L’Islanda e il dollaro canadese
I negoziati per entrare nell'euro sono già avviati, ma alcuni politici e industriali islandesi stanno pensando a una soluzione alternativa
Negli ultimi giorni si è tornato a parlare della possibilità che l’Islanda abbandoni la sua moneta, la króna: non però per adottare l’euro, come annunciato più volte dal governo islandese, bensì il dollaro canadese. Da qualche tempo, infatti, alcuni politici e industriali islandesi stanno facendo pressioni per rinunciare alla moneta unica europea e puntare invece sul loonie, come viene soprannominato il dollaro canadese. A questo proposito, le loro delegazioni avrebbero già incontrato diplomatici canadesi per discutere il progetto.
In prima linea per questo obiettivo c’è il Partito Progressista islandese, attualmente all’opposizione, che è guidato da Sigmundur Davíð Gunnlaugsson e alle ultime elezioni nel 2009 ha ottenuto il 14,8 per cento dei voti. Gunnlaugsson e gli altri vorrebbero adottare il dollaro canadese perché dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, che ha colpito duramente l’Islanda con il fallimento a catena delle sue tre principali banche, la corona è stata svalutata decisamente rispetto al dollaro americano: dal 2008 ha perso infatti circa metà del suo valore.
Tuttavia, l’Islanda ha saputo reagire nella crisi anche per aver avuto una valuta tutta sua. Deprezzando la króna, l’Islanda è riuscita ad aumentare le esportazioni: dal deficit della bilancia commerciale del 28 per cento del PIL nel 2008, l’Islanda è passata a un surplus del 3 per cento. L’economia nel 2011 ha ripreso a crescere e la disoccupazione a calare (ora è al 6,5 per cento). Il problema è che la valuta da allora non è più stabile come un tempo e l’inflazione è da anni molto alta (ora è scesa al 5 per cento). Secondo alcuni economisti, in queste condizioni, sarebbe conveniente entrare a far parte di una moneta comune. È per questo che il governo islandese spinge per adottare l’euro, per cui i negoziati sono già in corso da tempo ma dovranno essere ratificati in futuro, in ogni caso, da un referendum.
Secondo Gunnlaugsson e gli altri, invece, la futura valuta comune dell’Islanda non deve essere l’euro, ma il dollaro canadese, perché l’eurozona ha un debito troppo alto e attraversa una grande crisi economica e politica. Al contrario, il dollaro canadese è molto forte (oggi ha lo stesso valore del dollaro americano, mentre dieci anni fa un “loonie” valeva solo 62 centesimi americani) e l’economia del Paese è una delle più floride al mondo. Certo, l’Islanda, nel caso, perderebbe il controllo della propria politica monetaria, che passerebbe di fatto nelle mani di Bank of Canada, ma uno scenario simile si ripeterebbe anche con l’Europa, soprattutto alla luce dell’ultimo patto di bilancio approvato da quasi tutti gli stati dell’Unione Europea.
Qualcosa del genere è già successo con El Salvador ed Ecuador, che in passato hanno deciso di adottare il dollaro americano o con lo stesso euro, che oggi circola in gran parte del Kosovo. Per il Canada, inoltre, l’impatto sarebbe minimo: l’Islanda ha soli 317mila abitanti contro gli oltre 34 milioni del Canada e l’economia islandese rappresenta solo l’un per cento di quella canadese. Secondo gli ultimi sondaggi citati dall’Economist, il 70 per cento degli islandesi vorrebbe abbandonare la krona per una valuta più stabile, ma metà di questi vorrebbe passare all’euro e l’altra metà al dollaro canadese.
foto: JAY DIRECTO/AFP/Getty Images