L’arresto di Caltagirone Bellavista
Perché da ieri è in carcere uno dei maggiori costruttori italiani, con accuse legate alla controversa costruzione del porto di Imperia
Ieri, lunedì 5 marzo, l’imprenditore romano Francesco Caltagirone Bellavista è stato arrestato a Imperia con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. L’operazione è legata alle indagini sulla discussa costruzione del porto di Imperia, la cui realizzazione fu avviata con sistemi di appalto poco trasparenti e con costi che sono lievitati notevolmente, con un guadagno illecito e conseguenti danni per il comune di Imperia, stando a quanto sostiene il pubblico ministero Maria Antonia Dilazzaro che si sta occupando del caso. Il provvedimento di custodia cautelare è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari, Ottavio Colamartino, con un’ordinanza di ottanta pagine.
Chi è Francesco Caltagirone Bellavista
È nato a Roma nel 1939 e fa parte della celebre famiglia di costruttori di origini palermitane: è cugino di Francesco Gaetano Caltagirone, a capo di uno dei più grandi gruppi industriali italiani. Tra gli anni Sessanta e i primi anni Ottanta Bellavista ha realizzato con le proprie imprese centinaia di costruzioni tra Italia, Nord America, Venezuela e Brasile. Dopo alcune vicende giudiziarie legate al caso Italcasse, lo scandalo sull’irregolarità di alcune concessioni di fidi e l’erogazione di “fondi neri” ai partiti, dalle quali uscì con una assoluzione con formula piena in appello, nel 1994 Bellavista rilevò la società dell’Acqua Pia Antica Marcia, una azienda immobiliare fondata nella seconda metà dell’Ottocento. La società ha quattro controllate che si occupano dei settori: immobiliare, porti turistici, alberghi e aeroporti.
Il porto di Imperia
Il progetto per dotare la città ligure di uno dei porti turistici più grandi del Mediterraneo nasce venti anni fa, quando viene fondata la società Porto Imperia Spa. Fu costituita grazie all’interessamento di Claudio Scajola, che all’epoca era sindaco di Imperia, e di diversi imprenditori interessati a partecipare all’opera di costruzione e alla successiva gestione dell’infrastruttura. Nel 2005 Bellavista ha rilevato un terzo delle azioni della Porto Imperia Spa attraverso la società Acqua Mare, una controllata della Acqua Marcia. Ottenuti i permessi necessari, verso la fine del 2006 sono iniziati i lavori di costruzione del nuovo porto, che sorge su un’area di circa 268mila metri quadrati e ospiterà fino a 1.300 barche. Il progetto ha previsto anche la costruzione di diverse infrastrutture a terra, compreso uno Yacht Club con strutture sportive, uffici e aree di servizio per la gestione dell’area portuale.
L’arresto
L’arresto è avvenuto mentre Bellavista si trovava nel palazzo comunale di Imperia, ieri mattina. Aveva un appuntamento per parlare con il sindaco della città, Paolo Strescino, per ottenere alcune proroghe necessarie per terminare i lavori al porto, il cui completamento è previsto per il prossimo anno. Ancora prima che il colloquio potesse iniziare, alcuni agenti della Polizia postale e della Guardia di Finanza sono entrati in azione con un mandato di arresto. Bellavista è stato scortato all’esterno del palazzo e successivamente trasferito in caserma per un primo interrogatorio di due ore. Terminato il confronto l’imprenditore è stato portato in carcere, dove per almeno cinque giorni non potrà avere contatti con nessuno, nemmeno con i propri legali.
Le motivazioni dell’arresto di Bellavista non sono ancora del tutto chiare e ieri il suo legale, Nero Diodà, ha spiegato che sarebbe stato possibile valutare la situazione con chiarezza solo dopo l’interrogatorio di garanzia per il suo assistito. Erika Dellacasa prova a ricostruire sul Corriere della Sera di oggi quali potrebbero essere i reati contestati:
I reati contestati all’importante costruttore romano si riferirebbero a una sottostima del valore dei beni demaniali occupati dal porticciolo per cui la società di gestione avrebbe pagato al Comune oneri di concessione troppo bassi (si parla di 500mila euro), contestati anche i costi di costruzione lievitati dagli iniziali 80 milioni di euro a oltre 150 milioni di euro. Su questo punto la società di Caltagirone si è sempre difesa sostenendo che si tratta di maggiori costi sostenuti interamente dal socio privato della Porto di Imperia Spa.
La vicenda giudiziaria
I problemi giudiziari per il porto di Imperia iniziano nel 2010, spiega Wanda Valli su Repubblica di oggi, quando la procura blocca i lavori in seguito a un esposto presentato dal Partito Democratico ligure. Vengono emessi diversi avvisi di garanzia, che riguardano anche Claudio Scajola, con l’ipotesi di «associazione per delinquere finalizzata a illecito guadagno in concorso, ancora, con Francesco Caltagirone Bellavista». I lavori al porto sono comunque quasi finiti: i 1300 posti barca ormai ci sono e le opere a terra sono in fase di completamento.
Le indagini in questi anni si sono anche concentrate sul tipo di accordo che Bellavista ottenne per la costruzione del porto: si sarebbe accollato buona parte delle spese, in cambio della possibilità di gestire circa il 70 per cento dell’opera finita. La società dell’imprenditore otteneva così la possibilità di vendere buona parte dei posti barca e l’85 per cento delle strutture a terra per recuperare il denaro dell’investimento iniziale e avere un guadagno. Alcune parti dell’accordo non sono però ritenute del tutto trasparenti e la Procura di Imperia vuole fare chiarezza, cercando di capire anche come andarono le cose al momento dell’affidamento dei lavori per la costruzione.
Negli anni scorsi gli avvisi di garanzia avevano già portato alle dimissioni di due vicesindaci di Imperia, vicini a Claudio Scajola (che non risulta coinvolto in questo secondo filone dell’inchiesta), come spiega Marco Preve oggi su Repubblica:
Il primo, Luca Lanteri, architetto, era in elicottero con Scajola e Caltagirone – c’era anche Giampiero Fiorani – per un sopralluogo aereo segreto sull’area portuale molto tempo prima che il costruttore romano formalizzasse ufficialmente il suo ingresso nella compagine societaria. Ed è uno degli elementi che hanno convinto i magistrati e la polizia postale che l’affidamento dei lavori fosse stato deciso a tavolino, con tanto di ispezioni dal cielo.
Sempre per abusi riguardanti la gestione dell’area portuale, nel giugno del 2011 si era dimesso il successore di Lanteri, Rodolfo Leone, commercialista, coordinatore cittadino del PdL e amministratore delegato di Invitalia.
Gli altri indagati
Oltre a Bellavista ieri è stato arrestato anche l’ex direttore generale della Porto di Imperia Spa, Carlo Conti, che aveva lasciato l’incarico lo scorso ottobre. Tra gli indagati risultano esserci anche Beatrice Cozzi Parodi, che possiede una quota della Porto Imperia Spa, Paolo Calzia, ex direttore generale del Comune di Imperia, Delia Merionghi, legale rappresentante della società Acqua Mare, la controllata di Acqua Marcia che ha il 33 per cento di Porto Imperia Spa, e Andrea Gotti Lega. Gotti Lega e Merionghi sono stati arrestati ieri sera.