Si può stare due mesi bloccati dalla neve in un’automobile?

La storia dello svedese trovato nei giorni scorsi sta facendo il giro del mondo e sollevando dubbi

Mentre lo scorso venerdì 17 febbraio stavano sgombrando una strada secondaria dalla neve a pochi chilometri di distanza da Umeå, una città nel centro-nord della Svezia e che si affaccia sul Golfo di Botnia, gli operatori di due spazzaneve hanno notato un’auto ferma a bordo strada apparentemente abbandonata. Uno degli uomini si è avvicinato e ha scoperto che all’interno c’era un uomo, emaciato e molto provato fisicamente. All’arrivo dei soccorsi, ha raccontato di essere rimasto nell’auto sommersa dalla neve per un paio di mesi. L’uomo, che ha 44 anni, è stato trasportato in ospedale e secondo i medici potrà avere un pieno recupero, anche se ci vorrà un po’ di tempo.

La notizia, sorprendente e da prendere con le molle considerato che molti dettagli non sono ancora del tutto chiari, è sulle homepage dei maggiori siti svedesi di news e nelle ultime ore è stata ripresa in tutto il mondo, in particolare nel Regno Unito. Se ne sono occupati la BBC, il Guardian, il Telegraph e il Daily Mail, che mostra sempre di gradire le notizie strano-ma-vero. I giornali svedesi, soprattutto i tabloid, ne parlano da giorni cercando di capire non solo come abbia fatto l’uomo a sopravvivere, ma anche perché sia rimasto così tanto tempo in auto senza nemmeno provare a uscirne per cercare aiuto. E di verificare che sia davvero rimasto lì per due mesi.

Due mesi
Per ora le uniche informazioni sulla vicenda provengono dalla persona che ne è stata protagonista. Al momento del ritrovamento, l’uomo ha spiegato di aver fatto un pasto vero e proprio per l’ultima volta il 19 dicembre. Sarebbe sopravvissuto grazie ad alcune bibite che aveva con sé in auto e a un sacco a pelo. Finite le bibite, l’uomo avrebbe evitato la disidratazione mangiando la neve che aveva ricoperto l’automobile. Nei giorni seguenti si sarebbe anche nutrito razionando un tubetto di burrocacao che aveva con sé per le labbra screpolate.

Perché
Le dinamiche della vicenda non sono ancora del tutto chiare. Da cosa raccontano diversi giornali svedesi, l’uomo avrebbe deciso di punto in bianco il 19 dicembre di girare in una strada secondaria, accostare, fermare la propria automobile e rimanere lì per un tempo indefinito. Nei giorni seguenti la neve avrebbe poi ricoperto la sua auto, condizione che probabilmente non avrebbe impedito all’uomo di uscire e cercare aiuto, se lo avesse voluto. Sarebbe quindi rimasto volontariamente nell’auto, leggendo fumetti e fumando la scorta di sigarette che si era portato dietro.

L’uomo aveva una vita del tutto ordinaria, hanno spiegato diversi conoscenti ai giornali, ma negli ultimi tempi le cose non erano andate per il verso giusto. La relazione con la sua ragazza era finita e a causa di alcuni cattivi affari l’uomo aveva contratto debiti per 1,6 milioni di corone svedesi (180mila euro). Anche i rapporti familiari erano complicati: il padre dell’uomo ha spiegato di aver perso i contatti con il figlio circa venti anni fa, cosa che spiega almeno in parte perché nessuno abbia presentato in due mesi una denuncia per la sua scomparsa. A dicembre i vicini di casa immaginarono che l’uomo avesse lasciato la zona proprio a causa dei debiti e del brutto periodo sentimentale.

Sopravvivenza
La vicenda lascia molti dubbi sulla versione fornita dall’uomo e sulla possibilità che qualcuno possa sopravvivere per così tanto tempo, sostanzialmente senza mangiare, in un ambiente con temperature quasi sempre al di sotto dello zero. L’ipotesi più plausibile è che in realtà l’uomo non fosse lì in auto da due mesi, ma da meno tempo e che avesse con sé più risorse per affrontare il freddo. Una conferma in tal senso probabilmente non ci sarà mai: le autorità locali hanno deciso di archiviare il caso perché non è stato commesso alcun illecito. La versione ufficiale rimane quindi quella dell’uomo, che dice di essere rimasto in auto sotto la neve per due lunghi mesi.

Il nostro organismo può resistere parecchie settimane a digiuno: la durata dipende dalle proprie condizioni fisiche, da particolari predisposizioni e dalle condizioni ambientali. La nostra fonte primaria di energia è il glucosio, un carboidrato estremamente importante, soprattutto per il funzionamento del cervello. Dopo 6 – 8 ore senza glucosio, il nostro organismo si fa dare una mano dal fegato per ottenere il glicogeno, una sorta di glucosio di scorta che viene trasformato per essere usato come carburante per le funzioni vitali insieme con una piccola porzione di proteine. Il fegato ha scorte di glicogeno per circa 12 ore. Quando finiscono il nostro organismo ne va a cercare altre nei muscoli, cosa che assicura qualche altro giorno di autonomia.

