Il manifestante e il carabiniere
Repubblica racconta chi sono i protagonisti del video della Val di Susa più visto online in questi giorni
Martedì 28 febbraio una troupe di CorriereTV a Chianocco (Torino) ha ripreso il confronto tra un manifestante e un carabiniere, col primo a provocare e irridere il secondo, che restava impassibile. Il video ha circolato moltissimo online, è stato mostrato da giornali e telegiornali, se ne sono scritti decine di articoli. Oggi Paolo Griseri e Carlo Bonini su Repubblica raccontano chi sono i due protagonisti del video.
«Sai che c’è? Rilascio interviste solo a pagamento». Non ci crede nessuno all’ultima sparata di Marco Bruno, un modo per tenere il personaggio. Un personaggio non bello, l’inatteso volto disumano e strafottente del movimento. Il volto del ragazzo con la barba che dà della «pecorella» al carabiniere che lo osserva in silenzio dietro la maschera antisommossa oltre il guard rail. Il video ha fatto il giro del web, la prima occasione in cui la Rete ha giocato pesantemente contro i No Tav, trasformandosi da potente alleato in feroce accusatore. «Sì, è stata una grande cazzata, ma Marco non è così», dicono i suoi vicini nel piccolo borgo di Giaveno lungo la strada provinciale per Cumiana. Marco, ovviamente, per chi lo conosce e lo frequenta tutti i giorni, è diverso. Non è il cinico maramaldo che infierisce su un carabiniere silenzioso. È anzi un bravo padre di famiglia, 28 anni, stimato nella sua professione, tutt’altro che un professionista della violenza. Non certo un black bloc: «Ma figurati. Quando è andato a bloccare l’autostrada era in pausa pranzo». Dunque è in pausa pranzo che ha girato il video della «pecorella». Poi, insultato il carabiniere, è tornato alle normali occupazioni quotidiane.
(continua a leggere su Diritti Globali)
“Pecoreeella, non hai un nome e un cognome, pecoreella?”. Il birignao squadrista che quel tipo sulla A32 gli ha cantilenato a vantaggio di telecamere e davanti alla visiera di plexiglass che il comandante di plotone gli aveva ordinato di abbassare ora lo ripete a se stesso come una canzoncina. Le immagini di “Corriere tv” hanno fatto il giro della rete. Sono entrate nei corridoi della politica, dei ministeri, stupefatti dalla sua dignità di carabiniere. Hanno convinto il comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli, a gratificarlo di un encomio solenne per “la fermezza e la compostezza dimostrate”. E lui di tanto rumore e sovraesposizione ora ne sorride, quasi intimidito. Come può esserlo un ragazzo di 25 anni, quanti ne ha lui. Dice: “Pecorella un nome ce l’ha. Scrivi che mi chiamo F.”. E l’accento tradisce la sua terra, la sua storia. È sardo della provincia di Oristano, F. È un “figlio del popolo”, come si diceva una volta. E non perché dirlo sia un cliché, ma perché è la verità. “Sono figlio di un operaio. E sono cresciuto in un paese di operai. Ho un fratello e la licenza liceale scientifica”.
(continua a leggere sul sito di Repubblica)
– Adriano Sofri: Cosa pensava davvero Pasolini
– La TAV in 11 punti