Kevin Rudd si è dimesso
Il ministro degli esteri australiano (ed ex premier) ha lasciato l'incarico: smentisce di voler sfidare Julia Gillard ma non tutti gli credono
Il ministro degli esteri australiano, Kevin Rudd, ha annunciato oggi le proprie dimissioni dall’incarico di governo nel corso di una conferenza stampa a Washington, dove si trova in visita. Dal dicembre del 2007 all’estate del 2010 Rudd fu primo ministro in Australia e leader del Partito laburista australiano (ALP). Perse l’incarico quando fu sfidato dall’attuale premier, Julia Gillard, a un confronto interno nel partito per stabilire chi dei due avesse i numeri per la leadership. Annunciando le dimissioni da ministro degli esteri, Rudd ha anche detto che attenderà di ritornare in Australia prima di assumere altre decisioni in merito alla propria carriera politica, che secondo alcuni osservatori potrebbe continuare con una nuova sfida per la leadership all’interno dell’ALP.
Negli ultimi giorni erano circolate voci insistenti sulla possibilità che Gillard volesse escludere dal proprio governo Rudd, accusato di non avere una linea leale con quella dell’esecutivo e del primo ministro. Rudd ha definito queste voci come parte di una “soap opera”, smentendo di avere alcuna intenzione di mettere in discussione la leadership di Gillard. L’ex primo ministro avrebbe quindi lasciato per evitare altri impicci al governo e per non distogliere gli altri ministri dai veri problemi che riguardano l’amministrazione del paese.
Rudd ha anche spiegato di essere stato oggetto di diversi attacchi in questi giorni da parte di numerosi politici, anche del Partito laburista, e di non aver ricevuto alcun tipo di solidarietà dal suo primo ministro Gillard: «Non ha respinto quelle accuse, dunque non posso che dedurre che le condivida». Rudd ha concluso la conferenza stampa ribadendo che non farà «alcun attacco alle spalle contro un primo ministro eletto dal popolo».
In Australia quando ci sono contrasti o vedute differenti sulla linea politica da tenere, si può verificare un “leadership spill”, un confronto interno al partito per verificare quale esponente abbia il consenso della maggioranza dei dirigenti. La procedura viene spesso adottata quando un leader non ha più un consenso sufficiente per portare avanti le proprie politiche o le promesse formulate in campagna elettorale. Nel caso dei laburisti il partito è anche al governo, dunque se Rudd sfidasse Gillard e vincesse il confronto non otterrebbe solamente la guida del partito, ma anche la carica di primo ministro.
foto: Stefan Postles/Getty Images