rimanere un processo incompiuto. Punto di arrivo della nostra strategia e conferma del ruolo centrale dell’Italia è stata la Conferenza dei ministri degli Esteri del dialogo 5 + 5 che per la prima volta dalle Primavere arabe ha riunito a Roma il 20 febbraio scorso i dieci Paesi che si affacciano sulle due sponde del Mediterraneo.
La difesa degli interessi economici nazionali e il sostegno alla crescita del nostro Paese hanno in questi mesi costituito una nostra priorità assoluta. Proprio la recente missione in Asia ha confermato come con le riforme economiche e le liberalizzazioni messe in atto dal nostro governo l’Italia rappresenti un mercato sempre più favorevole per gli investitori stranieri, mentre per le imprese italiane, che ci accompagnano nelle nostre missioni, si apre un mercato, quale quello dell’Asean, di 600 milioni di individui.