Se nel frattempo non viene introdotto nuovo glucosio con l’alimentazione, attraverso l’assunzione di carboidrati, l’organismo riduce notevolmente il prelievo dai muscoli e inizia a sfruttare le riserve di grasso. Queste consentono all’organismo di sopravvivere, mentre il cervello continua a fare di tutto per far capire che ha bisogno di energia inviando prolungati segnali di fame. Quando lo stato di assenza di cibo diventa prolungato e le riserve di grasso iniziano a scarseggiare, l’organismo non ha altra alternativa se non quella di aggredire le proteine, la parte più “nobile” degli elementi che ci costituiscono e che si trovano principalmente nei muscoli, per mantenersi in vita. È uno stadio critico che può prolungarsi, a seconda dei soggetti, per uno – due mesi e che porta a enormi complicazioni specialmente a carico del cuore (che del resto è un muscolo) e dei reni. Se non vi si pone rimedio, si muore.

Bibite e burro di cacao
Non sappiamo quali fossero le condizioni dello svedese quando il 19 dicembre ha deciso di fermare la propria auto e non muoversi più di lì, quindi non abbiamo elementi per dire se il suo organismo fosse in effetti in grado di resistere senza cibo per due mesi. L’uomo ha detto di essere sopravvissuto anche grazie ad alcune bibite e una confezione di burro di cacao. Se le bevande erano zuccherate potevano in effetti costituire una fonte di energia (una lattina di Coca-Cola, per esempio, contiene oltre 30 grammi di zucchero), ma anche in questo caso non sappiamo di quanto fosse la scorta. Come suggerisce il nome, il burrocacao contiene un’alta percentuale di burro di cacao, il grasso estratto dai semi di cacao, e può essere stato in effetti una fonte di energia. Poiché va messo sulle labbra, il burrocacao non è tossico e può essere mangiato, ma bisogna ricordare che contiene anche altri ingredienti che possono risultare indigesti come cera d’api, vaselina, canfora e oli profumati.

Temperature
Un’altra variabile fondamentale in questo caso specifico è data dalla temperatura. Per compensare il freddo e mantenere costante la temperatura, il nostro organismo tende a consumare più energie, rendendo quindi meno durature le scorte in caso di prolungato digiuno. In Svezia gli inverni, manco a dirlo, sono particolarmente rigidi e le temperature degli ultimi due mesi a Umeå ne sono un’ottima dimostrazione: in media le minime tra il 19 dicembre e il 18 febbraio sono state pari a -11 °C, mentre le massime sono state mediamente intorno ai -3 °C.

La minima record si è verificata il 4 febbraio, quando ci sono stati -31 °C. Se prendiamo per vere le sue parole, l’uomo in quel momento era già da un mese e mezzo in auto e quindi in stato di inedia avanzata. Aveva un sacco a pelo per proteggersi dal freddo, ma le basse temperature e tutta l’umidità dovuta alla neve intorno al veicolo lasciano qualche dubbio su come siano andate le cose.

Letargo
I giornali si sono dati da fare per sentire il parere di medici ed esperti sul caso dell’uomo svedese al gelo per due mesi. Secondo il medico Stefan Branth, forse l’uomo è entrato in una sorta di letargo come fanno molte specie di mammiferi: «Aveva probabilmente una temperatura corporea intorno ai 31 gradi cui si è abituato l’organismo». Il metabolismo sarebbe quindi diminuito considerevolmente, riducendo il consumo di energia e garantendo la sopravvivenza all’uomo, spiega Branth. La comunità scientifica è comunque divisa da tempo sul fatto che gli esseri umani possano effettivamente andare in letargo. Molti studi si sono occupati della questione, sperimentando sistemi per indurre il letargo, cosa che potrebbe tornare utile per esempio nel caso dei lunghi viaggi spaziali verso pianeti lontani, come Marte.

Per ora si tratta più che altro di fantascienza, eppure periodicamente saltano fuori notizie di uomini finiti accidentalmente in letargo. La BBC nel dicembre del 2006 raccontò la storia di Mitsutaka Uchikoshi, un uomo di 35 anni originario del Giappone che si perse durante una escursione sul monte Rokko nel sud del paese. Uchikoshi rimase per 24 giorni al freddo e senza cibo. Quando fu ritrovato aveva una temperatura corporea di 22 °C e pochissimi battiti cardiaci al minuto. Il profondo stato di ipotermia divenne simile al letargo, spiegarono i medici all’epoca: l’uomo non riportò alcun danno cerebrale e riuscì a riprendersi completamente dalla vicenda.