Lo sciopero generale in India
I sindacati chiedono più soldi per i lavoratori e politiche economiche meno liberiste, nella più grande protesta degli ultimi decenni
Oggi in India è stato organizzato un grande sciopero generale. Per la prima volta dall’indipendenza quasi tutti i sindacati indiani, da quelli di estrema sinistra a quelli più vicini al Congresso Nazionale Indiano (il partito al governo), si sono uniti per protestare contro le politiche economiche e sociali del governo, che considerano troppo liberiste e poco attente ai diritti dei lavoratori.
I sindacati, tra le altre cose, chiedono al governo di centrosinistra di Manmohan Singh un aumento del salario minimo affinché venga adeguato all’inflazione, migliori condizioni e sicurezza sociale per gli operai indiani, pensioni più alte e garantite a tutti i lavoratori, contratti a tempo indeterminato per almeno 50 milioni di operai precari e l’arresto della vendita a soggetti privati di quote societarie di aziende gestite dallo Stato.
Lo sciopero durerà 24 ore. Hanno aderito oltre 5mila sigle sindacali e milioni di lavoratori, nonostante le precedenti minacce del governo che aveva detto che i lavoratori ribelli avrebbero potuto perdere il posto di lavoro. Sono in corso manifestazioni in tutto il paese. I trasporti urbani (ma non le ferrovie) hanno subìto parecchi disagi. Molte banche e negozi di tutto il paese sono rimasti chiusi.
I maggiori disagi, secondo i primi resoconti di giornata, si sono verificati a Calcutta, dove i sindacati sono tradizionalmente molto radicati: oggi si fa fatica a trovare un taxi o un risciò e la maggior parte degli uffici sono rimasti chiusi. Anche nello stato del Kerala, prossimo alle elezioni e dove la settimana scorsa sono stati accusati di omicidio i due militari italiani della nave Enrica Lexie, ci sono stati parecchi problemi: molte strade della città stamattina erano praticamente vuote.
Secondo i sindacati lo sciopero di oggi è un evento storico. Mai uno sciopero in India aveva coinvolto così tante sigle. Manmohan Singh è al suo secondo mandato e il suo governo negli anni è stato toccato da molti scandali di corruzione – come quello della telefonia mobile – e proteste popolari.
L’economia dell’India cresce, ma a un ritmo che va rallentando: secondo le stime degli economisti, nell’ultimo trimestre del 2011 il PIL è aumentato del 6,4 per cento, inferiore al 6,9 del trimestre precedente e al 7,7 per cento del periodo aprile-giugno. Il governo fatica a contenere la crescita dell’inflazione sotto la doppia cifra: negli ultimi due anni il tasso ha superato abbondantemente il 9 per cento, a dicembre è sceso al 7,5 per cento.
nella foto, una manifestazione di oggi a Siliguri (DIPTENDU DUTTA/AFP/Getty Images)