È finita la caccia giapponese alle balene
La flotta è tornata indietro: la stagione è stata un insuccesso, anche grazie alle azioni degli ambientalisti
L’Agenzia per la pesca giapponese ha annunciato che la stagione della caccia alle balene è finita questa settimana. La flotta si è diretta verso il Giappone abbandonando le acque dell’Oceano Antartico, dopo aver ucciso 266 balenottere minori e una balenottera comune. La flotta ha ucciso meno di un terzo dei 900 esemplari a cui era stata fissata la quota annuale per la stagione, che era iniziata a metà dicembre. Un funzionario dell’agenzia governativa giapponese ha detto all’agenzia di stampa AFP che “la pesca è stata minore del previsto a causa di fattori tra cui le condizioni climatiche e gli atti di sabotaggio da parte degli attivisti”.
La caccia alle balene con fini commerciali è stata bandita attraverso accordi internazionali, ma da 25 anni il Giappone continua a praticarla nascondendosi dietro il pretesto della ricerca scientifica e accordando a una sua flotta di pescherecci (piuttosto datata e malmessa) di condurre “ricerche legali” su centinaia di esemplari.
Diversi gruppi ambientalisti si oppongono alla pratica giapponese della caccia alle balene. Nella stagione di pesca tra il 2010 e il 2011, vennero uccisi dalle baleniere giapponesi solo 172 esemplari a causa delle pressioni e delle azioni degli ambientalisti: tra i più attivi c’è il gruppo Sea Shepherd, con sede negli Stati Uniti, che quest’anno ha seguito per migliaia di chilometri la flotta giapponese e ha provato a sabotare le navi per impedire materialmente che avvenisse la caccia. Un suo rappresentante ha detto che le azioni sono state un “grande successo”.
– La vita dei difensori di balene, le storie e le foto degli attivisti di Sea Shepherd
foto: AP Photo/Sea Shepherd, Gary Stokes