Il problema con i 120 milioni ai giornali
Il direttore de Linkiesta spiega perché non è convinto che i costi dell'esistenza di molti giornali debbano essere sostenuti da tutti noi
Jacopo Tondelli, direttore del giornale online Linkiesta, ha scritto un esauriente ed equilibrato editoriale sulle notizie di un nuovo finanziamento da parte del governo dell’annosamente discusso “fondo per l’editoria”, quello con cui vengono aiutati in misure e modi diversi quasi tutti i quotidiani italiani. Il direttore del Post lo ha commentato qui.
La notizia ormai è nota. Il fondo per l’editoria sarà rifinanziato, nuovamente e pesantemente. Doveva scendere a 47 milioni, e invece – grazie all’intervento del sottosegretario Peluffo e alla discreta moral suasion del Colle – sarà di 120 milioni. Tanti soldi, che sembrano tantissimi se pensiamo che sono soldi nostri. Quei 120 milioni diventano poi un peso davvero inaccettabile se si pensa che potevano e dovevano servire per alleggerire il carico fiscale sui lavoratori, le famiglie, le imprese e i consumatori quanto mai deppressi.
E invece così non è stato, così non sarà. Quei 120 milioni andranno ancora a finanziare i giornali, anche quelli di partito e a poco vale la rassicurazione che, questa volta, non basterà la tiratura ma bisognerà certificare i dati di vendita. Vale a poco perchè la questione di principio resta: quei soldi, promessi alla causa del pluralismo informativo, aiuteranno in realtà un’industria che continuerà a rinviare ciò di cui ha bisogno, vale a dire una seria cura di ristrutturazione che prenda sul serio che gli scenari sono definitivamente cambiati.
Per essere chiari, noi de Linkiesta.it non vogliamo una lira dallo stato, lo abbiamo scritto nello statuto e i nostri “competitor” non sono quelli che vanno tutti i giorni in edicola, nemmeno se hanno una versione online particolarmente bella e funzionante. Non abbiamo interessi di parte, in questa battaglia, ma solo vorremmo rappresentare interessi diffusi, che riguardano tutti i cittadini. Vorremmo discutere di principi che ci paiono razionali e condivisibili, in un momento di prolungata crisi, di fabbriche che chiudono e di imprese che non riescono a ripartire spesso anche a causa della burocrazia e del fisco.
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(nella foto Lapresse: Adriana Volpe, Mario Orfeo e molti giornali alla trasmissione i Fatti Vostri nel 2009)
– Luca Sofri: Le cose sono complicate