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  • Lunedì 12 marzo 2012

Italia e Brasile litigano per la TAV

Non quella in Piemonte ma quella tra Rio e San Paolo, progettata da un'azienda italiana, per via della quale un tribunale ha bloccato tutti i fondi del Brasile in Italia

Passengers arrive to Sao Cristovao train station in Rio de Janeiro, Brazil on January 25, 2010. AFP PHOTO/VANDERLEI ALMEIDA (Photo credit should read VANDERLEI ALMEIDA/AFP/Getty Images)
Passengers arrive to Sao Cristovao train station in Rio de Janeiro, Brazil on January 25, 2010. AFP PHOTO/VANDERLEI ALMEIDA (Photo credit should read VANDERLEI ALMEIDA/AFP/Getty Images)

Il tribunale di Arezzo ha bloccato tutti i fondi del Brasile in Italia per il mancato pagamento di un’azienda toscana, la Italplan di Terranuova Bracciolini (Arezzo). Tra le altre cose, sono stati bloccati un milione di euro depositati dallo Stato brasiliano presso la filiale di Milano del Banco do Brasil. In pratica, come scrivevano il quotidiano brasiliano O Estado de S. Paulo e ieri il Corriere della Sera, la sentenza ha decretato il blocco delle attività diplomatiche, delle spese correnti e degli stipendi dei dipendenti brasiliani in Italia, tra cui anche quelle dell’ambasciata di Roma.

La sentenza è arrivata dopo la denuncia di Italplan contro la VALEC, l’ente ferroviario brasiliano. Italplan dice che VALEC non le ha mai versato i fondi pattuiti per un progetto di ferrovia ad alta velocità tra Rio de Janeiro e San Paolo. La vicenda risale al 2005, quando l’azienda toscana era stata scelta dalla VALEC per studiare il progetto della linea teoricamente lunga 405 chilometri e percorribile da un treno in circa 2 ore (passando attraverso molte montagne). L’Italplan aveva aperto una sede a Brasilia, dove per quasi cinque anni ha lavorato al progetto finale dell’opera, i cui costi, secondo le sue stime, si aggirerebbero intorno ai 261 milioni di euro.

Poi però il Brasile ha rinunciato al progetto dell’alta velocità, almeno per il momento, e non ha pagato le spese sostenute da Italplan in quegli anni. L’azienda, secondo i suoi calcoli, avrebbe diritto ad almeno 16 milioni di euro di risarcimento. È iniziata così una lunga battaglia legale che è culminata nella sentenza dello scorso settembre del tribunale di Arezzo che ha condannato la VALEC a pagare 15,7 milioni come spese iniziali. Le autorità brasiliane hanno apparentemente fatto finta di nulla – non hanno presentato neanche ricorso alla sentenza – e così la settimana scorsa è entrato in vigore il blocco dei fondi alle rappresentanze diplomatiche del Brasile, dal momento che l’unico azionista della VALEC è lo stato brasiliano.

La notizia non ha avuto grande risalto sui quotidiani brasiliani ma il caso resta importante e controverso. Oggi il sottosegretario agli Esteri brasiliano, Ruy Nogueira, è a Roma per incontrare le autorità italiane e cercare di risolvere la questione. Il Brasile contesta la sentenza e dice di non essere stato informato nei tempi e modi giusti dall’azienda italiana. Inoltre il Brasile sostiene che il blocco viola la Convenzione di Vienna, che tutela con l’immunità diplomatica il funzionamento dei servizi di ambasciate e consolati dalle sentenze di singoli tribunali stranieri.

I rapporti tra Italia e Brasile sono complicati e tesi da tempo. L’ultimo problema è stato quello della mancata estradizione di Cesare Battisti, negata lo scorso giugno dal Supremo Tribunal Federal, la più alta istituzione giurisdizionale del Brasile. Battisti, condannato in Italia per attività terroristiche, è tornato quindi libero, dopo quattro anni e 52 giorni di detenzione, provocando le proteste del governo e delle autorità italiane.

foto: VANDERLEI ALMEIDA/AFP/Getty Images