I drusi delle alture del Golan
La storia degli abitanti di un territorio di grande importanza strategica ed economica, conteso tra Israele e Siria, e della loro dottrina religiosa
di Nicola Busca
Majdal al Shams è una cittadina arroccata a 1130 metri di quota sulle alture del Golan, nell’estremo nord di Israele, a ridosso del confine con la Siria e con il Libano. Gli abitanti di Majdal al Shams – circa 10mila persone – sono tutti drusi, una minoranza religiosa che accoglie nella proprio dottrina elementi di islamismo, giudaismo, induismo e cristianesimo e che vive prevalentemente di pastorizia e agricoltura.
Prima della Guerra dei sei giorni – il conflitto scoppiato nel 1967 tra Israele e Siria, Egitto e Libano – i drusi di Majdal al Shams erano cittadini siriani. Dopo il conflitto le popolazioni dell’Alta Galilea e del Golan passarono sotto il controllo di Israele. La Siria continua a considerare i drusi di Majdal al Shams come suoi cittadini, mentre Israele concede la cittadinanza a tutti i drusi che abitano le alture del Golan (gli altri insediamenti sono Buq’ata, Mas’ade e Ein Qiniyye) e non li riconosce come cittadini siriani. Soltanto il 10 per cento dei drusi ha accettato di beneficiare della cittadinanza israeliana. Israele rilascia comunque loro un lasciapassare per viaggiare all’estero, in cui vengono definiti genericamente come «abitanti delle alture del Golan». Dato che i drusi di Majdal al Shams e degli altri villaggi risiedono stabilmente sul suolo israeliano hanno anche diritto all’assistenza sanitaria statale, a vivere e muoversi liberamente sul territorio nazionale e lavorare senza problemi all’interno dei confini israeliani.
Oltre che di agricoltura e allevamento, la maggior parte degli abitanti di Majdal al Shams si guadagna da vivere grazie al turismo. Questo villaggio di confine è infatti l’ultimo insediamento umano abitato prima di arrivare al Mount Hermon Ski Resort, l’unico comprensorio sciistico di Israele. Anche se l’azienda che gestisce gli impianti è di proprietà israeliana, la maggior parte delle persone che lavorano nella stazione sciistica è di origine drusa, come quasi tutti i maestri di sci del Monte Hermon, gli addetti alla sicurezza sulle piste, gli impiantisti, i camerieri dei bar, dei ristoranti e gli impiegati alle casse.
La stazione ha aperto nel 1971 e da allora ha rappresentato una fonte di introiti importanti per queste popolazioni di montagna. A Majdal al Shams, negli anni, sono stati aperti alberghi, noleggi di attrezzatura sportiva, negozi e altre attività commerciali. Nel villaggio di Newe Ativ, a 12 chilometri dagli impianti, ci sono resort con spa, pub e pensioni. Anche d’estate molti turisti salgono al Monte Hermon per fare passeggiate o, semplicemente, passare qualche ora in alta quota. Nonostante i posti di lavoro offerti dalle piste o dalle infrastrutture turistiche, però, parecchi drusi continuano a vivere grazie alla vendita dei propri prodotti. Sulla strada che sale agli impianti molti venditori ambulanti aprono ogni giorno il proprio chiosco e sopravvivono vendendo olive, spezie, mele e Pite Druzit, una variante di pita condita con un mix di spezie e formaggio allo yogurt. Produzioni rigorosamente a “chilometro zero”.
Nonostante il limbo politico internazionale in cui continuano a vivere, i drusi continuano a mantenere buoni rapporti sia con Israele sia con la Siria, dove, molti di loro, hanno mantenuto, negli anni, rapporti di parentela e amicizia.