Oggi in Siria
La Croce Rossa ha iniziato ad evacuare i feriti dalla città di Homs, Hamas ha dichiarato di sostenere i siriani che lottano contro il regime e a Tunisi si è svolta una conferenza organizzata dalla Lega Araba
Il Comitato della Croce Rossa internazionale (Cicr) ha iniziato oggi ad evacuare donne, bambini e feriti dal quartiere di Baba Amr, a Homs, sotto assedio da 20 giorni. La Croce Rossa ha confermato di essere in trattativa sia con le autorità siriane che con l’opposizione per trasportare i feriti al sicuro, fuori dalla città. Ieri, in un video, la giornalista francesa Edith Bouvier aveva chiesto aiuto per lasciare Homs dopo essere stata ferita alla gamba durante i bombardamenti di mercoledì, in cui sono morti Marie Colvin corrispondente del Sunday Times e Remi Ochlik, fotografo francese.
Oggi, Ismail Haniyeh, leader del gruppo islamico Hamas, ha dichiarato pubblicamente di non appoggiare Bashar al-Assad, vecchio alleato, e di sostenere invece il popolo siriano: «Saluto l’eroico popolo della Siria che sta lottando per la libertà, la democrazia e le riforme», ha detto dopo la preghiera del venerdì alla moschea al-Azhar al Cairo. È la prima volta che un alto funzionario del movimento palestinese Hamas dichiara apertamente di sostenere la rivolta contro il governo di Damasco. Assad ha a lungo ospitato e sostenuto i leader di Hamas, ma il gruppo ha ridotto notevolmente la presenza dei propri membri in esilio in Siria dall’inizio delle proteste.
Nella giornata di oggi si è svolta una conferenza (“Amici della Siria”) organizzata dalla Lega araba a Tunisi. Oltre a Kofi Annan, nominato “inviato speciale internazionale” di Onu e Lega Araba, erano presenti gli Stati Uniti con il Segretario di Stato Hillary Clinton, e altri 60 Paesi, tra cui l’Italia, rappresentata dal ministro degli Esteri Giulio Terzi. Ha partecipato anche il Consiglio Nazionale Siriano che raggruppa le principali correnti di opposizione. Non erano invece presenti la Russia e la Cina che negli ultimi mesi hanno bloccato due risoluzioni ONU di condanna alla repressione messa in atto dal regime siriano contro le proteste.
(Perché Russia e Cina proteggono Assad)
Da Tunisi, le nazioni che hanno partecipato al vertice hanno chiesto al governo siriano la fine immediata delle violenze per consentire al personale delle Nazioni Unite di entrare a Homs e alle agenzie umanitarie di distribuire aiuti ai civili. Non si è invece parlato di un eventuale intervento militare in Siria. Il Consiglio Nazionale Siriano è stato definito (anche se la formula non può essere considerata un riconoscimento ufficiale) «legittimo rappresentante dei siriani che desiderano un cambiamento democratico e pacifico».
Centinaia di manifestati che sostengono Assad hanno cercato di entrare nella sede dove si stava svolgendo la conferenza sulla crisi siriana ma sono stati respinti dalle forze dell’ordine. Gridavano: «No al Congresso dei nemici della Siria e dei nemici della nazione araba», «È un congresso per gli interessi americani e sionisti».
Nel frattempo sono stati diffusi i dati sulle vittime del regime. Secondo l’ultimo rapporto della Commissione d’inchiesta dell’ONU sulla Siria, nelle prime due settimane di febbraio sono stati uccisi 787 civili, la maggioranza a Homs. E dall’inizio della repressione nel marzo 2011 fino ad oggi, sono morti 6399 civili. Ai membri della Commissione non è stato permesso di entrare nel Paese, i dati sono stati quindi raccolti da altre fonti come il Violations Documenting Center, legati ai Comitati Locali di Coordinamento della Rivoluzione. Secondo il loro rapporto sono 38 i luoghi di detenzione in 12 città dove sono stati documentati casi di tortura. Sono oltre 18 mila le persone detenute e più di 20 mila siriani risultano rifugiati in altri Paesi.