Mentana contro la Fiat
Al suo tg e su Facebook ha difeso Corrado Formigli: "non è detto che avesse ragione", ma le aziende non possono pretendere milioni di euro dai giornalisti
Mercoledì sera Enrico Mentana è intervenuto in apertura del Tg della 7 che dirige e poi su Facebook sulla sentenza che ha condannato la Rai e Corrado Formigli a risarcire la Fiat per un servizio andato in onda ad Annozero.
La Rai e Formigli costretti a pagare alla Fiat 7 milioni di euro, di cui 5 milioni 250mila per danno non patrimoniale. Cosa è il danno non patrimoniale? E’ il danno morale, reputazionale, all’immagine della Fiat. Ora, la Fiat non è una Onlus. E’ la più grande azienda manifatturiera d’Italia, ma non solo. La Fiat è anche proprietaria di un giornale importante, la Stampa, e di una influente concessionaria di pubblicità, Publikompass, oltre a essere il secondo azionista della Rcs, che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Non può non sapere quanto sia importante la libertà di informazione, e quanto la metta a repentaglio la minaccia di pene economiche gravissime per chi osa scrivere o dire cose sgradite. Un simile salasso pecuniario per la Rai e Formigli avrebbe almeno un minimo di giustificazione se la Fiat non avesse mai cercato di ingraziarsi i giornalisti, con viaggi premio a esotiche rassegne o gare automobilistiche, o se non avesse cercato di influenzare per decenni giornalisti di ogni ordine e grado con auto in prova illimitata. Ma la Fiat ha sempre usato abbondantemente del suo potere, della sua influenza e della debolezza della categoria giornalistica, dimostrate da una abbondante casistica di servizi televisivi preventivamente entusiastici all’apparizione di ogni modello, Duna e Stilo comprese. Che oggi si comporti da vergine insidiata dall’orco della mala informazione è tanto ingiusto quanto grottesco. Sarebbe giusto che al Lingotto, finchè la sede della Fiat resta lì, si mettessero una mano sulla coscienza, e facessero un gesto adeguato di fair play. Perché un giornalista come Formigli guadagna certo più di un operaio di Pomigliano, ma infinitamente meno di un Marchionne, per di più pagando le tasse in Italia.