Le nuove norme sui piccoli reati
La Camera le sta discutendo, la Lega ha iniziato a fare ostruzionismo: permetterebbero di evitare il processo per i reati di "particolare tenuità"
Il 20 febbraio è iniziata alla Camera la discussione su una proposta di legge destinata a occupare presto molto spazio sui giornali, e che già oggi è raccontata da quasi tutti i quotidiani. La proposta di legge è stata licenziata il 16 febbraio dalla commissione Giustizia e ha come oggetto una serie di modifiche al codice di procedura penale, nelle norme relative ai casi in cui il presunto reato è “particolarmente tenue”. La proposta di legge consta di 10 articoli – si può leggere integralmente qui – il primo firmatario è Lanfranco Tenaglia, ex magistrato e senatore del Partito Democratico. Una norma simile faceva già parte del decreto sulle carceri varato dal governo Monti – venne poi stralciata per ragioni tecniche – e ha il sostegno del governo.
Allo scopo di alleggerire il carico dei tribunali e accelerare la durata dei processi, la norma stabilisce dei criteri sulla base dei quai poter identificare dei “reati di particolare tenuità”. Questi reati sono quelli di modalità non violenta, occasionali, e con esigue conseguenze in termini di danni e pericoli. Gli imputati per questi reati possono essere archiviati o prosciolti chiudendo immediatamente il processo: del reato resterebbe traccia nel certificato penale, spiega il Sole 24 Ore, la parte offesa potrebbe chiedere un risarcimento dei danni, ma il processo non andrebbe avanti e soprattutto non si trascinerebbe per tre gradi di giudizio. La decisione finale naturalmente spetterebbe al giudice.
Gli esempi aiutano a capire meglio di che circostanze parliamo, come fa oggi Liana Milella su Repubblica. Il furto di un capo d’abbigliamento in un negozio, realizzato forzando il dispositivo anti-taccheggio, è punibile col carcere fino a sei anni: con le nuove norme, data il danno esiguo, se si trattasse di un episodio occasionale e non abituale, il caso sarebbe archiviato. Altro esempio. Un dipendente pubblico che utilizza il telefono dell’ufficio per una telefonata privata si rende colpevole di peculato, reato punibile col carcere da tre ai dieci anni. Se si è trattato di un caso isolato e la telefonata è stata fatta per motivi rilevanti, il reato può essere riconosciuto come particolarmente tenue e quindi archiviato. Se invece le telefonate private sono una prassi, il processo andrà avanti. Una volta a regime, la norma si applicherà anche a liti condominiali, casi di ingiuria e diffamazione e tutta una serie di “liti” e reati di piccola e piccolissima entità che oggi affollano il sistema giudiziario italiano, come aveva spiegato il ministro Paola Severino durante la sua recente relazione alla Camera.
L’iter di approvazione delle nuove norme alla Camera, però, potrebbe essere particolarmente lungo. Ieri la Camera ha iniziato a esaminare gli emendamenti all’articolo 1 e la Lega ha deciso di fare ostruzionismo, prendendo la parola il più possibile e approfittando del fatto che in questa fase della discussione i tempi non sono contingentati. La maggioranza ha deciso allora di rinviare a marzo l’esame e il voto del provvedimento, quando per regolamento scatterà il contingentamento dei tempi e l’ostruzionismo della Lega potrà essere contenuto. L’altro gruppo parlamentare oggi all’opposizione, l’Italia dei Valori, non ha ancora stabilito una posizione ufficiale ma sempre secondo il Sole 24 Ore sarebbe orientata a chiedere di identificare in modo più specifico i reati oggetto del provvedimento, per poi decidere se e come votare.
foto: Mauro Scrobogna /LaPresse