Qual è l’ingresso del Louvre?
Il Wall Street Journal ripercorre la storia della facciata del Louvre, che non è quella con la piramide e non ha l'attenzione che si merita da parte dei visitatori
Oggi la maggior parte dei turisti che visita il museo del Louvre di Parigi (il museo d’arte più visitato del mondo, con circa 8,5 milioni di ingressi l’anno) accede al palazzo dalla corte interna, quella dove si trova la famosa piramide di vetro voluta da Mitterrand e progettata da I. M. Pei. Ma l’ingresso originario del palazzo non è sul lato che si affaccia verso ovest, quello che ha di fronte la piramide: secondo i progetti di Luigi XIV e dei suoi ministri, il cardinale di origine italiana Giulio Mazzarino e il potente Jean-Baptiste Colbert, l’entrata era infatti dalla parte opposta, quella orientata verso est, che venne progettata da Claude Perrault ed è uno dei capolavori del classicismo architettonico nel mondo. James Gardner ne ripercorre la storia sul Wall Street Journal.
La storia del Louvre
La storia del Louvre inizia circa 800 anni fa, quando, nel punto in cui ora sorge la Cour Carrée, la corte centrale di forma quadrata, c’era una fortezza fatta costruire tra il 1190 e il 1202 da Filippo II per difendere la città dagli attacchi dei Normanni. La struttura fu ampliata da Carlo V (1338-1380), che la fece diventare una residenza reale, ma fu solo ai primi del Cinquecento che un intervento finanziato da Francesco I e eseguito dall’architetto Pierre Lescot tolse al Louvre l’aspetto di una fortezza. Tra la fine del 1500 e la metà del 1600 la struttura del Louvre subì ulteriori modifiche che le resero più simile a quella odierna: il nucleo centrale venne unito al palazzo delle Tuileries attraverso la costruzione della Grande Galerie, mente la Cour Carrée – dove si trovava la vecchia fortezza – venne ammodernata dall’architetto Jacques Lemercier.
La facciata
Nella seconda metà del Seicento Jean Baptiste Colbert, ministro delle finanze di Luigi XIV, decise di concentrarsi sulla facciata est, l’entrata, decisiva per dimostrare l’importanza della struttura nella città. Nel 1665 per la sua progettazione fu chiamato Gian Lorenzo Bernini, architetto di riferimento dell’epoca grazie ai suoi progetti romani, San Pietro sopra tutti. Bernini arrivò a Parigi con un seguito immenso, “quasi un’armata”, come scrive Gardner, ma non trovò nell’architettura parigina molto che gli piacesse. Di conseguenza, il progetto che inizialmente Bernini propose per la facciata del Louvre era totalmente slegato dall’architettura cittadina: «Bernini – scrive Gardner – disegnò una costruzione romana per il centro di Parigi». Alla fine il progetto del Bernini fu messo da parte e gli fu favorito quello di Claude Perrault, che ci lavorò insieme a Louis Le Vau.
Nel 1692, completati i lavori sulla facciata, Luigi XIV scelse come residenza Versailles e il Louvre divenne la sede dell’Accademia Francese delle Belle Lettere e dell’Accademia Reale della Pittura e della Scultura. Poi, durante la Rivoluzione Francese, l’Assemblea Nazionale Costituente scelse il Louvre come luogo dove conservare le opere d’arte, fino a quando, il 10 agosto del 1793, venne ufficialmente inaugurato come museo.
Il progetto di Perrault e Le Vau, che la maggior parte dei turisti oggi non ha occasione di vedere, è caratterizzato da un grandioso doppio colonnato appoggiato su un basamento di pietra e da due serie di logge che danno profondità al complesso. Un «capolavoro di quell’ordine risonante e autoritario che era in fondo la passione estetica dell’epoca di Luigi XIV» lo definisce Gardner, e un progetto che ha poi influenzato intere generazioni di architetti, per circa due secoli: dal famoso teatro dell’Opera di Parigi, di Charles Garnier (1875) al Grand Central Terminal di New York di Warren e Wetmore (1903).
Foto: Dalbera